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Ci voleva un nome coraggioso per affrontare l’inerzia nella trasformazione dell’ex fiera di Roma: e così La Città della Gioia si ispira a un romanzo di Dominique Lapierre, che affronta il tema della povertà e dell’insalubrità nelle megalopoli. Il rimando a questa storia di resistenza in uno scenario distopico è stemperato dai disegni armoniosi del masterplan vincitore del concorso internazionale per la riqualificazione (bandito a febbraio 2024), presentato a settembre 2024 e firmato ACPV ARCHITECTS, ARUP, Asset e P’arcnouveau. Nei disegni di progetto sono rappresentati, in una dimensione pacificata della città, gli elementi tipicamente romani (i pini e le sedute di marmo), i volumi vetrati e ariosi dei nuovi edifici per abitazioni e servizi, e i percorsi interamente pedonali popolati da persone di tutte le età. Collocata in una posizione strategica dell’Eur sull’asse di via Cristoforo Colombo – tra via dell’Arcadia, viale di Tor Marancia e via dei Georgofili – l’ex fiera di Roma resta leggendaria nell’immaginario dei romani, che qui hanno visitato mercati ed esposizioni fin agli ultimi decenni del Novecento.
Svolta sostenibile per il destino dell’ex Fiera di Roma
Da luogo del progresso della civiltà, con la demolizione dei vecchi padiglioni espositivi (prevista per il 2025) si cede il passo alla ricostruzione di un complesso prevalentemente residenziale. Il senso della rigenerazione è l’affermazione del paradigma della sostenibilità, sotto il segno dell’integrazione: tra residenze e spazi aperti (dai viali alberati alle aree per il gioco e lo sport), tra piazze e servizi pubblici. Il design e il programma funzionale si ispirano idealmente al principio della biofilia (letteralmente: amore per la vita), con uno sguardo olistico sul comfort ambientale e la cura delle generazioni future. Oltre che cambiare volto, l’ex fiera cambia anche il senso di un pezzo di città. La storia dell’Eur, che ha visto uno sviluppo decisivo soprattutto nel dopoguerra, grazie alle Olimpiadi del 1960, è quella di un quartiere monumentale e iconico, che nel tempo ha ceduto terreno alle funzioni residenziali, amministrative e agli uffici, per perdere il suo carattere di fiera per esposizioni internazionali.
Il masterplan di ACPV ispirato all’integrazione tra residenza, spazi aperti e servizi
La SUL (superficie utile lorda, ovvero i metri quadri dei piani calpestabili) che sostituirà i vecchi volumi è molto estesa: oltre 40.000 mq. Di questa l’80% sarà destinato a uso abitativo (35.000 mq), di cui 7.000 mq vincolati ad housing sociale: una piccola consolazione in tempi di emergenza abitativa. A nord del lotto rettangolare sono collocati un polo di formazione e gli uffici di Roma Capitale; a sud un altro edificio destinato ad uffici, accessibili grazie ai trasporti pubblici e alla ciclabile già esistente o prevista. Le polemiche rispetto all’operazione immobiliare su un’area così importante non sono mancate e riguardano sia la valorizzazione dei suoli destinati a residenze private, da parte di un gruppo in profonda crisi dopo la realizzazione della Nuova Fiera, sia l’effettiva sostenibilità dell’iniziativa, che si prefigge ambiziosi “obiettivi di decarbonizzazione, resilienza climatica e circolarità” (nella dichiarazione di Paolo Cresci, Direttore Associato di Arup e responsabile Sustainable Development di Arup Italia).
Cosa aspettarsi dalla rigenerazione dell’ex fiera di Roma?
Il masterplan risponde alla prudenza delle amministrazioni riguardo all’impatto paesaggistico mostrando il ruolo di riconnessione ecologica della Città della Gioia tra i parchi limitrofi di Garbatella e Tor Marancia. Tra i benefici collettivi, senz’altro si nota già sul disegno del planivolumetrico un aumento della permeabilità del suolo, che per il 50% delle superfici sarà destinato a spazi aperti e servizi per tutta la città. La coerenza e l’inclusività del modello saranno esito anche della gestione, da verificare alla fine dei lavori, e si auspica l’effettiva realizzazione di un “hub della conoscenza e della crescita consapevole” in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre. Intanto il masterplan, oltre alla quantità, sembra promettere anche una qualità di questi spazi, che si ispirano al concetto di “verde attivo”, ovvero al miglioramento delle condizioni di benessere grazie alla partecipazione e al movimento.
Roma e gli spazi fieristici dall’EUR alla Portuense
Com’è noto, la Nuova Fiera è già stata ricollocata sotto l’amministrazione Veltroni sulla Via Portuense, rimanendo nel quadrante sud-ovest ma ben fuori dal Grande Raccordo Anulare. Dal tempo della dismissione del vecchio stabilimento sono passati vent’anni: l’ex fiera doveva essere venduta, ma le cose sono andate diversamente. Nel susseguirsi delle diverse giunte, dall’apertura della Nuova Fiera nel 2006 ad oggi, l’iniziativa di rigenerazione urbana è stata alternativamente incoraggiata, ridimensionata, rallentata, generando una condizione precaria e preoccupazioni per la sicurezza dell’area, occupata di recente da abitazioni abusive. Ci sono voluti una serie di provvedimenti comunali che, dal 2014, hanno interessato l’impianto urbanistico, arrivato all’attuazione dell’Ambito “ATO R ex Fiera” con una variante di piano, e con alcune delibere del 2023 il Comune ha approvato lo schema di accordo, con Orchidea S.r.l., la predisposizione del masterplan e il bando di concorso di natura privata con evidenza pubblica. Facile il parallelo con Milano per capire i ritardi di Roma su questa importante partita urbanistica: la fiera cittadina milanese venne (parzialmente) dismessa negli stessi anni di Roma e trasferita a Rho. Ebbene a Milano oggi al posto della fiera sorge un quartiere con case, grattacieli, un grande parco, a Roma invece ci sono ancora i capannoni marcilenti inutilizzati da decenni…
Il modello etico della Città della Gioia per l’EUR, tra contraddizioni e ambizioni
Nel frattempo all’EUR il concorso per il «Centro Congressi Italia», bandito dal comune e l’Ente EUR S.p.A. si è concluso nel 2000 con la vittoria di Fuksas. La realizzazione della Nuvola e la privatizzazione del Palazzo della Civiltà Italiana (sede di Fendi) ormai sono storia e racchiudono dentro questi edifici monumentali per convention ed eventi privati (storici o contemporanei) quello che un tempo era il carattere diffuso dell’intero piano urbanistico razionalista, rinunciando a quella vocazione pubblica che non si è mai del tutto compiuta. D’altra parte, grazie alla Città della Gioia la riconnessione di un vuoto urbano avrà un impatto notevole sul quartiere, sia in termini di aumento degli abitanti, sia per il tentativo di proporre un modello di città polifunzionale, che si oppone alla separazione tra residenza, uffici e parchi che ha caratterizzato dal dopoguerra l’EUR, rendendola una zona con un’altissima dipendenza dall’automobile. L’associazione tra felicità, etica e città fa ben sperare che questo tentativo di integrazione tra servizi comunali fondamentali e case porti nel territorio, pur con le possibili contraddizioni, il segnale di un modello dell’abitare più equilibrato e giusto.
Martina Pietropaoli
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