I “consigli” sui veri problemi al Governo Meloni – di Umberto Baldocchi

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Profonda gratitudine dobbiamo al senatore a vita  Mario Monti che, nel suo nuovo ruolo di mentore infaticabile e di consigliere attento ( non ancora, mi pare, ascoltato o compreso) del governo “politico” di Giorgia Meloni, in un lucidissimo articolo di fondo del Corriere della Sera del 22 dicembre u.s. (CLICCA QUI), ha finalmente messo a fuoco l’esistenza di una agenda dei VERI PROBLEMI del paese, rivelando automaticamente, a chi ancora non l’avesse capito, che deputati e senatori parlano quasi sempre  sia in campagna elettorale che nei talk show quotidiani, di questioni farlocche, parziali, marginali, di obiettivi di “bandiera” , essenziali ad ogni partito per galvanizzare la propria “tifoseria” di followers ( pericolo migranti, lotta agli scafisti, hub per migranti in Albania o fuori dai confini UE, salario minimo, jus soli, flat tax , canone Rai  da diminuire  e via dicendo….) oppure  parlano di questioni importanti sì, ma  strumentali, funzionali a alterare la democrazia a favore della maggioranza di governo ( riforma del giudiziario, autonomia differenziata, premierato ecc.). L’articolo di Mario Monti ha il pregio della sinteticità e della chiarezza.

Tre punti della replica meloniana in Parlamento  hanno favorevolmente impressionato Mario Monti, punti espressi peraltro a suo dire con una “vivacità rispettosa” , vale a dire questi tre punti

Voglio una Europa più forte

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Non prendo ordini da nessuno

Concentrazioni economiche che agiscono senza regole( combatterle)

Difficile non concordare, in linea generale almeno col primo punto: chi può volere una Europa più debole? Bisognerebbe intendersi però su cosa intendiamo per “forza”: una Europa democraticamente integrata, dotata di esercito proprio e capace di costruire una propria politica estera, oppure una Europa di Stati sovrani, tenuti insieme dal nemico comune e dall’onere degli investimenti militari, vale a dire una confederazione militare di Stati sovrani?

Difficile non concordare, sempre in linea generale, con il secondo punto. Che leader è mai quello che prende ordini da altri Stati? Credo che neppure i responsabili dei governi fantoccio USA in Vietnam lo facessero. Ma basta volere l’indipendenza per essere indipendenti  davvero? Su questo, molto garbatamente e educatamente Mario Monti fa solo notare, per quanto riguarda i rapporti con l’ UE, che Giorgia Meloni forse poteva essere “ più assertiva  e convincente nell’orientare le decisioni comuni” sulle questioni, non proprio secondarie, degli aiuti di stato e del patto di stabilità e crescita. Forse sarebbe stato meglio se le “doti” o capacità della Meloni “ avessero bloccato  nel marzo 2023 la decisione del Consiglio europeo , sotto pressione congiunta di Germania e Francia, per una maggiore flessibilità negli aiuti di stato , che ha favorito le imprese tedesche e penalizzato quelle italiane; o sul finire del 2023 per modificare sostanzialmente o bloccare la nuova formulazione del Patto di stabilità e crescita.”

Facile è infatti battere i “pugni” o proclamare la “fine della pacchia”. Meno facile entrare nel vivo delle questioni.

Infine sulle  concentrazioni economiche deregolate: come non attenzionarle e come non combatterle? Ma a chi ci riferiamo ? Solo a quelle di oltre oceano?

Il punto più importante del discorso di Monti è però,  a mio avviso, un altro. Egli sostiene a chiare lettere che nel 2012  i problemi dello spread erano dovuti  “anche allo scollamento tra il dibattito politico interno e le grandi questioni europee”. Nella parte finale dell’articolo lo stesso Mario Monti cogliendo poi una “risonanza”( o forse meglio scrivere una “consonanza” )  “tra le preoccupate parole di Giorgia Meloni in Senato e l’ampia parte che – con rigore, profondità e visione sistemica- il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, aveva dedicato a questi temi” elenca esplicitamente una serie di problemi.

Vale a dire:  “…dalla concentrazione di potere economico e politico, all’intelligenza artificiale , al monopolio pubblico della forza militare e della moneta, alle conseguenze sulla democrazia- che richiedono , per essere affrontati proficuamente,  una vera e propria agenda che delinei le connessioni logiche , le azioni politiche necessarie, una cooperazione internazionale rinvigorita”, magari potremmo aggiungere ciò che Monti non dice,  che delinei anche le decisioni sulla pace e sulla guerra o meglio su ciò che un tempo si chiamavano i “crediti di guerra”, in sostanza quale “debito comune”  finanziare grazie a  questa “cooperazione rinvigorita”.

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Sono i problemi di cui dovrebbero discutere i parlamentari italiani oltre a quelli europei. Peccato che su queste tematiche mai si siano impegnati nelle campagne elettorali i candidati dei partiti, impegnati a difendere i propri obiettivi-bandiera: nelle competizioni europee gli obiettivi erano due “Più Europa in Italia” o “Più Italia in Europa”. Difficile dire di più. In quelle nazionali:  salario minimo pericolo migranti ma anche flat tax , problema pensioni, jus scholae, jus soli  e via dicendo.

L’agenda dei problemi veri è discussa altrove, in consessi in cui il senso delle scelte non è trasparente, anche se ovviamente contrattato tra i rappresentanti dei governi nazionali a Bruxelles sulla base dei rapporti di forza esistenti. I cittadini elettori non hanno di fatto accesso a queste sedi. I governi nazionali che si sono impegnati su altre issues a livello nazionale qui contrattano “liberamente”( cioè irresponsabilmente) su questioni attorno a cui i cittadini comuni mai vengono interrogati. Ha chiesto mai un partito ai propri iscritti come costruire un adeguato patto di stabilità?  Ha chiesto mai come rivedere le norme europee sugli aiuti di Stato?

Il senatore Monti, giustamente, riconosce un merito alla disponibilità della Presidente del Consiglio che ha presentato l’agenda vera ai parlamentari italiani prima del Consiglio Europeo. Ha perfettamente ragione. Ma bisognerebbe chiedere ben altro. Bisognerebbe che i temi della VERA AGENDA POLITICA fossero sempre quelli dei partiti italiani nonché delle campagne elettorali nazionali ed europee. Solo così si formerebbe un “popolo europeo” con qualche potere di influenza sui propri rappresentanti e si toglierebbe necessità alla regola dell’ unanimità nel Consiglio dell’ Unione.

Il Governo Meloni va in questa direzione ? Direi che sembra procedere in direzione regolare e contraria. Se guardiamo le dichiarazioni che sono uscite dopo il mini-vertice “europeo” natalizio, tenutosi in  Finlandia, non lontano dalla residenza ufficiale di Babbo Natale, sembra che l’Italia sia riuscita a spingere quello che chiamiamo “Europa” (  in realtà una manciata di Paesi non proprio dotati di un brillante passato europeo, come Finlandia, Svezia, Estonia, Grecia)  verso l’unità nella lotta alla criminalità dei trafficanti di uomini e nella battaglia irrinunciabile  contro l’immodificabile “impero del Male” guidato da Putin. Una “Europa fortezza” che deve difendersi dalle pressioni degli “scartati” del mondo  e dall’ideologia  destinata a guidare la Russia nei secoli, se essa non è sottoposta ad una pressione militare o ad una nuova Operazione Barbarossa. Una Europa unita dunque dal militarismo come unica o principale risorsa per rafforzarsi, una Europa come Confederazione militare. Sarebbe certo la fine dell’ Europa ( vera) ma anche il tentativo di una imposizione ( credo altamente improbabile) della “agenda farlocca” a livello generale. Una prospettiva peraltro dotata di un tempismo “perfetto”, dato che cade proprio nell’anno del Giubileo, nell’anno in cui si sta chiedendo e si chiederà  la remissione dei debiti e la riconciliazione dei “nemici”.

Umberto Baldocchi

 

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