Fine anno, tempo di classifiche letterarie, anche e forse soprattutto condominiali. Nel palazzo della famiglia Sfera non si festeggiava capodanno se prima non si decretava il miglior libro dei 12 mesi appena trascorsi, il cui titolo veniva affisso in portineria fino a Befana e oltre.
Il primo e più accanito promotore di questa iniziativa letteraria – che certo si accodava alle importanti classifiche dei giornali e dei supplementi culturali – era Paul, il portiere bengalese dello stabile, il quale passava le sue giornate a smistare pacchi e leggere romanzi. Quella sua passione aveva trovato terreno fertile nella vedova Busoni del terzo piano (del resto il compianto marito era stato un giornalista importante) e, appunto, nella famiglia Sfera del quarto piano, Luigi (bibliotecario) e Stefania (insegnante d’italiano alle superiori).
La riunione informale
Quell’ultima annata era stata particolarmente generosa sotto il profilo letterario, riportando in libreria geni indiscussi del panorama internazionale. In una riunione preliminare e informale a casa della vedova Busoni i condomini tirarono fuori Richard Ford, Mircea Cărtărescu e Emmanuel Carrère.
Ma la vedova Busoni storceva la bocca, asserendo che tra quei nomi non c’era una sola scrittrice. «Ce la vogliamo mettere una scrittrice, sì o no? Altrimenti vi tolgo i liquori e boicotto la votazione!».
«Ma certo, ci sono Han Kang e Annie Ernaux», le propose accomodante Luigi Sfera.
Mimmo Cazzato – romanziere amatoriale nonché odiatissimo possessore dell’attico all’ultimo piano – approfittò del bailamme per perorare umilmente la causa di Vergini fraudolente, la sua ultima opera ancora inedita che nei mesi passati aveva dato in lettura alla pressoché totalità dei condomini. «A parte i mostri sacri vogliamo considerare anche gli scrittori più sfortunati, gli invisibili, quelli che magari sono vicinissimi a noi e vengono ignorati. Gliela date una possibilità a Vergini fraudolente? O bisogna sempre fare i provinciali e votare un autore straniero?».
La votazione
Luigi e Stefania Sfera fin dall’invenzione della classifica annuale del condominio si erano presi il compito di raccogliere i voti, passando di scala in scala, di pianerottolo in pianerottolo. Un lavoraccio, che svolgevano col piglio serioso di una missione di volontariato culturale da portare a termine a ogni costo. Cominciavano dall’appartamento di un regista di serie televisive, il quale pur sapendo benissimo dell’esistenza delle classifiche tendeva a snobbarle, quasi che confondersi con i suoi vicini di casa fosse un terribile smacco.
«Neanche quest’anno vuol esprimere una preferenza?», provavano a blandirlo sia Luigi che Stefania.
Il regista non si azzardava mai ad aprire, parlando loro attraverso la porta, neanche fossero stati venditori di aspirapolveri o testimoni di Geova. «No, mi dispiace, preferisco non esprimermi, ma di sicuro guarderò con interesse al vincitore, quando il nome verrà appeso in portineria».
I coniugi Sfera poi passavano al setaccio diversi piani interlocutori, dove la letteratura non aveva ancora attecchito, ma c’era sempre qualcuno che apriva e caricava la macchinetta del caffè. I vecchi coniugi Mariotti ogni anno scambiavano lo scampanellio degli Sfera per quello del prete, facendo sempre la medesima considerazione: «Non è neanche finito l’anno e già ci ammorbano con la benedizione delle case?».
L’erudito
Veniva poi la porta del temutissimo Giampietro Guccini, che era di sicuro il più erudito e intransigente del palazzo. Di anno in anno aveva sempre espresso le solite tre preferenze, infischiandosene delle novità: Romeo e Giulietta di Shakespeare, Lo straniero di Camus e Bartleby lo scrivano di Melville. I primi anni i condomini avevano preso quelle scelte stravaganti come un segno di carattere e indipendenza del giudizio, ora però si erano tutti stufati di quel vaticinio ripetuto a pappagallo.
«Le novità le legge?», gli chiese Luigi Sfera, esasperato.
«Le leggo sì», rispose Guccini. «Proprio perché le leggo posso parlare ed esprimermi in maniera corretta».
«Ma dovrebbe fare ogni anno nomi diversi, mandare avanti la letteratura!».
Stefania Sfera sbuffava: per lei avrebbero dovuto escluderlo dalla votazione, ma la sua fama di lettore forte era funzionale alla credibilità stessa della votazione e della classifica finale. Un utile idiota.
«Anche quest’anno quei soliti tre o cambiamo?», gli chiedevano.
Guccini non faceva una piega. «Mi avete chiesto i migliori dell’anno sì o no? E allora i migliori sono quelli».
«Capisco, ma non vogliamo lasciare spazio ad altri nomi, dare una possibilità magari a qualche vivente?».
«E chi vorreste che votassi, Mimmo Cazzato? Vergini fraudolente non lo leggo neanche se mi pagate!».
Il verdetto
Finalmente la sera di Santo Stefano si tirarono le fila dalla vedova Busoni, tutti intorno al tavolo stracolmo di bicchierini liquorosi. Mimmo Cazzato se ne stava stranamente in disparte, con un ghigno beffardo stampato sulla faccia.
«Non penserà mica di aver vinto?», sussurravano per sfotterlo Luigi e Stefania.
«Che lo spoglio della votazione abbia inizio», tuonò la vedova Busoni, arrestando per qualche momento la smania alcolica della comitiva.
Dopo un feroce testa a testa, vinse una scrittrice, una qualunque tra quelle tanto strombazzate sui giornali, così tutti poterono tirare un sospiro di sollievo: il patriarcato era stato di nuovo sconfitto e, nel piccolo di quella votazione micragnosa, il condominio aveva contribuito a migliorare la società. Ma non ci fu tempo per festeggiare. Subito dopo il verdetto Mimmo Cazzato andò a battere i pugni sul tavolo: «Questa classifica di fine d’anno non mi rappresenta e me ne dissocio!».
Il resto della combriccola gli riservò uno sguardo di sufficienza.
«E con questo?», lo provocò con aria di sfida Stefania Sfera. «Ormai il dado è tratto!».
«Mi ritiro da questa farsa, da questo concorso che è sempre stato truccato! Vergini fraudolente non è neanche entrato nel podio, vergognatevi!».
«E perché?», obiettò sornione Paul, il portiere. «Ti avevo offerto di innaffiare le piante della corte in cambio del mio voto, ma tu hai rifiutato!».
«La mia scissione dal vostro consesso è definitiva, farò una classifica dei migliori libri dell’anno solo dell’ultimo pianerottolo, cioè il mio! E badate bene che sarà affissa in portineria fino a Befana come la vostra! Sissignore, avranno pari dignità, eccetto che per una cosa: la mia sarà vera!»
Quelle parole farneticanti vennero accolte da una grande risata, ma intanto Mimmo Cazzato stava risalendo i gradini a grandi falcate per raggiunger velocemente il suo attico. Lo accolsero, un po’ assonnati, benché con pieno diritto di voto considerata la scissione appena consumatasi, la moglie e i due figlioletti.
Mimmo Cazzato li squadrò a uno a uno, con una contentezza torva e fiammeggiante negli occhi. «Ditemi, miei cari, senza pressioni di sorta e in totale libertà: secondo voi qual è il romanzo più bello dell’anno?».
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