Il Comitato per la liberazione di Assange: “Julian è libero, ma l’informazione no”

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Era l’11 aprile 2019 quando il giornalista australiano e fondatore di Wikileaks Julian Assange venne prelevato dall’ambasciata ecuadoriana a Londra e incarcerato nella prigione di Belmarsh, definita anche la Guantanamo britannica, con 18 capi di imputazione riconducibili alla diffusione di carte top secret sui crimini di guerra dell’esercito americano. Quello stesso giorno ebbe inizio l’attività del Comitato per la liberazione di Julian Assange – Italia.

«Era il 12 aprile 2019 quando gli attivisti del Comitato contro la guerra, insieme ad altri cittadini, decisero – primi in Italia – di recarsi al consolato britannico di Milano per protestare contro la violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche che stabilisce l’intangibilità delle sedi diplomatiche, oltre ovviamente per esprimere solidarietà nei confronti di Julian Assange». A parlare è Leonardo Cribio, attivista del comitato che ha ricevuto la menzione speciale per la trasparenza del Nuovo Premio Vergani per il suo impegno nella difesa della libertà di stampa.

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Il Comitato ha una pagina Facebook. Quale è stata la sua funzione principale?

A giugno di quell’anno abbiamo lanciato la nostra pagina Facebook formalizzando l’esistenza stessa del comitato e abbiamo avviato una raccolta firme attraverso banchetti per strada e nelle piazze per chiedere una presa di posizione da parte delle nostre istituzioni e del Presidente della Repubblica Mattarella in coerenza con la dichiarazione universale dei diritti umani e l’immediata scarcerazione del fondatore di Wikileaks.

Leonardo Cribio
Come, con quali modalità e seguendo quali obiettivi è proseguito il vostro impegno a sostegno della liberazione di Assange?

Il nostro impegno è proseguito con la realizzazione di materiale informativo, come volantini e locandine, oltre che spille, in linea col nostro scopo che è sempre stato quello di divulgare conoscenza sul caso Assange e su ciò che esso rappresenta sullo stato dell’informazione in occidente.

Altri soggetti associazionistici e varie realtà di attivismo e politiche si sono unite al Comitato?

A noi si sono uniti attivisti presenti in molte città italiane che hanno deciso di dedicare banchetti alla causa nelle varie feste estive di diverse organizzazioni, come partiti, associazioni culturali o politiche.

Il Comitato per la liberazione di Assange era coordinato anche a livello internazionale?

Da lì a breve – era il 3 luglio dello stesso anno – ci siamo coordinati per la prima volta a livello internazionale con la campagna Candles for Assange per cui abbiamo fatto una fiaccolata al Castello Sforzesco in occasione del compleanno di Julian. Esperienza che abbiamo ripetuto negli anni successivi.

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Leonardo Cribio insieme a Moni Ovadia
Le manifestazioni davanti al consolato britannico si sono susseguite nonostante l’epidemia di Covid?

Certo: il 22 febbraio 2020, in occasione dell’avvio delle udienze per la richiesta di estradizione negli USA, ci siamo ritrovati nuovamente al Consolato britannico di Milano che divenne il luogo simbolo delle nostre manifestazioni che non si fermarono nemmeno durante i vari lockdown a cavallo tra il 2020 e il 2021. 

La pandemia è stata anche l’occasione per organizzare anche campagne mediatiche e conferenze online.

Per quanto riguarda il mondo non virtuale, andammo a contestare il Corriere della Sera davanti alla sua sede per l’ignobile articolo a firma di Aldo Grasso contro la trasmissione PresaDiretta di Riccardo Iacona, nella quale si era parlato del caso Assange e delle guerre a esso collegate.

Nel frattempo il Comitato si è ampliato e ha aperto ad altri numerosi attivisti?

Tra i vari tira e molla giudiziari che videro da parte dell’Alta Corte londinese l’estradizione ad Assange prima negata, poi confermata e infine sospesa in attesa di ulteriore giudizio, abbiamo ampliato la nostra base di simpatizzanti attraverso un attivismo completamente volontario e abbiamo stretto rapporti sia a livello nazionale che internazionale, stimolando la nascita di comitati locali. 

Siete stati invitati a intervenire in numerose iniziative, tra cui gli spettacoli teatrali di Di Battista sul caso Assange e i concerti di Roger Waters, già front-man dei Pink Floyd, per invito del suo stesso staff.

In queste occasioni siamo riusciti ad intercettare decine di migliaia di persone sensibili alla causa. Più il tempo passava, più le condizioni di Assange peggioravano e più la nostra azione si faceva decisa: da poche decine di persone a Milano siamo diventati centinaia di migliaia in tutto il mondo che, coordinandosi con lo staff di Stella, moglie di Julian, quotidianamente diffondevano in ogni parte del globo le ragioni della causa. Fu così che il 20 febbraio 2024, in occasione di quella che poteva essere la sentenza definitiva che sanciva l’estradizione del giornalista australiano negli Stati Uniti e per questo definito il Day-X, in centinaia di città nel mondo si radunarono tutti i sostenitori di Assange per chiedere la sua liberazione. 

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A Milano siete riusciti a riempire Piazza del Liberty, realizzando una delle più partecipate manifestazioni di sempre a sostegno di Assange, con oltre 1500 persone presenti, tra cui importanti personaggi del mondo del giornalismo, dell’arte e della politica.

Per ottenere tale risultato è stato fondamentale il lavoro di decine e decine di attivisti e di altre organizzazioni che si sono unite al nostro cammino, come Miracolo a Milano e l’ex consigliere comunale Simone Sollazzo, con cui abbiamo organizzato diverse proiezioni di Ithaka, il film che parla dell’Odissea vissuta dalla famiglia Assange: l’impatto emotivo suscitato dal film ha fatto sì che tante persone agissero in prima persona.

Julian è libero, ma lo stesso non si può dire dell’informazione

Quali le vostre azioni in attesa del verdetto nei confronti del giornalista fondatore di Wikileaks?

In attesa del verdetto non siamo rimasti con le mani in mano e abbiamo continuato con la nostra azione di denuncia verso quello che è stato lo scandalo giudiziario e di persecuzione politica del secolo. Lo abbiamo fatto anche sostenendo i consiglieri Pantaleo, Fedrighini e Monguzzi nella loro mozione volta a conferire la cittadinanza onoraria di Milano a Julian Assange. Purtroppo, la maggioranza di centrosinistra di Palazzo Marino l’ha negata per ben due volte. 

Come si è ancora dimostrata l’avversione nei confronti di Assange?

La stessa avversione nei confronti del giornalista australiano è stata poi ribadita quando non fu concessa l’installazione dell’opera di Davide Dormino “Anything to Say: a Monument to Courage”, raffigurante Assange, Manning e Snowden in piedi su tre sedie accanto alle quali vi è una vuota in si è invitati a salire per prendere parola. Poco male in questo caso: il 20 maggio 2024, data del verdetto sull’estradizione, nonostante il diniego del Comune di Milano siamo riusciti comunque a posizionare la statua alla Loggia dei Mercanti e fare ancora una volta una fantastica manifestazione che ha visto, tra gli altri, la presenza di Moni Ovadia e buone notizie da Londra.

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Julian Assange
Il caso fu riaperto e la notizia fu data alla folla festante.

Con orgoglio possiamo dire che a Milano si è aperto e chiuso un cerchio: il 16 giugno 2024 Stella Assange era insieme a noi in Piazza Castello per quella che è stata l’ultima manifestazione prima della liberazione di Julian, avvenuta il 24 giugno e per cui abbiamo festeggiato proprio il 3 luglio. Il compleanno di Julian Assange: quello che fu il giorno del nostro primo evento internazionale nel 2019 fu la nostra e sua grande festa cinque anni dopo.

È stato un cammino tanto difficile quanto meraviglioso per gli sforzi che avete compiuto ispirati dal coraggio di un grande uomo che ha deciso di sacrificare la propria esistenza per donare al mondo intero la verità.

Per questi sforzi e per questa coerenza dimostrata in questi lunghi anni di attivismo, il 16 novembre ci è stato conferito il prestigioso Premio Guido Vergani 2024, Premio speciale Trasparenza, per cui ringraziamo il Gruppo Cronisti Lombardi, e in particolare Fabrizio Cassinelli, che sono stati al fianco del loro collega anche durante le nostre manifestazioni. 

Cosa ha significato per voi questo riconoscimento?

Per noi è motivo di orgoglio e lo vogliamo condividere con tutti coloro che sono stati al nostro fianco. L’abbiamo detto durante la festa del 3 luglio, ribadito in occasione della premiazione e lo ripeteremo finché ci sarà bisogno: Julian è libero ma lo stesso non si può dire dell’informazione. Per questo andremo avanti a divulgare notizie reali di interesse generale perché se “le guerre possono cominciare con la menzogna, si possono fermare con la Verità” e tutto il mondo e tutte le specie che lo abitano hanno bisogno di Pace. Grazie Julian.

Ascolta anche la puntata di Io non mi rassegno sulla liberazione di Julian Assange.

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