”Inchieste saranno chiuse entro il 2025”

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Le parole di Filippo Spiezia ai microfoni del Corriere della Sera

Le inchieste sulle stragi di mafia ancora aperte verranno chiuse nel 2025. L’annuncio arriva dal procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia (in foto), durante un incontro natalizio con la stampa. “Ci sono fascicoli aperti da troppo tempo, è giunto il momento di portarli a conclusione”, ha dichiarato. Tra i responsabili delle stragi mafiose degli anni ’90 — tra cui quella di via dei Georgofili a Firenze (26 maggio 1993), di via Palestro a Milano e quelle di via Fauro, San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma — sono già stati condannati i vertici di Cosa Nostra: Totò RiinaLeoluca Bagarella, i fratelli Filippo e Giuseppe GravianoBernardo ProvenzanoMatteo Messina Denaro e Giovanni Brusca. Tuttavia, la Procura di Firenze è da anni impegnata in una seconda fase d’indagine, mirata a individuare i presunti mandanti politici. Tra gli indagati eccellenti di questa indagine c’è stato per anni anche Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, la cui posizione si è estinta con la sua morte. Resta invece sotto inchiesta Marcello Dell’Utri, ex senatore, accusato di aver “istigato l’organizzazione delle stragi” con l’obiettivo di indebolire il governo Ciampi e favorire l’ascesa di Forza Italia. L’inchiesta è stata coordinata nel tempo dai pm Luca Tescaroli e Luca Turco, rispettivamente procuratore a Prato e da poco in pensione. Dopo quattro archiviazioni e riaperture, le indagini sono ora affidate al sostituto procuratore Lorenzo Gestri. Tra i filoni collaterali ancora aperti, uno riguarda una donna della provincia di Bergamo, perquisita nel marzo 2022 per la strage di Milano. Si tratterebbe della cosiddetta “biondina misteriosa”, vista scendere da una Fiat Uno grigia carica di esplosivo la sera del 27 luglio 1993 in via Palestro, dove morirono cinque persone. Una foto di una donna, somigliante all’identikit dei testimoni, fu ritrovata in una perquisizione a settembre 1993 ad Alcamo, nascosta in un’enciclopedia. Grazie alle moderne tecnologie di comparazione facciale, la foto ritrovata è stata collegata a una scheda segnaletica della donna risalente al 1992. Un altro capitolo dell’inchiesta coinvolge il generale Mario Mori, ex capo del Ros e del Sisde, accusato di associazione mafiosa e di terrorismo ed eversione. Secondo i magistrati, Mori non avrebbe agito per impedire gli attentati di Firenze, Roma e Milano, nonostante avesse avuto informazioni preventive sugli eventi stragisti. Le accuse riguardano la mancata segnalazione all’autorità giudiziaria e l’assenza di iniziative investigative volte a prevenire gli attacchi.

I famigliari delle vittime: “Non una chiusura ma una conclusione delle indagini”

Intanto l’Associazione tra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili auspica “non una chiusura, ma la conclusione delle indagini con il rinvio a giudizio degli indagati, affidando al dibattimento la ricostruzione dei fatti e l’accertamento delle responsabilità, in particolare quelle di Marcello Dell’Utri, non fosse altro per gli elementi a suo carico già accertati in altre sentenze”. Lo dichiara, in una nota, il presidente dell’Associazione, Luigi Dainelli, commentando le dichiarazioni dei giorni scorsi del procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, in merito alla chiusura nel 2025 delle inchieste ancora aperte sugli attentati mafiosi avvenuti sul continente nel 1993 a Roma, Firenze e Milano. “Dalle parole del procuratore, se correttamente riferite, sembra emergere il rischio di una archiviazione che vanificherebbe il lavoro egregio condotto in questi anni dai magistrati Tescaroli e Turco che ci hanno fatto sperare di giungere alla completa verità sui fatti del ’93 – prosegue Dainelli – Lo pretendiamo per i nostri morti ma anche nella convinzione che solo il completo svelamento delle trame che stanno dietro le stragi del biennio ’92-’93 sarebbe l’unico antidoto perché in futuro non si possano mai più ricreare le condizioni per un simile attacco alle istituzioni democratiche, considerato che, a dispetto del tempo trascorso, certi poteri e interessi sono ancora ben presenti e attivi, come dimostrano gli ostacoli che hanno costantemente cercato di impedire l’emergere della verità”. Dainelli conclude affermando che, “se invece la volontà fosse davvero quella di archiviare, ci aspettiamo, per i nostri morti e per il dolore ininterrotto di questi trent’anni, che non si concluda con un atto burocratico, ma la procura di Firenze abbia la sensibilità di confrontarsi con la nostra associazione.

Fonte: corrierefiorentino.corriere.it

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