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Un satellite nello spazio – Ansa/Esa

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Space Economy, ossia economia dello spazio e dell’industria aerospaziale. L’Italia è da sempre all’avanguardia. Il nostro Paese ha definito anche un Piano Strategico Space Economy, che prevede risorse per 7,2 miliardi di euro fino al 2027. Uno slancio alimentato da un crescente interesse verso tecnologie innovative, quali l’Ia-Intelligenza artificiale e i sistemi autonomi, oltre che da solidi investimenti pubblici e privati. Non mancano però le sfide, tra cui la necessità di affrontare i lunghi tempi di ritorno sugli investimenti (che hanno comunque visto un rallentamento dopo il 2021) e una competizione sempre più accesa a livello internazionale. Tra i punti di forza spiccano le competenze tecnologiche avanzate, evidenti nei settori dei microsatelliti e dei lanciatori, dove il Paese vanta un alto livello di specializzazione. Altro aspetto decisivo è rappresentato dalla forte collaborazione tra le aziende e le istituzioni italiane, una sinergia che ha facilitato lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia e sostenuto l’Italia nel partecipare a progetti spaziali internazionali di grande portata.

Ci sono tuttavia dei punti che devono ancora essere rafforzati, a partire dalla dipendenza del settore spaziale italiano dagli investimenti pubblici che può limitare la flessibilità e l’agilità delle imprese. Inoltre, le imprese italiane si trovano di fronte alla sfida dell’accesso ai grandi mercati internazionali: in questo senso, è urgente investire in tecnologie emergenti per posizionarsi come leader in un mercato sempre più competitivo e innovativo. L’Ia, i sistemi autonomi e il deorbiting, ovvero le tecnologie per la rimozione sicura dei satelliti fuori uso, sono aree che stanno rapidamente guadagnando rilevanza, offrendo nuove opportunità per rivoluzionare vari aspetti delle operazioni spaziali.

I prossimi anni si preannunciano ricchi di opportunità e sfide per il settore. Il 2024 ha segnato importanti passi avanti, con la crescente applicazione dell’Ia nello spazio che ha visto progressi significativi nell’autonomia operativa dei satelliti e nella gestione dei dati direttamente a bordo. L’utilizzo dell’Ia consente di ottimizzare la qualità dei dati, l’acquisizione e il successivo downlink a terra, risolvendo la sfida di gestire flussi enormi di informazioni generati da missioni spaziali. Di grande impatto anche il mercato dei servizi di osservazione della Terra, che ha raggiunto i 230 milioni di euro nel 2023, +15% rispetto al 2022. L’espansione delle costellazioni satellitari, lo sviluppo di tecnologie autonome e l’adozione di Intelligenza Artificiale rappresentano le tendenze chiave che guideranno il mercato.

Nel Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza per lo spazio sono previsti 1,29 miliardi di euro per tecnologie satellitari ed economia spaziale, nell’ambito della missione Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, a cui sono destinati complessivamente 40,73 miliardi di euro.

Quando oggi parliamo di industria dello spazio, dunque, parliamo essenzialmente di ricerca e sviluppo legata alla Space Economy, ovvero sia ciò che serve agli astronauti per le missioni sia i servizi e i prodotti testati fuori dall’atmosfera e che poi diventano parte integrante dell’economia terrestre (dai materiali e tessuti sino alle tecnologie Internet):
– Tecnologia satellitare, quindi la costruzione e la gestione di sistemi di comunicazione e reti per l’analisi dei dati (satelliti artificiali, sonde interplanetarie, osservatori spaziali eccetera);
– Cibo spaziale, vale a dire tutto quel settore di ricerca e sviluppo strettamente legato all’alimentazione in condizioni estreme e con ottime applicazioni anche sulla Terra (a Torino l’azienda di space economy Argotec ha lanciato una linea di pasti bilanciati acquistabili anche nei negozi e che sono un concentrato di scienza e abilità da chef);
– Space mining, una vera e propria industria mineraria spaziale specializzata nell’estrazione di materiali da pianeti o asteroidi;
– Recupero della spazzatura spaziale, ambito sempre più rilevante data la quantità di materiali (pezzi di satelliti e componenti usati nelle missioni) che oggi orbitano attorno alla Terra e costituiscono un pericolo per le operazioni in assenza di gravità (in Italia una start up D-Orbit ha debuttato occupandosi proprio di questo);
– Manifattura per la colonizzazione spaziale, un ambito che sembra fantascienza ma invece ha una concreta applicazione per le società che stanno lavorando a strutture per abitare nuovi pianeti (ad esempio Marte);
Viaggi spaziali, quindi il settore in cui si sta investendo per portare anche i civili senza addestramento sia nello spazio sia verso altri pianeti.

Le imprese del comparto investono miliardi di euro in ricerca e sviluppo e offrono molto lavoro. Hanno in genere una compartecipazione statale, come accade per Leonardo e Thales Alenia Space, ma sono tanti i privati pronti a sborsare cifre iperboliche per accaparrarsi una fettina di mercato: da Elon Musk con il progetto Space X, al patron di Amazon Jezz Bezos fino al visionario Richard Branson, creatore della prima navicella spaziale per equipaggio civile. In mezzo c’è una miriade di start up e aziende giovani, ma altamente innovative alla ricerca di profili.

Lavorare nell’industria dell’aerospazio: i profili più ricercati e dove formarsi

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per le imprese

 

L’industria dello spazio in Italia è un settore strategico del futuro, con una filiera estremamente ramificata, composta da oltre 400 imprese, di cui il 66% pmi e il 27% start up, che realizzano un giro d’affari di circa tre miliardi di euro. Il potenziale del settore è molto alto: per ogni impiego occupato ne sono generati quattro nuovi. La Space Economy è costituita da molteplici filiere interconnesse che coprono tutte le fasi, dall’upstream al downstream, coinvolgono numerosi e svariati comparti: dagli apparecchi elettrici alla meccanica strumentale, fino a settori che beneficiano del segmento spazio per ottenere incrementi in termini di produttività e di sostenibilità, come per esempio l’agricoltura e i trasporti. L’Ia è sempre più integrata nei sistemi spaziali, migliora la velocità e la qualità delle immagini che giungono dallo spazio e ne semplifica e potenzia l’analisi e permette avanzamenti scientifici in tempi più rapidi, con evidenti effetti positivi sull’intera economia. Anche per questo motivo gli investimenti in innovazione e digitalizzazione sono la chiave per mantenere e rafforzare la competitività e la sicurezza nazionale. Nonostante le grandi potenzialità, le aree di miglioramento e i ritardi europei nei confronti dei principali competitor internazionali sono ancora numerosi: nei “soli” investimenti privati il divario è stimato in dieci miliardi per i prossimi cinque anni. In Italia gli investimenti sono in aumento: nel 2023 il nostro è stato il terzo Paese europeo per investimenti realizzandone per 148 milioni di euro.

Inutile dire che puntare su un settore simile apra enormi opportunità di carriera, purché si sappia quale formazione scegliere. Al momento agenzie spaziali come quella italiana e quella europea nonché le società private cercano:
Ingegneri spaziali e in generali tutti i profili tecnico-scientifici in grado di lavorare alla programmazione e alla gestione dei componenti tecnologici per l’esplorazione extra-terrestre (esistono percorsi ad hoc nelle facoltà di ingegneria, come accade al Politecnico di Torino, ma per esempio La Sapienza di Roma ha avviato un master per il lancio e il recupero dei sistemi di trasporto spaziali);
Geologi ed esperti scientifici, necessari per l’analisi dei componenti prelevati da asteroidi, satelliti, pianeti eccetera (Pescara ha attivato una laurea magistrale ad hoc in Planetary science o il master di Osservazione della Terra dalla spazio a Matera);
Project Manager, esperti di economia e regolazione normativa dello spazio in grado di interfacciarsi con agenzie, istituzioni e imprese del comparto (qui diventa quasi obbligatorio seguire il master in Istituzioni e Politiche Spaziali del Sioi-Società italiana per l’organizzazione internazionale a Roma).
Big Data Analyst, perché tutta la ricchezza delle attività spaziali risiede nella capacità di elaborare la mole di informazioni ricavate dalle missioni e dai satelliti.





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