Come sta il Pianeta? Il bilancio del 2024 secondo il Wwf tra nuove specie scoperte, crisi climatica, biodiversità in calo

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di
Silvia Morosi

Le principali buone e cattive notizie che hanno caratterizzato l’anno che sta per chiudersi secondo il Wwf

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Avevamo iniziato l’anno raccontando sei buone notizie per il Pianeta, e lo chiudiamo – purtroppo – con un bilancio negativo. Come evidenzia il Wwf, infatti, il 2024 con ogni probabilità sarà ancora una volta il più caldo mai registrato a livello globale, con una temperatura media globale che potrebbe superare di oltre 1,5°C i livelli preindustriali. E facendo del 2024 il primo anno solare a superare questa soglia simbolica.

CLIMA E BIODIVERSITA’
La morsa della crisi climatica, poi, si è manifestata in ogni angolo della Terra con una moltitudine di eventi estremi, dalla siccità a gravi inondazioni che hanno toccato in particolare Afghanistan, Pakistan, Brasile, Uruguay, Spagna e, in Italia, l’Emilia-Romagna. Circa 2mila gli eventi estremi calcolati dall’inizio dell’anno a fine settembre, senza che siano stati avviati piani locali strategici di adattamento ai cambiamenti climatici adeguati. A peggiorare la situazione, la perdita di foresta tropicale: in Amazzonia si è verificato il numero più alto di incendi mai registrati dal 2007, soprattutto in Bolivia. A questo record si sono aggiunti i dati del Living Planet Report rilasciato dal Wwf a ottobre che ha evidenziato come in 50 anni si sia assistito a una riduzione media complessiva delle popolazioni di vertebrati in tutto il mondo pari al 73%, a conferma che la perdita di biodiversità non accenna a rallentare. Sul piano delle decisioni istituzionali, purtroppo sono state poche quelle positive per il Pianeta: i principali vertici internazionali «hanno fallito di nuovo soprattutto sul fronte degli investimenti, visto che gli strumenti da attuare sono ormai ben noti».




















































IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI
La Cop29 di Baku sul clima si è chiusa con un risultato deludente visto l’aumento molto modesto degli stanziamenti a favore dei Paesi in via di sviluppo per consentire loro di affrontare transizione e adattamento. E anche la Cop16 sulla biodiversità tenutasi in Colombia a ottobre ha tradito le attese: i Paesi non hanno trovato un accordo per mettere a disposizione le risorse economiche necessarie a conseguire gli obiettivi di tutela della biodiversità. E anche su un tema in cui sembrava vi fosse stata un’accelerazione positiva al livello globale, il contrasto alla dispersione di plastica in natura, non si è arrivati a un accordo: il quinto round di negoziazioni che avrebbe finalmente messo la parola fine all’inquinamento da plastica ha rinviato tutto al 2025. Nel frattempo, è stata avviata una procedura di infrazione contro l’Italia per recepimento incompleto e in alcuni passaggi non corretto della Direttiva sulla plastica monouso. A novembre scorso la Commissione europea ha approvato lo slittamento di un anno dell’applicazione dell’EUDR (il Regolamento Ue sulla deforestazione), come richiesto dal PPE, per ridurre l’impatto sulle foreste dei prodotti che provengono e/o sono prodotti al di fuori dell’Unione europea. Una cattiva notizia a cui però se ne somma una positiva: sono stati annullati gli emendamenti proposti che avrebbero ulteriormente peggiorato e indebolito l’EUDR. Sempre al livello europeo il Green Deal sta perdendo slancio: già a inizio anno le numerose manifestazioni degli agricoltori in tutta Europa hanno portato alla cancellazione di molti degli impegni per la tutela dell’ambiente e della biodiversità nella PAC 2023-2027.

LA SITUAZIONE IN ITALIA
E in Italia? Le istituzioni hanno contribuito ad affondare ulteriormente la tutela della natura ad esempio con il proponimento da parte del ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste di un decreto che penalizza l’agricoltura biologica. Nell’ambito della biodiversità la Ue per la prima volta deve fare i conti anche con l’estinzione di una specie ornitica sul proprio territorio, una volta abbondante anche in Italia: i ricercatori hanno certificato l’estinzione del chiurlottello, un uccello di cui si erano perse le tracce a metà degli anni ’90. La specie ha sofferto della bonifica delle zone umide e di un massiccio prelievo venatorio, una perdita che deve suonare come campanello d’allarme di quello che può succedere in futuro. Per questo è stridente la retromarcia europea sul fronte della difesa della biodiversità con il recente declassamento del lupo da specie particolarmente protetta a «semplice» specie protetta. Anche il recente abbattimento dell’orso M91 in Trentino-Alto Adige mostra quanta strada ci sia ancora da fare sulla convivenza tra l’uomo e i selvatici. Ultimo atto ai danni della natura, l’emendamento inserito nella Legge di Bilancio che indebolisce la legge che regola la caccia.

BUONE NOTIZIE
Restano, comunque, alcune buone notizie che è necessario raccontare: nel 2024 è stata scoperta la colonia di coralli più grande al mondo nelle isole Salomone nell’Oceano Pacifico, antica almeno 300 anni e ampia tanto da essere visibile persino dallo spazio. Nel bacino del Congo sono state scoperte 742 nuove specie animali e vegetali, e 234 nella regione del Mekong in Asia. In Europa la lince iberica è uscita dall’area di rischio grazie all’aumento degli esemplari in natura, frutto di 20 anni di progetti ambiziosi di conservazione di cui il Wwf Spagna è stato tra i principali promotori. In Italia una forte mobilitazione ha permesso di fermare per il momento la caccia al cervo proposta dalla Regione Abruzzo. E ancora, volontari e ricercatori hanno registrato lungo le nostre coste un numero record di nidificazioni della tartaruga marina Caretta caretta, il 30% in più rispetto allo scorso anno. E sempre il Wwf è stato protagonista di un’azione legale di successo avviata in Norvegia che riguarda lo sfruttamento dei fondali: il Governo ha bloccato il deep-sea mining nell’Artico per il 2025 anche a seguito dell’opposizione di numerose ong, scienziati e cittadini.  

ENERGIA DA SODDISFARE E PESTICIDI DA ELIMINARE
Certamente la migliore notizia sul piano istituzionale internazionale per la natura quest’anno è stata l’adozione del Regolamento Comunitario sul Ripristino della Natura (il Nature Restoration Law) che obbliga gli Stati membri a mettere in atto entro il 2030 interventi di restauro degli habitat degradati. Sul clima, nonostante i tentennamenti delle istituzioni, la transizione sta comunque avvenendo: secondo il Rapporto 2024 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia la massiccia crescita globale delle rinnovabili al 2030 è destinata a eguagliare l’intera capacità energetica delle principali economie, avvicinando il mondo a triplicare la capacità esistente. In Italia nel 2025 chiuderanno tutte le centrali a carbone della penisola, tranne che due in Sardegna che rimarranno aperte forse sino al 2028, ovvero almeno fino al completamento del cavo che collega l’isola alla Sicilia. E in tema clima il 2024 verrà ricordato anche per la storica sentenza di inizio 2024 della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dato ragione a un’associazione di 2.500 donne svizzere, secondo cui l’inazione del governo svizzero nell’affrontare i cambiamenti climatici ha violato i loro diritti umani fondamentali. Lo scorso anno ha visto anche numeri record di persone che hanno scelto nel nostro Paese una dieta vegetariana o vegana, quattro volte in più rispetto a dieci anni fa. È, infine, diminuita la vendita e l’uso dei pesticidi, anche se restiamo ancora tra i primi in Europa per vendita di prodotti fitosanitari. 

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24 dicembre 2024 ( modifica il 24 dicembre 2024 | 12:45)

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