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L’associazione era stata «respinta» nel 2022, ora ha sottoscritto la carta dei valori ed è stata ammessa. Il Pd e Futura: «Ma le loro azioni sono in netto contrasto con quei principi»
Il Consiglio delle Donne di Bergamo si riunirà per la prima volta (in questo mandato) il 14 gennaio. Ma il dibattito è già iniziato fuori dall’Aula. A scatenarlo è l’ammissione in questo organo costituzionale di Pro Vita & Famiglia Onlus. L’associazione aveva chiesto di aderire al Consiglio delle Donne anche due anni fa. Quella volta il mandato era già iniziato e la richiesta venne messa ai voti e bocciata. Adesso, con il quinquennio di Elena Carnevali appena iniziato, il Consiglio delle Donne va ricostituito. Per questo, l’amministrazione ha pubblicato a novembre un avviso per chiedere adesioni. Pro Vita & Famiglia Onlus ha presentato la domanda e aderito, come prevede il regolamento, alla Carta dei Principi e dei Valori. Così, in modo automatico, è dentro.
«Sono entrati — spiega la consigliera Laura Brevi (lista Futura) — perché oggi le regole sono molto larghe: è sufficiente sottoscrivere a parole la Carta dei Principi. Io sono assolutamente contraria alla loro presenza nel Consiglio delle Donne. Sono nuova, ma mi batterò per metterli all’angolo e anche per cambiare le regole d’ingresso. Non possiamo permetterci un passo indietro sui diritti acquisiti, soprattutto nei posti istituzionali». La consigliera della lista Futura spiega che non è l’unica a pensarla in questo modo all’interno del Consiglio comunale. «Faremo fronte comune e limiteremo al massimo la loro azione — dice la consigliera Brevi —. Sono contrari all’autodeterminazione della donna, portano avanti una morale patriarcale: con i fatti non rispettano la Carta dei Principi e dei Valori. Mi risulta — aggiunge — che anche l’Associazione Italia Israele di Bergamo abbia chiesto di entrare nel Consiglio delle Donne: anche loro, come i Pro Vita, non hanno niente da spartire con la mia lista e con il Consiglio delle Donne».
La stessa indignazione, per la mossa dei Pro Vita, la si trova nel Pd. «Questa è un’associazione — spiega la capogruppo Francesca Riccardi — che ci mette un po’ in difficoltà per i temi che insegue, lontani dal nostro sentire. Accoglierli nel Consiglio delle Donne è stata una scelta democratica: se dichiarano di rispettare la Carta dei Principi e dei Valori non si può fare diversamente. Dovranno dimostrare di continuare a rispettarla, per stare lì dentro. Poi non è scontato che il Consiglio supporti le loro iniziative». Barbara Carsana, un’altra consigliera del Pd, spiega che «la Carta dei Valori è molto chiara: è a favore dell’autodeterminazione della donna. Come può esserlo — si chiede — chi è contrario tout court all’aborto? Come può esserlo chi è contrario alle famiglie omoaffettive? Come può esserlo chi si appropria dell’idea che siano solo i Pro Vita a promuovere valori condivisibili? Credo abbiano sbagliato posto». La consigliera Carsana dice anche che «non verrà lasciato alcuno spazio a chi non si riconosce nel regolamento e nei valori del Consiglio delle Donne e nella piena e libera autodeterminazione delle donne».
Anche Romina Russo, del Pd e presidente del Consiglio comunale, non si nasconde e spiega di «non condividere a livello personale le idee dei Pro Vita. Due anni fa — ricorda — ero una consigliera del Partito democratico e votai, con il mio ruolo politico, contro il loro ingresso nel Consiglio comunale. Ora però ricopro un ruolo super partes e mi sono dovuta attenere al regolamento. È una decisione nel rispetto dei principi democratici».
Sull’ingresso dei Pro Vita nel Consiglio delle Donne, si scaglia su Facebook anche il movimento Non una di meno: «Chiunque può entrare nel Consiglio delle Donne solo sottoscrivendo una Carta dei Valori: quella Carta riporta voci che i Pro Vita hanno sempre pubblicamente contrastato. L’ingresso nel Consiglio delle Donne non può essere solo un atto formale, ma deve prevedere condivisione reale di valori da parte dell’associazione che aderisce». Non una di meno chiede poi al Consiglio, alla prima riunione utile, un ripensamento sull’ingresso dei Pro Vita.
I diretti interessati, invece, esultano per essere entrati nel Consiglio delle Donne. «Pro Vita & Famiglia — dice una nota mandata ai giornali — accoglie questa sfida e opportunità in spirito di piena e onesta collaborazione con le altre componenti del Consiglio, nella certezza che questa importante assemblea saprà fare sintesi delle diverse e differenti sensibilità al servizio dell’unico scopo comune: promuovere e valorizzare lo specifico contributo femminile che solo le donne possono e devono dare nei diversi contesti sociali e senza il quale la società stessa risulterebbe enormemente impoverita».
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