AGI – Gli attacchi israeliani non sono l’unico problema che devono affrontare in questa settimana gli uomini, le donne e, soprattutto, i bambini di Gaza. La popolazione della Striscia sta andando incontro a un periodo invernale molto rigido che ha un impatto significativo su quasi 2 milioni di sfollati palestinesi, che stanno lottando contro la carenza di coperte, indumenti caldi e legna da ardere. C’è freddo, sempre più freddo e pochissime soluzioni per contrastarlo. Le temperature notturne scendono ormai costantemente intorno ai zero gradi e la mancanza di un adeguato abbigliamento invernale aggrava i problemi di salute delle persone che si ritrovano senza nulla, o quasi. Una situazione che mette a repentaglio l’incolumità di intere comunità. Le organizzazioni umanitarie, tra cui l’International Rescue Committee hanno denunciato gli ostacoli burocratici, e fisici, enormi che spesso impediscono la consegna a Gaza di indumenti invernali essenziali, in particolare per i più piccoli.
L’emittente americana ABC ha riportato la vicenda esemplificativa di Shadia Aiyada, sfollata dalla città meridionale di Rafah, nella zona costiera di Muwasi, che tutt’oggi ha solo una coperta e una borsa dell’acqua calda per impedire ai suoi otto figli di tremare nella loro fragile tenda. “Ci spaventiamo ogni volta che apprendiamo dalle previsioni meteo che arriveranno giornate di pioggia e vento perché le nostre tende vengono sollevate da terra. Temiamo che un giorno il vento forte possa farle crollare mentre siamo dentro”, ha detto agli operatori umanitari. Quando sono fuggiti da casa, i suoi figli avevano solo i vestiti estivi, e sono stati costretti a prenderne in prestito alcuni da parenti e amici per stare un po’ più al caldo.
Dai territori bombardati arrivano esperienze strazianti causate dal freddo estremo, con molte famiglie che ricorrono a stratagemmi necessari, come quello di dormire tutti vicini e insieme per riscaldarsi. Ma nei campi di accoglienza, precari e sempre più insufficienti, gli sfollati temono che le tende crollino a causa del forte vento. Molti teloni, tutti rattoppati, in cui vivono le famiglie si sono logorati senza sosta dopo mesi di intenso utilizzo ed è difficile ripararli ulteriormente. Le Nazioni Unite hanno identificato almeno 945.000 persone a Gaza che hanno urgente bisogno di forniture per l’inverno, che sono diventate sempre più rare e costose a causa della crisi in corso. Ma l’Onu teme anche che le malattie infettive, che hanno registrato un picco lo scorso inverno, possano aumentare di nuovo a causa della crescente malnutrizione e diffondersi velocemente nelle varie regioni della Striscia.
Sebbene il governo israeliano affermi di aver facilitato la spedizione di forniture invernali essenziali a Gaza, molti residenti sostengono che questi materiali rimangono inaccessibili e che i prezzi degli indumenti invernali nei mercati locali sono inaccessibili. I negoziati per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas starebbero facendo progressi, il che potrebbe portare a un aumento degli aiuti umanitari per Gaza, anche se i bisogni immediati rimangono insoddisfatti.
L’altro grosso problema è dato dai saccheggi. Molte forniture destinate agli aiuti invernali sono state compromesse da chi, in una situazione di disperazione, cerca di accaparrarsi quello che può.E poi ci sono le condizioni meteorologiche avverse che aggravano il tutto.
L’UNRWA ha distribuito 6.000 tende nelle ultime quattro settimane nel nord di Gaza, ma non è riuscita a farle arrivare in altre parti della Striscia, comprese le aree in cui si sono verificati combattimenti, attacchi e bombardamenti. Circa 22.000 tende sono rimaste bloccate in Giordania e 600.000 coperte e 33 camion carichi di materassi sono rimasti in Egitto dall’estate scorsa perché l’agenzia non ha l’approvazione israeliana o una via sicura per portarli a Gaza e perché ha dovuto dare priorità agli aiuti alimentari di cui c’era disperatamente bisogno, ha detto uno dei suoi portavoce.
Più di 45mila palestinesi, secondo il Ministero della Salute di Gaza, sono stati uccisi negli ultimi 14 mesi, ovvero da quando Hamas ha innescato il conflitto e determinato la reazione violenta israeliana. Il conteggio del ministero non distingue tra civili e combattenti, ma ha affermato che più della metà delle vittime sono donne e bambini.
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