Brian Burch è tutto quello che papa Francesco negli anni ha criticato. Padre di nove figli, è il faro dei cattolici conservatori più refrattari alle aperture del pontefice. Fra poco Francesco se lo ritroverà in casa. Il presidente dell’associazione CatholicVote è stato nominato da Donald Trump ambasciatore presso la Santa sede
Brian Burch, presidente di CatholicVote, non è certo fra i sostenitori più accaniti di papa Francesco. Forse proprio per questo è stato scelto dal presidente eletto Donald Trump come ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa sede.
La sua associazione laica, che ha supportato il tycoon nelle recenti presidenziali, è un faro per i cosiddetti cattolici conservatori, con un programma divergente rispetto al cattolicesimo più progressista, dal contrasto all’aborto fino alla propaganda anti-Lgbt.
Con la sua associazione CatholicVote, ha supportato Trump in stati come Michigan, Pennsylvania, Wisconsin. Era necessario farlo?
Per esser precisi, lo abbiamo fatto anche in Georgia, North Carolina, Florida e Nebraska. E sì, lo era da quando in gioco ci sono temi come l’aborto. Ma ci tengo a precisare una cosa: da quando CatholicVote è nata, nel 2005, il nostro obiettivo non è stato prendere posizione su questo o quel candidato politico. Noi cerchiamo di guidare la coscienza degli elettori con prudenza, e a nostro giudizio Donald Trump è la migliore opportunità per apportare quel rinnovamento per noi cattolici è molto importante. Ovviamente sono felice di lavorare insieme all’amministrazione Trump per il rinnovamento sociale e culturale degli Stati Uniti.
Perché quella cattolica è anche una questione di rinnovamento culturale?
Sì. Dalla chiesa abbiamo imparato il concetto di bene comune, che ci spinge a trovare modi per vivere insieme nel nostro paese. Alla base della convivenza comune ci sono la libertà religiosa, il valore della famiglia, la vitalità e stabilità economica, un’idea di pace e sicurezza. In ben 40 stati americani, Donald Trump ha preso i voti della maggioranza dei cattolici, perché hanno visto in lui la promessa di cambiare rotta basandosi su questi principi del bene comune. Non accadeva dai tempi di Ronald Reagan.
Scegliere il cattolico J. D. Vance come vicepresidente può aver giovato?
Vance si è convertito al cattolicesimo di recente. Lui si rivolge ai cattolici perché viene da una parte d’America che noi chiamiamo «hillibilly» (come il suo libro biografico, Hillibilly Elegy, ndr), cioè da un contesto povero con una famiglia disagiata. Lui racconta di aver combattuto con le droghe ed essere comunque riuscito a laurearsi alla prestigiosa Università di Yale. Eppure, non si è mai staccato dalle sue radici né dalla sfida di crescere nei contesti più disagiati in cui versa la working class americana. Vance non è il prototipo del conservatore americano, parla a chi è stato lasciato indietro. Per certi versi è un nuovo profilo politico più populista. Quando Trump dice America first, intende mettere al primo posto i cittadini e aiutarli a riscattarsi. Finalmente, la richiesta di rispettare le persone è diventata di nuovo una priorità nel nostro paese.
Perché finora non lo è stata, secondo lei?
A livello più macroscopico, in Occidente si stanno perdendo i valori cristiani, la pratica cristiana sta scemando, e questo è preoccupante. Siamo n un momento storico che sfida la chiesa e dobbiamo fare tutto il possibile per usare la politica per creare le condizioni di diffondere il di nuovo il cristianesimo, anche se dovessero occorrere decenni, perfino un secolo. Credo che questo momento ci dia l’occasione per costruire la chiesa e rinnovarla con speranza: l’elezione di Trump significa anche questo, ma ora inizia il lavoro più duro: diffondere il messaggio cristiano negli Stati Uniti e nel mondo.
L’ultimo presidente Usa, Joe Biden, è stato il secondo presidente cattolico dopo Kennedy. Cosa gli contesta?
Biden ha virato sempre più a sinistra e credo che sia finito per diventare un pessimo esempio di cosa un cattolico possa fare come leader della cosa pubblica, arrivando a concordare con le posizioni della sinistra più radicale. Una delle cose più assurde, per esempio, è l’ideologia gender, che permette agli uomini di competere in sport femminili o di accedere ai bagni riservati alle donne, e alle persone transgender di indottrinare i nostri figli. Donald Trump si è speso molto per minare questa ideologia, che è un tema urgente anche dentro la chiesa cattolica: papa Francesco è stato molto chiaro su questo. Credo che il pontefice faccia bene ad accogliere le persone che lottano contro la disforia di genere, senza però permettere che giochino come se fossero Dio.
Eppure la vicepresidente uscente Kamala Harris ha sposato le cause più progressiste ricevendo il sostegno di parte dei cattolici.
Onestamente, sono in disaccordo. Non credo che Kamala Harris rappresenti un esempio di come incorporare la dottrina sociale della chiesa in un’agenda politica. Ha una lunga storia di ostilità verso la chiesa: ha introdotto leggi che hanno penalizzato gli enti di beneficienza cattolici, pensava che fosse legittimo demansionare un giudice per la sua fede. Ma l’America si fonda sulla libertà religiosa, che è garantita dal Primo emendamento. Non credo che Harris abbia realmente capito il senso di rendere prioritaria la dignità della persona umana.
Molti cattolici hanno seguito le campagne di CatholicVote nelle recenti elezioni. Perché secondo lei?
Viviamo in una società dove i nostri valori morali non sono più i benvenuti. Negli Stati Uniti, politica e religione sono molto intrecciate, e se la chiesa vuole stare nel mondo deve diventare più umana. Invece, oggigiorno mettere su famiglia o educare i propri figli in una scuola cattolica è diventato molto oneroso. Eppure, le famiglie cattoliche americane amano profondamente il loro paese: molti fra i cattolici sono vigili del fuoco, poliziotti o militari, abbiamo un radicato patriottismo. Per non parlare del fatto che oggi i cattolici si sentono isolati nella società, sono percepiti alla stregua di razzisti, sessisti o patriarcali
Lei crede che sia in atto una persecuzione negli Usa?
Durante l’amministrazione Biden-Harris, sono state vandalizzate oltre 400 chiese, l’Fbi le sorvegliava come luoghi di potenziale terrorismo domestico. È cresciuta l’ansia fra le famiglie cattoliche: dopo il ribaltamento della Roe vs. Wade, in molti avevano paura ad andare in chiesa per via delle violenze. E poi, come dicevo, tante famiglie con più figli a carico faticano ad andare avanti. Per questo, Trump è stato supportato. In fondo, esercitare la prudenza significa anche decidere le politiche migliori per perseguire il bene comune.
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