Un “sorriso”. È la parola chiave del Natale che il vescovo Andrea declina nel messaggio augurale agli aretini nel secondo anno dal suo ingresso in diocesi. “Natale come occasione di sorriso per ciò che ogni persona sente come bisogno: in aiuto per il lavoro, la pace fatta dopo un litigio”.
Vescovo Andrea che Natale sarà?
“Un Natale in cui sperimentare la speranza perchè inizia il giubileo”.
Quali sono state le molle ad orientare le sue scelte?
“Il Giubileo è un richiamo a vivere il pellegrinaggio a Roma: l’11 ottobre ci sarà il pellegrinaggio francescano con le altre diocesi toscane, parteciperemo al giubileo degli adolescenti, delle famiglie e dei giovani. Per la diocesi sono state individuate le chiese giubilari oltre alla cattedrale e due luoghi simbolo: l’ospedale e la comunità di Rondine”.
Rondine, un’esperienza con le radici nella fede ma non confessionale, come rientra in questo quadro?
“Rondine è una realtà radicata nella diocesi che nasce da profonde radici cristiane. La pace è per tutti, non fa distinzioni di appartenenze”.
Perchè l’ospedale?
“Volevo scegliere un luogo segno di bisogno, fragilità e di attenzione ai malati, alle loro famiglie e al personale sanitario”.
Lei mette il carcere al centro della pastorale: quali azioni per arricchire questo legame?
“In carcere celebrerò la Messa, la mattina di Natale. A gennaio dovrebbe esserci una celebrazione giubilare e a marzo vivrò lì la lectio divina. Spero poi di promuovere un incontro con la realtà del carcere anche nella processione del Corpus Domini”.
La Verna e Camaldoli protagonisti dell’evento giubilare: in che modo?
“La Verna sottolinea che è un luogo di pellegrinaggio anche fuori dai confini della diocesi, renderlo chiesa giubilare significa avere attenzione anche per i pellegrini forestieri. La Verna sarà meta di pellegrinaggi dei vicariati e delle parrocchie in base al programma da definire”.
Come cresce l’idea condivisa con i monaci di rifare di Camaldoli un luogo di riflessione politica dopo la visita di Mattarella?
“Abbiamo avuto una prima occasione con il convegno della rivista Il Regno. C’è un dialogo con il priore per un programma da costruire insieme alla comunità individuando una proposta di studio politico anche alla luce di una sollecitazione lanciata dal cardinale Zuppi che ha detto: per l’Europa c’è bisogno di una nuova Camaldoli. Pensiamo a un focus su una nuova Europa”.
Emergenza senza tetto: sta cercando insieme al direttore della Caritas un secondo luogo per questa necessità?
“Stiamo verificando se ci sono luoghi più adatti e capienti per il dormitorio. C’è poi il progetto per la nuova mensa a Santa Maria in Gradi con gli ultimi adeguamenti alla normativa”.
Quando l’apertura?
“L’auspicio è che entro l’estate possa partire e a quel punto trasferiremo lì le mense ora al Giotto e in San Domenico. Stiamo potenziando una presenza più capillare dei centri Caritas per le famiglie bisognose”.
Lavoro. Ha manifestato vicinanza alla Pam: come intende dare corpo a questa priorità?
“C’è una vigilanza come Chiesa su ciò che sta accadendo in dialogo con le istituzioni. C’è una disponibilità all’ aiuto concreto attraverso la Caritas”.
È stato l’anno delle violenze in Giostra: come superare le tensioni?
“La vita dei quartieri e la partecipazione dei giovani è un valore positivo. Se il quartiere cresce con i valori sani che custodisce, l’effetto benefico ricadrà anche nel momento dell’agonismo e del confronto”.
In Ucraina la pace sta per tradursi in una resa: a cosa sono serviti mesi di appoggio a un Paese aggredito? E può esistere una pace senza giustizia?
“A cosa sono serviti tutti i giovani soldati russi e ucraini morti in questa guerra? Domanda su cui riflettere. Auspico che si arrivi al più presto alla pace e la vera via è la diplomazia, non il sostegno attraverso le armi”.
E sul fronte Medio Oriente?
“È uno scenario di equilibri politici in profondo movimento. Ribadisco la condanna per l’attacco terroristico del 7 ottobre di Hamas contro Israele, tuttavia ritengo ormai ingiustificabili le azioni di guerra di Israele contro la popolazione palestinese. È urgente che tutta la comunità internazionale si impegni per imporre la pace in Terra Santa”.
Le piace la Città di Natale?
“Mi piace perchè porta tanta gente e una città viva è più bella. Sarebbe bello che i visitatori avessero il tempo e l’attenzione di scoprire anche i tesori d’arte e riconoscere che il Natale è il Natale di Gesù pure nella città che celebra la festa”.
La politica vive divisioni tra schieramenti e nelle coalizioni: cosa direbbe ai politici?
“Direi che abbiamo bisogno di politica; vuol dire quello sguardo che va oltre gli interessi elettorali ma che pensa all’interesse del Paese e alla vita concreta della gente.
È stato l’anno dei femminicidi e e della violenza sulle donne: cosa succede nelle famiglie e come se ne esce?
“La via da seguire è l’attenzione alla famiglia e dell’educazione al rispetto della donna”.
Sempre più si vedono persone nei ristoranti e nelle case impegnati a consultare il cellulare: farebbe un appello a mollarlo almeno per il pranzo di Natale?
“Darei un suggerimento per i locali e per le tavole delle famiglie: mettete un cesto all’ingresso in cui depositare i telefonini”.
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