Data Center Roma, arma a doppio taglio: volano digitale e minaccia nascosta contro l’ambiente

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I data center sono i colossi silenziosi che alimentano il mondo digitale. Dietro ogni click, e-mail o streaming di un film, si cela un’infrastruttura tecnologica che gestisce e immagazzina una quantità immensa di dati. Sebbene rappresentino una risorsa essenziale per il progresso tecnologico e l’economia globale, i data center sono un’arma a doppio taglio, capaci tanto di accelerare la trasformazione digitale quanto di generare impatti negativi a livello ambientale, economico e sociale.

Vantaggi dei data center: pilastri della digitalizzazione

I data center sono il fulcro dell’era digitale. Consentono la conservazione e l’elaborazione di dati su scala globale, rendendo possibili servizi come cloud computing, intelligenza artificiale, e-commerce e piattaforme di streaming. Senza di essi, l’economia digitale moderna sarebbe impensabile.

Grazie a tecnologie avanzate di backup e ridondanza, i data center garantiscono la continuità operativa delle aziende, anche in situazioni di emergenza. Offrono livelli di sicurezza elevatissimi, proteggendo i dati sensibili da attacchi informatici o perdite accidentali. Questi colossi digitali generano enormi opportunità economiche, non solo per le aziende tecnologiche, ma anche per i territori che ospitano le loro infrastrutture. Portano investimenti, creano posti di lavoro e contribuiscono al PIL locale. In alcune regioni, come l’Irlanda e i Paesi Bassi, i data center sono stati la chiave per attrarre colossi tecnologici globali.

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Svantaggi: una minaccia nascosta

A ben vedere, uno dei problemi più critici dei data center è il loro consumo energetico. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, i data center consumano circa l’1% della domanda globale di elettricità, e questa cifra è destinata a crescere con l’espansione dei servizi digitali. In Paesi come gli Stati Uniti, un singolo centro può consumare l’equivalente energetico di una città di medie dimensioni. Oltre al consumo energetico, i data center contribuiscono all’inquinamento ambientale. L’uso intensivo di elettricità proveniente da fonti fossili, il calore emesso e la costruzione delle infrastrutture stesse creano un’impronta ecologica significativa. Anche i tentativi di adottare soluzioni green spesso si scontrano con costi elevati e limiti tecnologici.

In aggiunta, la concentrazione di dati in pochi data center rappresenta un rischio strategico. Eventuali guasti tecnici, disastri naturali o attacchi informatici su larga scala potrebbero paralizzare intere economie. Inoltre, questa centralizzazione accresce il potere delle big tech, aumentando il divario tra multinazionali e piccole imprese.

Sebbene gli investimenti in tecnologie green, come il raffreddamento ad acqua o l’uso di energie rinnovabili, abbiano trasformato alcuni data center in esempi virtuosi di sostenibilità (basti pensare ad aziende come Google e Microsoft che hanno adottato strategie per diventare carbon neutral, riducendo drasticamente le emissioni), pochi sanno che i data center non sono solo energivori, ma anche idrovori. Per raffreddare le migliaia di server, consumano miliardi di litri d’acqua ogni anno, una risorsa sempre più scarsa in molte parti del pianeta.

Obiettivo: distribuire equamente i benefici economici

Infine, l’espansione dei data center richiede ingenti investimenti pubblici e privati, spesso a discapito di altre priorità. Inoltre, i benefici economici non sono sempre distribuiti equamente: molti dei posti di lavoro creati sono altamente specializzati, escludendo le comunità locali meno qualificate.

L’esperienza della Capitale

Roma beneficia della vicinanza ai principali snodi di rete, come i cavi sottomarini che collegano l’Italia al Mediterraneo e all’Europa, rendendola un punto strategico per infrastrutture digitali. La città è collegata ai cavi sottomarini e alle dorsali che garantiscono una bassa latenza per le connessioni internazionali, rendendola un nodo cruciale per il traffico digitale tra Europa, Medio Oriente e Nord Africa.

Nella capitale sono presenti diversi data center, sia di aziende italiane che multinazionali. Basti pensare a operatori come Aruba, Telecom Italia (TIM) e altre società internazionali che hanno data center nella Capitale o nelle aree limitrofe. La presenza di data center consente alle istituzioni governative, alle università e alle imprese romane di accedere a servizi di cloud computing, archiviazione e calcolo ad alta velocità. Questo supporta la digitalizzazione e l’efficienza, sia nel settore pubblico che privato. Data la presenza di molte istituzioni pubbliche e organizzazioni internazionali a Roma, i data center locali permettono di mantenere i dati sensibili sul territorio nazionale, garantendo maggiore controllo e conformità alle normative europee, come il GDPR.

Porte aperte all’Intelligenza Artificiale

Inoltre, i data center generano posti di lavoro diretti (tecnici specializzati, personale di sicurezza, operatori IT) e indiretti (manutenzione, energia, logistica). Attirano investimenti da parte di multinazionali, contribuendo all’economia locale. La loro presenza favorisce l’ecosistema digitale romano, incoraggiando start-up tecnologiche e aziende innovative a stabilirsi in città. Data center moderni offrono infrastrutture indispensabili per progetti legati all’intelligenza artificiale, al machine learning e al cloud.

Google e Amazon Web Services hanno scelto la “Edge Location”

Le due più importanti (e influenti) aziende operanti nel web, Google e Amazon Web Services (AWS), non possiedono data center a Roma. Entrambe le aziende utilizzano “Edge Locations” nella città. Si tratta di infrastrutture più piccole rispetto ai data center tradizionali, progettate per memorizzare nella cache contenuti e servizi, migliorando la velocità e l’affidabilità per gli utenti locali. Le Edge Locations riducono la latenza, garantendo un accesso più rapido ai servizi cloud e ai contenuti web. Ne consegue che, gli utenti romani sperimentano tempi di risposta più rapidi quando accedono ai servizi di Google e AWS, grazie alla vicinanza di tali avamposti digitali. Le Edge Locations, infatti, aiutano a distribuire il carico di traffico, garantendo un’esperienza utente più fluida e affidabile con il risultato che aziende e istituzioni con sede a Roma beneficiano di un accesso più veloce ai servizi cloud, facilitando operazioni come il backup dei dati, l’hosting di applicazioni e la distribuzione di contenuti.

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Un futuro incerto: bilanciare progresso e sostenibilità

I data center rappresentano una sfida complessa. Da un lato, sono indispensabili per il progresso tecnologico e l’economia globale. Dall’altro, i loro impatti ambientali e sociali non possono essere ignorati. Le aziende tecnologiche devono accelerare gli investimenti in soluzioni sostenibili, come l’energia rinnovabile, il raffreddamento naturale e l’ottimizzazione dell’efficienza energetica.

Tuttavia, anche i governi hanno un ruolo cruciale. Devono regolamentare il settore, incentivare l’uso di energie pulite e garantire che i benefici economici derivanti dai data center siano distribuiti equamente. Senza un’azione coordinata, il rischio è che questi giganti digitali, invece di essere motori di innovazione, si trasformino in simboli di disuguaglianza e insostenibilità.

La Roma Digitale chiede nuove politiche

La politica delle differenti amministrazioni capitoline, succedutesi nell’ultimo decennio, si è finora concentrata principalmente su temi come il miglioramento dei servizi pubblici, la transizione ecologica e l’attrazione di investimenti strategici per rilanciare la Capitale. In questo contesto, la presenza di infrastrutture digitali avanzate come i data center potrebbe rappresentare un’opportunità interessante per Roma, ma anche una sfida da affrontare con politiche adeguate.

Il cuore tecnologico deve essere sano

In un mondo sempre più digitale, i data center sono il cuore pulsante del nostro futuro. Ma il cuore, per funzionare, deve essere sano. E questa salute passa necessariamente per un equilibrio tra tecnologia, economia e ambiente. I data center possono rappresentare un’opportunità per Roma, ma solo se integrati in una visione strategica coerente con le politiche di sostenibilità e inclusione di Gualtieri. Senza un piano di sviluppo equilibrato, il rischio è che queste infrastrutture diventino un fardello per la città, aggravando problemi già esistenti. Con scelte ponderate, invece, possono trasformarsi in uno strumento per rendere Roma una Capitale digitale e sostenibile, capace di attrarre investimenti e innovazione.

Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale – Revisore legale e analista indipendente – Scrittore e saggista. Ricercatore universitario nell’Università di Roma “Foro Italico” è altresì professore a contratto in differenti master post laurea presso la Luiss Business School.

 



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