La “tregua di Natale”, quando il calcio fece silenziare le armi

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Narrata spesso come una leggenda, la “Tregua di Natale” del 1914, è un evento di portata straordinaria che si verificò durante la Prima Guerra Mondiale. Un fatto così profondo e inatteso, ma intriso di bei sentimenti che prolifera ancora con successo nei racconti, nei film, e nelle canzoni popolari. Una rinuncia alle armi spontanea, che ebbe luogo sul fronte occidentale, quando i soldati inglesi e tedeschi scelsero di fraternizzare giocando a calcio insieme, non su un prato verde, ma in quella che venne definita come la “terra di nessuno”, l’arida zona che divideva le loro trincee.

La guerra di trincea, fra disperazione e gesti di solidarietà

L’Europa, nell’estate del 1914, fu travolta da una guerra di dimensioni senza precedenti, che contrapponeva la Gran Bretagna, la Francia e la Russia alla Germania, all’Austria-Ungheria e alla Turchia. Il fronte occidentale, in particolare tra il Belgio e il Nord della Francia, divenne teatro di sanguinose battaglie. Dopo la battaglia di Ypres, verso la fine dell’autunno, gli eserciti si trovarono impantanati in una logorante guerra di trincea. I soldati, costretti a vivere in condizioni disumane tra fango, pioggia e corpi in decomposizione, affrontavano quotidianamente assalti che si traducevano in pochi metri di terreno conquistati o persi.

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La situazione disperata e condivisa favorì l’emergere di atti di solidarietà tra i nemici. I soldati iniziarono a scambiarsi piccoli gesti di gentilezza, come non sparare durante i pasti, pur mantenendo un’apparenza di ostilità per evitare accuse di tradimento. La tregua ufficiale, tuttavia, era prerogativa degli ufficiali. Nonostante gli ordini dei comandanti di non interrompere i combattimenti, piccoli doni natalizi, come dolci, liquori, tabacco e alberelli di Natale, furono inviati proprio nelle trincee.

Un germoglio di tregua

La vigilia di Natale del 1914 a Ypres, i soldati tedeschi addobbarono le loro postazioni cantando canti natalizi, tra cui “Stille Nacht“, che gli inglesi ascoltarono con stupore. I canti continuarono per tutta la sera, creando un’atmosfera surreale di pace. Un soldato tedesco, Kurt Zehmisch, in seguito avrebbe testimoniato: “Quando addobbammo gli alberi e accendemmo le candele, dall’altra parte giunsero fischi di gioia e applausi. Poi cantammo tutti insieme“. L’alba di Natale portò un messaggio ancora più sorprendente: cartelli esposti dai tedeschi con le scritte “Buon Natale” e “Non sparate, noi non spariamo“.

Fu l’inizio di una tregua senza precedenti. In mezzo alla nebbia, un soldato tedesco disarmato uscì dalla trincea. Increduli, i soldati inglesi fecero lo stesso, incontrandosi nella terra di nessuno. Un soldato inglese, Dougan Charter, scrisse in una lettera alla famiglia: “Ho visto la cosa più straordinaria che si possa vedere: stavamo per sparare a quel tedesco e poco dopo eravamo tutti in festa“. Prima che gli alti comandi potessero intervenire, i soldati fecero un patto: in caso di ripresa dei combattimenti, avrebbero sparato in aria, evitando di colpire il nemico. La notizia della tregua si diffuse rapidamente lungo il fronte occidentale, contagiando quasi due terzi delle trincee.

La partita di calcio, il simbolo della tregua di Natale

L’evento più memorabile di quella tregua fu la partita di calcio tra i soldati scozzesi del reggimento Seaforth Highlanders e i soldati tedeschi del Reggimento sassone a Ypres. I palloni improvvisati e le porte fatte di cappotti trasformarono la “terra di nessuno” in un campo di calcio. Il New York Times, e in seguito i giornali di tutta Europa, pubblicarono notizie e foto dell’evento, con titoli altisonanti. La tregua, in alcuni casi, durò fino a Capodanno, ma la maggior parte terminò la sera di Natale. I comandi militari, allarmati da questo atto di fraternizzazione, si adoperarono per evitare che si ripetesse.

Tregua di Natale

Furono minacciate corti marziali, si progettò di bombardare le trincee nei giorni precedenti al Natale e i soldati furono spostati per impedire che familiarizzassero con il nemico. Si attuò una censura sistematica di qualsiasi informazione riguardante la tregua, arrivando a negarne l’esistenza. Nonostante questi sforzi, altri episodi di fraternizzazione si verificarono in seguito, ma lo spirito di pace e di umanità di quel primo Natale di guerra non fu mai più eguagliato. Le parole del soldato inglese George Eade riassumono la malinconia di quel momento: “Un tedesco mi sussurrò con voce tremante: oggi abbiamo avuto la pace, ma da domani tu combatterai per il tuo Paese e io per il mio. Buona fortuna“. Il miracolo era finito.

Il calcio e la guerra: “Fuga per la vittoria”

Planiamo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, e precisamente al 9 agosto del 1942, quando a Kiev si tenne la “partita della morte” giocata da una compagine mista di calciatori della Dynamo Kiev e Lokomotiv Kiev, e una squadra composta da ufficiali dell’aviazione tedesca Luftwaffe. Quel fatto ha liberamente ispirato uno tra i film sportivi più celebrati di sempre, come “Fuga per vittoria” di John Houston, con protagonisti gli attori Sylvester Stallone e Michael Caine. Indimenticabile la presenza di alcune leggende del mondo del calcio, come Pelè (e la sua immortale rovesciata), Bobby Moore, Osvaldo Ardiles e Paul Van Himst solo per citarne alcuni.

L’elemento comune di queste vicende, all’apparenza sconense, è la forza comunicativa e di aggregazione del pallone, un veicolo in grado di unire e addirittura sancire un attimo di tregua in uno scenario di devastazione come quello di un conflitto bellico.

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