Terni: ok al bilancio post dissesto, manovra da oltre 300 mln. Bocciati tutti gli emendamenti

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di Ma. Gi. Pen. 

Il consiglio comunale di Terni nella mattinata di lunedì ha approvato – con voti 18 favorevoli, due astenuti e dieci contrari – il bilancio di previsione 2025-2027; manovra, la prima approvata dopo la chiusura del dissesto finanziario, da 300 milioni di euro. Bocciati invece tutti gli emendamenti presentati.

Consiglio comunale La massima assise cittadina ha preso il via con una sospensione per concedere di vagliare gli emendamenti presentati che poi sono stati discussi in aula. Alla ripresa – dopo l’intervento del sindaco in merito al comunicato diffuso dai sindacati dopo l’incontro con al centro Arvedi-Ast tra le organizzazioni sindacali, il neo assessore allo Sviluppo economico della Regione Umbria Francesco De Rebotti e alla presenza dell’assessore Cardinali di Palazzo Spada definito dal primo cittadino «poco intelligente, poco visionario, molto fazioso e privo di contenuti» – l’assessore Michela Bordoni ha illustrato la delibera: «Voglio tranquillizzare tutti che tutto quello che doveva essere realizzato è stato realizzato – ha dichiarato alla fine del suo intervento -, tutto quello che doveva essere monitorato è stato monitorato».

Emendamenti: tutti bocciati Poi la discussione degli emendamenti. Focus dei quattro dei Dem sui fondi per gli interventi per l’infanzia; fondi per il rinserimento occupazionale e sociale delle persone con disabilità; fondi per gli anziani; fondi per il commercio. Mentre i Meloniani hanno presentato emendamenti riguardanti la diminuzione dell’aliquota Imu; diminuzione addizionale comunale Irpef; manutenzione aree sportive; recupero di immobili da destinare ad edilizia sociale, rigenerazione urbana di aree degradate, creazioni di spazi dedicati a iniziative culturali e sociali. Dei nove emendamenti presentati in totale, quattro dal gruppo consiliare Partito democratico e cinque – di cui uno ritirato – dal gruppo Fratelli d’Italia, nessuno ha ottenuto il semaforo verde della massima assise cittadina.

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I numeri principali del bilancio I numeri del bilancio sono riportarti in una nota del Comune. Il totale generale delle entrate e delle spese ammonta a 315.574.772,88 euro nel 2025. Il fondo crediti di dubbia esigibilità – che rappresenta un accantonamento di risorse che gli enti devono stanziare nel bilancio di previsione al fine di limitare la capacità di spesa alle entrate effettivamente esigibili e che giungono a riscossione, garantendo in questo modo gli equilibri di bilancio – ammonta a 5.910.245,29 euro nel 2025,  5.490.242,94 euro nel 2026,  496.977,93 euro nel 2027. Il fondo di riserva è una voce che non viene impegnata ma utilizzata per far fronte nel corso dell’esercizio a spese impreviste e la cui previsione in bilancio è obbligatoria; quello di competenza rientra nelle percentuali previste dalla legge, e precisamente 0,76% per il 2025, 0,98% per il 2026 e 1,11% per il 2027. Per il primo esercizio è stato inoltre stanziato un fondo di riserva di cassa dell’importo di 475.627,80 euro, pari allo 0,2% (minimo 0,2%) delle spese finali previste in bilancio. Nel triennio 2025 – 2027, si legge ancora nella nota, sono previsti investimenti per un totale di 65.148.510,43 euro.

Post dissesto «Nella nota integrativa si sottolinea il bilancio 2025-2027 è il primo approvato successivamente alla chiusura del dissesto finanziario e, con  l’approvazione del rendiconto di liquidazione e la conclusione della procedura straordinaria, l’amministrazione comunale è impegnata nella trattazione delle partite debitorie per le quali non sono state accettate le proposte transattive da parte dell’Osl – continua il comunicato dell’Ente -. L’organo di revisione, infine, raccomanda di monitorare in maniera costante gli indici di bilancio e una maggiore attenzione all’attività di riscossione delle entrate al fine di recuperare le entrate relative alle violazioni al Cds degli anni pregressi e soprattutto quelle in carico ad Ader che ammontano ad oltre 20 milioni di cui incassati soltanto l’11,42% che comunque l’ente non annovera tra i residui attivi della propria contabilità per questioni di prudenza, in relazione al possibile grado di realizzo».

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