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di ANTONIO GOZZI
È di qualche giorno fa la notizia che IREN ha deciso di presentare ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR della Liguria che, per gravi vizi, ha annullato la decisione di Regione Liguria di costruire il megadepuratore comprensoriale sull’area di Colmata a Chiavari.
La decisione di IREN è probabilmente dettata da un principio di autotutela relativo anche alle spese da essa già sostenute per la progettazione e anche su un primo lotto di lavori già assegnato: incautamente, essendo pendente un ricorso. Il tema di questi costi dovrà essere affrontato.
Risulta comunque singolare che IREN prenda la decisione di proseguire nel contenzioso senza aver atteso le decisioni della politica, Regione e Città Metropolitana in particolare, che sono i dominus di questa pratica.
Ma d’altro canto, tutto il rapporto tra IREN e i suoi azionisti andrebbe rivisto. Troppi sono i ruoli in capo alla municipalizzata il cui azionariato pubblico (che conta per il 58%) in larga maggioranza è detenuto dai Comuni di Genova, di Torino e di Reggio Emilia: soggetto di programmazione dell’ATO, l’ambito territoriale che sovraintende alla gestione dei servizi fognari e di depurazione, stazione appaltante per la realizzazione degli impianti come il depuratore di Chiavari, Ente di progettazione e gestione degli impianti stessi, il cui costo è sostenuto comunque dai cittadini in tariffa, Ente di gestione del ciclo delle acque in generale, nonché fornitore di elettricità e gas.
Formalmente essendo una società quotata dovrebbe essere indipendente e agire secondo rigide regole di mercato; in realtà è sotto influenza dei tre Comuni che ne decidono gli indirizzi strategici e nominano i suoi amministratori.
Nella vicenda del depuratore di Chiavari IREN non ci fa una bella figura.
Il progetto è un progetto che secondo tutti gli esperti interpellati, anche se pochi hanno il coraggio di dirlo pubblicamente, è brutto, usa una tecnologia datata e molto energivora, non prevede alcuna produzione di energia rinnovabile per alimentarlo, quindi contribuisce significativamente ad emettere CO2 in atmosfera; getta in mare l’acqua depurata contravvenendo a una direttiva europea che ne prevede il riutilizzo per usi agricoli o industriali; commette errori di progettazione clamorosi come quello del posizionamento del camino in zona portuale. Tale posizionamento ha costituito la maggiore censura del Tar Liguria.
L’errore dell’IREN non è dovuto a incompetenza ma (a proposito di indipendenza) è conseguenza delle pressanti richieste del Comune di Chiavari di collocarlo in quella sede per avere le distanze necessarie (oltre 100 metri) a consentire la realizzazione nell’area di un plesso scolastico, pretenziosamente definito ‘campus’ dall’Amministrazione Comunale chiavarese. Il plesso scolastico, costosissimo e di difficile finanziabilità, collocato in zona non idonea tenuto conto dell’azione del mare e del salino sulle strutture, ha sempre costituito il fiore all’occhiello delle decisioni, sbagliate, del Comune di Chiavari; in particolare di una componente della maggioranza, Partecip@ttiva, che dopo la decisione dei giudici amministrativi è caduta in un silenzio tombale. D’altro canto questo ormai minuscolo e insignificante gruppo politico, nonostante il nome promettente, si è ben guardato dall’ascoltare le istanze del Comitato NO al Depuratore in Colmata.
Perché vi sia la necessità di dotarsi di nuovi spazi scolastici quando le previsioni demografiche ci dicono che la popolazione scolastica in poco più di un decennio si ridurrà sensibilmente, è un mistero. Forse per trasformare alcune delle vecchie scuole del centro in appartamenti di lusso, come molte volte si è sentito dire.
Ma torniamo a IREN e al depuratore. Come tutte le utilities (così si chiamano le municipalizzate e le società in genere che si occupano di acqua, elettricità, gas e raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani) è molto sensibile al tema della sostenibilità, che costituisce oggetto di apposito rapporto annuale in cui si magnificano le azioni svolte a favore appunto della sostenibilità, anche a beneficio degli enti finanziatori, particolarmente attenti di questi tempi all’argomento.
La vicenda del depuratore di Chiavari, per errori di progettazione, tecnologia datata ed energivora, assenza di produzione di energie rinnovabili, non ottemperanza alla direttiva europea sul riuso delle acque, costi altissimi di realizzazione data la collocazione che prevede gigantesche difese a mare e rischi altissimi di danneggiamento per mareggiate, costituisce per IREN e per il suo bilancio di sostenibilità un vero infortunio.
Le comprensibili preoccupazioni e il principio di autotutela gli amministratori di IREN dovrebbero applicarli anche agli errori fatti e ai tanti punti negativi che caratterizzano questa vicenda.
Ma il tema non è in fondo la decisione dell’IREN di fare ricorso in Consiglio di Stato. Il tema vero è quali saranno le decisioni della politica alla luce della sentenza del TAR Liguria di annullamento dei titoli autorizzativi per la costruzione del depuratore.
L’unico a esprimersi è stato finora il Comune di Chiavari attraverso la voce del Sindaco Messuti, al quale rivolgiamo i più sinceri auguri di pronta guarigione, e del Presidente del Consiglio Comunale Segalerba i quali, dopo la sentenza del TAR e consapevoli del largo dissenso che ormai a Chiavari si manifesta sull’opera, hanno intelligentemente annunciato che il Comune non presenterà ricorso e che lavorerà sulla ristrutturazione e l’ammodernamento dell’esistente depuratore di Preli.
Sarebbe molto significativo se la volontà dell’Amministrazione chiavarese di voltare pagina si concretizzasse in un atto di revoca della disponibilità dell’area di Colmata per la realizzazione del depuratore. Quest’atto è indispensabile per superare la decisione di Città Metropolitana di realizzare proprio lì il depuratore data la disponibilità di allora, e mai revocata, del Comune di Chiavari; ciò toglierebbe dall’imbarazzo anche Regione e IREN.
Marco Bucci, allora Sindaco di Genova e della Città Metropolitana, in un convegno indetto a Chiavari da ‘Piazza Levante’ proprio sul depuratore in Colmata aveva dichiarato con estrema chiarezza che “è il Comune di Chiavari che deve indicare l’area dove collocarlo”. Oggi Antonio Segalerba è il facente funzioni di Sindaco metropolitano e Bucci è il nuovo Presidente della Regione.
Vogliamo credere che entrambi saranno coerenti con le dichiarazioni fatte, e che metteranno la parola fine, con buona pace anche di IREN, a questa triste vicenda.
È necessario lavorare a un progetto nuovo e alternativo che risolva il problema dei Comuni senza depuratore e che probabilmente vedrà la realizzazione di più impianti di minore dimensione e meglio collocati anche per il riutilizzo delle acque depurate.
Anche in questo caso è la politica che deve decidere.
Stay tuned.
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