“Tutto Teo”: a Lamezia, arriva l’inarrestabile comicità di Teo Teocoli

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Il 26 dicembre, al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme va in scena “Tutto Teo”, lo spettacolo che riporta sul palco l’inarrestabile Teo Teocoli. Nell’intervista al Quotidiano del Sud, l’artista si è raccontato con la sua inconfondibile ironia, tra ricordi, personaggi iconici e riflessioni sul mondo dello spettacolo.


LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Giovedì 26 dicembre alle ore 21, il Teatro Grandinetti di Lamezia Terme si trasformerà in una fucina di comicità e talento con “Tutto Teo”, lo spettacolo che riporta sul palco l’inarrestabile Teo Teocoli, protagonista indiscusso della scena comica italiana. Inserito nel cartellone della 47^ edizione del festival MusicAMA Calabria, l’evento promette una serata di puro intrattenimento e risate, un’occasione imperdibile per assistere dal vivo al carisma travolgente del celebre showman.

Con una carriera che abbraccia oltre cinquant’anni di spettacolo, Teo Teocoli si è affermato come uno degli artisti più amati dal grande pubblico. La sua abilità nel trasformare situazioni quotidiane in sketch memorabili lo ha reso una figura amata e riconoscibile, capace di entrare nelle case e nei cuori di generazioni di spettatori. “Tutto Teo” è un viaggio nella sua straordinaria carriera, un racconto che svela retroscena inediti e aneddoti esilaranti, arricchiti dalla sua verve contagiosa.

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Lo spettacolo è una celebrazione di quei personaggi che hanno fatto la storia della televisione e che ancora oggi continuano a strappare sorrisi. Impossibile non citare il giornalista sportivo napoletano Felice Caccamo, colonna portante di Mai Dire Gol, o il cantante spagnolo Abelardo Norchis. Non possono mancare le imitazioni che lo hanno consacrato al successo, autentici capolavori di trasformismo e osservazione. Cesare Maldini, Adriano Celentano e Ray Charles sono solo alcuni dei volti che rivivono grazie alla maestria di Teocoli, capace di cogliere e amplificare i tratti distintivi dei suoi personaggi con un tocco di geniale irriverenza. In vista dello spettacolo a Lamezia Terme, abbiamo intervistato Teo Teocoli. L’artista si è raccontato con la sua inconfondibile ironia, tra ricordi, personaggi iconici e riflessioni sul mondo dello spettacolo.

“Tutto Teo” ripercorre le tappe più importanti della sua carriera. Se dovesse scegliere un momento che la rappresenta di più, quale sarebbe e perché?

«Se devo scegliere un momento simbolico, direi il 1998, quando nacque Cesare Maldini. Quell’imitazione fu un successo clamoroso, inaspettato, un autentico delirio: tutta Italia mi voleva. E poi Felice Caccamo, un personaggio che ancora oggi fa ridere. Solo qualche settimana fa, mentre ero al ristorante con il mio gruppo, uscendo mi hanno chiesto un selfie e tutto il locale si è alzato ad applaudirmi. Questo per un personaggio nato vent’anni fa! E poi ricordo le serate al Teatro di Napoli, dedicato a Pino Daniele, con il tutto esaurito. Non sono un cantante, ma quando ho eseguito i suoi brani, ho visto la gente emozionarsi. Non mancano le vicende della vita quotidiana che fanno sorridere. Sono rimasto un bambino di 80 anni. Ah, tra l’altro, compio 80 anni tra due mesi. La cosa più buffa? Mi sento più vecchio di Celentano! (ride, ndr)».

Il suo rapporto con Adriano Celentano?

«Adriano? Non mi ha ancora chiamato. Lui ha 87 anni e una carriera che non è mai davvero finita. Capisci che la gente ti vuole sempre bene quando non sei più in forma e non riesci più a fare le cose che vorresti fare ma, nonostante tutto, le fai e hai successo. Ci siamo conosciuti da ragazzi, ci somigliavamo. Ricordo quando andavamo al cinema di nascosto: camminavamo contro i muri per evitare le folle. Ma appena lo riconoscevano, si muovevano in duemila per salutarlo. Non riuscivamo mai a guardare un film dall’inizio».

L’affetto del pubblico rimane anche quando si sceglie di allontanarsi dal mondo dello spettacolo…

«Assolutamente sì. Anche se non faccio più tanta televisione, il pubblico è sempre lì. Ricordo un collegamento da Fazio: ho fatto Caccamo e mi sono permesso una battuta molto irriverente. Ho detto: “Tu dormiresti con un cuscino, con una coperta o con sto c**zo?” (ride, ndr). Era talmente surreale che tutti hanno riso come matti. Questo è il bello: Caccamo può dire tutto. L’autenticità delle battute funziona sempre».

Teo Teocoli, com’è nata la sua passione per il cabaret e le imitazioni?

«All’inizio ero un cantante, suonavo con quelli che poi sarebbero diventati la PFM. Mi hanno cacciato, giustamente: facevo solo casino (ride, ndr). Quando vedevo una ragazza che mi piaceva, scendevo dal palco per seguirla! Poi, ho incontrato Jannacci. Ricordo ancora che mi disse qualcosa, ma non capii una parola. Da lì è iniziato tutto, con “Saltimbanchi si muore”. Era una riflessione sul successo e sulle difficoltà del mestiere. Siamo stati tenaci e abbiamo resistito nel tempo».

Com’è cambiato il mondo del cabaret in Italia?

«Il cabaret è morto! La televisione è scaduta tantissimo. Non si vedranno più trasmissioni come “Mai dire gol”».

Tra i suoi celebri personaggi, quale si diverte a interpretare di più?

«Sicuramente, Caccamo. È un personaggio con cui riesco a giocare tantissimo con battute surreali».

Teo, qual è il segreto per chiudere uno spettacolo con il botto e lasciare il pubblico entusiasta?

«Per i finali, ‘O sole mio è infallibile! È un brano che ha un’energia universale, tutti lo conoscono e si sentono coinvolti. Io gioco con il pubblico, ripeto la frase tre o quattro volte e loro continuano a cantare. È un momento magico che crea una connessione unica, quasi come se non volessero che finisca mai».

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Cosa possono aspettarsi gli spettatori di Lamezia Terme da “Tutto Teo”?

«Sketch, musica e tante risate. Porterò le mie imitazioni e brani di Pino Daniele, accompagnato da una cantante straordinaria. E, ovviamente, Caccamo sarà lì: lui non canta, ma “imbroglia” bene!».

Un ricordo legato alla Calabria?

«Sono felice di venire nella mia Calabria. Fondamentalmente, sono calabrese. Sono nato a Taranto perché mio padre era in Marina, ma le mie radici sono calabresi, precisamente di Reggio. I nonni materni vivevano a Napoli. Il Meridione è la mia casa».

Dopo oltre vent’anni di carriera teatrale, cosa significa per lei continuare a riempire i teatri?

«Sono più di 20 anni che faccio teatro e devo dire con grande orgoglio che i miei spettacoli sono sempre sold out, con teatri che vanno dai mille ai 2.000 posti. Ho un’orchestra e canto i pezzi che mi piacciono, oltre a portare in scena i personaggi che amo. Ma la cosa che mi diverte di più è inventare piccole stupidaggini che fanno ridere prima di tutto me, e poi il pubblico. Questa è la mia vita ormai da vent’anni: il teatro, la comicità e il piacere di stare sul palco. Durante il periodo di massimo successo di “Mai dire gol” e di Caccamo, ho deciso di allontanarmi dalla televisione, perché la verità è che molti di quelli che la fanno oggi sono un po’ “incattiviti”, non essendoci più grandi protagonisti. Le cose più divertenti che ho fatto recentemente sono state con Arbore e Proietti. Ricordo che chiamai Arbore “signor Arcore”, e Frassica si morse la lingua come se dicesse: “Dovevo pensarci io”. Lui è davvero il re delle parole senza senso, e quelle situazioni sono state un autentico spasso».

C’è qualcosa di Teo Teocoli che il pubblico non conosce ancora?

«Sono in pista da 60 anni, ormai è difficile che ci sia qualcosa di me che non sia venuto fuori. Però, forse pochi sanno che ero un ballerino eccezionale. O almeno così mi piace pensare (ride, ndr). Ma se c’è una cosa che mi caratterizza ancora oggi è che mi diverto sempre, e forse è questo il mio segreto».

Un consiglio ai giovani?

«Andate a quel paese (ride, ndr)! Scherzo, ovviamente. Voglio bene ai giovani, anche perché ho tre figlie e le adoro. Non avrei scelta (ride, ndr). Il mio consiglio è di osservare, studiare e vivere il momento. Oggi, vedo ragazzi ai concerti che filmano tutto con il cellulare, ma si perdono la magia del live. Un artista va vissuto, non attraverso uno schermo. Questo vale anche per il teatro, così te ne vai con qualcosa dentro. Questo è il mio messaggio per loro».



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