Accordo con l’UE, la stampa teme il dibattito politico interno

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Alla stampa svizzera teme il dibattito interno che seguirà.


KEYSTONE/Peter Klaunzer

Le reazioni dalla stampa svizzera all’indomani dello storico accordo tra Berna e Bruxelles sono discordanti. Dalle testate elvetiche traspare infatti sia soddisfazione che preoccupazione per il futuro. La fine dei negoziati con l’UE segna infatti solo l’inizio di un lungo processo politico interno ancora tutto da scrivere. Poi sull’accordo pende sempre la spada di Damocle della votazione popolare.

In Ticino, il Corriere del Ticino evidenzia che “il difficile arriva adesso”. Per quanto importante a livello di rapporti bilaterali, “la fine dei negoziati tra Svizzera e Unione europea è solo un traguardo intermedio di un processo destinato a durare ancora qualche anno”. Il quotidiano luganese continua affermando che “c’è chi ritiene che, complici le elezioni, il nuovo pacchetto di accordi non arriverà alle urne prima del 2028. Per il Consiglio federale, che ha parlato di ‘obiettivi raggiunti’, la strada resta lunga e, soprattutto, tutta in salita”.

“Si tratterà anche di creare le premesse perché la tradizionale alleanza pro Bilaterali, sfilacciatesi negli anni, possa consolidarsi”


Stefano Guerra, La Regione

Dello stesso avviso l’altro quotidiano ticinese, La Regione. Il foglio bellinzonese parla di una vera e propria “battaglia” alle porte dell’Esecutivo. Dopo 197 riunioni tra Berna e Bruxelles, il Governo dovrà fare i conti con la politica interna. “Ignazio Cassis – assieme ai colleghi di governo – dovrà darsi da fare per colmare un vuoto comunicativo (…) riempito finora da numerosi tiratori franchi, e non solo nella galassia democentrista. Si tratterà anche – conclude La Regione – di creare le premesse perché la tradizionale alleanza pro Bilaterali, sfilacciatesi negli anni, possa consolidarsi.

Stampa romanda divisa

“Un 20 dicembre da festeggiare”, è invece il commento di Le Temps, “e questo a prescindere da ciò che si può affermare sull’accordo”, scrive il quotidiano ginevrino. “La battaglia si combatterà più tardi”, aggiunge, sottolineando il “profondo” coinvolgimento della Svizzera in Europa e l’accesso “fondamentale” al suo mercato. Il quotidiano ritiene inoltre che il pacchetto negoziato sia stato “abilmente” suddiviso per aumentare le possibilità che un giorno venga tutto ratificato.

La Liberté ribadisce quanto la Confederazione abbia bisogno dell’Unione europea. E il quotidiano friburghese cita quale esempio il principio della libera circolazione, “fatto su misura per la Svizzera” e che fornisce al Paese una forza lavoro “indispensabile”. Anche l’accesso ai programmi europei di istruzione, ricerca e innovazione è di “vitale” importanza per gli atenei elvetici.

Di altro tenore invece il commento de La Tribune de Genève e 24 Heures, i quali appaiono più scettici nei confronti dei risultati ottenuti dall’Esecutivo. “Ovviamente è essenziale mantenere e stabilizzare le nostre relazioni con Bruxelles (…). Ma la questione è stata rimuginata così a lungo che ha perso il proprio peso”, dichiarano le due testate ginevrine.

“Coloro che intendono far saltare i negoziati sono in campagna elettorale già da anni”


Arthur Grosjean, La Tribune de Génève

Per convincere il popolo svizzero occorrono personalità “impegnate e assertive”, capaci “di brillare anche con la loro assenza e il loro silenzio. Siamo quindi alla ricerca di quella scintilla che riaccenderà la fiamma europea per salvare questo pacchetto”, aggiungono, precisando che “coloro che intendono far saltare i negoziati sono in campagna elettorale già da anni”.

Dubbi tra le testate svizzerotedesche

Tra le testate di lingua tedesca, emergono dubbi su come si svilupperà ora il processo politico. Il Tages-Anzeiger scrive: “Il Consiglio federale non ha ancora presentato soluzioni per le questioni veramente scottanti. Resta un mistero quando e come verrà inserita la clausola di salvaguardia sull’immigrazione e quale tipo di maggioranza sarà richiesta per i quattro punti in votazione”. Il quotidiano zurighese ritiene che gli oppositori stiano dominando il dibattito pubblico, mentre il governo e i suoi sostenitori sono “sulla difensiva”.

E intanto si punta il dito contro il responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis. Il “ministro” ticinese, responsabile del dossier, “è scomparso durante i negoziati”, critica il Tages-Anzeiger, mentre la Neue Zürcher Zeitung (NZZ) sostiene che il ticinese abbia “fallito nella comunicazione”. L’apparente mancanza di entusiasmo ieri da parte del consigliere federale è stata talmente eclatante” che è stata persino sottolineata dai giornalisti presenti alla conferenza stampa, evidenzia la NZZ.

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Questo non significa che la NZZ bocci gli accordi. Anzi. “I negoziatori svizzeri – si legge nell’editoriale – hanno ottenuto concessioni che tre anni fa sembravano impossibili. Gli accordi garantiscono l’integrazione della Svizzera in parti del mercato unico dell’UE adatte alle sue esigenze. Il prezzo per questo è ormai noto”.

“I negoziatori svizzeri hanno ottenuto concessioni che tre anni fa sembravano impossibili”


Peter A. Fischer, Neue Zürcher Zeitung

Il Blick, il quotidiano con la maggior tiratura, si chiede addirittura se la maggioranza del Governo non sia già convinta che il futuro accordo sia destinato a fallire. “Se Cassis e compagnia intendono ribaltare il dibattito, il Consiglio federale deve definire una strategia per convincere popolo e Parlamento (…). Soprattutto, però, deve illustrare in tutta onestà quali impegni si sta assumendo la Svizzera, nonché mostrare i rischi e i benefici che i negoziati hanno in serbo per la Confederazione”.

Infine, secondo la Schweiz am Wochenende, il Consiglio federale ha invece gestito i negoziati alla perfezione.



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