La storia di Salce 197, brand di borse moda made in Italy

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Feticci transgenerazionali ed eleganze à la main scevre di fugaci voghe internaute. Distillati di estro in purezza e raffinato savoir faire a (ri)significare quell’abusato neologismo che, spesso, sotto le mentite spoglie dell’understatement, cela una lacunosa creatività. Da Salce 197, invece, abbonda: nel gioiellino Pitus dai bordi sinuosi quanto quelli di un pulcino, nei geometrismi di una Petra che è un “porta niente” da agganciare al collo per un sacrosanto vezzo di design, o nella sofficità di una Squeeze dalla catena serpentina e riflettente che è dolce sinfonia di estetica e funzione. “Nascono dalla causalità di oggetti che incontriamo e che ci ispirano”, racconta Piera Moretti, project manager di Salce 197 che è tra le protagoniste di un racconto corale e (quasi) tutto femminile votato all’eccellenza. Una costola del Gruppo Cafiero, da oltre quarant’anni produttore di astucci per occhiali per colossi del settore e maison del lusso, azienda bellunese fondata negli anni Ottanta da Guido ed Ester Cafiero e guidata oggi dal figlio Aldo che per tutti, qui, è il big boss, poiché è da lui che è arrivata l’intuizione, nel 2017, di indirizzare quel know-how di decenni su una griffe di borse che racchiudesse già nel nome un‘eredità da preservare: Salce 197. Come l’indirizzo della prima sede storica di questo gruppo dai connotati famigliari, come la via che ospitava l’headquarter dal portone ad arco che suggerì la silhouette di Almavida, archetipo di borsetta cui ne sarebbero seguite molte altre.

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Courtesy press office

La Pitus di Salce 197, nel modello medio e piccolo

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Courtesy press office

La borsa Squeeze. Tutti i modelli di Salce 197 vengono proposti in diverse misure, sia per accontentare le richieste di una clientela varia, sia per concentrare la creatività su pochi e curati design

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L’icona Ester, flap bag compatta che è omaggio affettivo alla storia del brand, la sciccosa Aida dai tratti spigolosi che dà il suo meglio quando tinteggiata di raspberry, o il secchiello Dan, cilindro chiuso da una ruche di morbida nappa e dalla base realizzata con scocca termoformata e rivestita in pelle. “Solo questo dettaglio – spiega Sara Broggiato, sales manager di Salce 197 – ha richiesto due anni di ricerca”. Del resto, si dice che il diavolo stia nei dettagli; in elementi complessi nascosti nelle piccole cose che qui, in questa realtà incastonata tra le Dolomiti bellunesi, si traduce in impunture squisitamente artigianali, in pellami pregiati cesellati tenendo conto di una sostenibilità non di facciata, in hardware con finiture galvaniche così lucenti da sembrare gioielli. Innesti di bellezza nella praticità di borse atemporali; una poesia distribuita in accessori privi di scadenza estetica eppure dotati del brivido di un design non sciapo che è custode delle più varie suggestioni.

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La shoulder bag Aida di Salce 197

La maniglia di un sedile avvistata di ritorno da un viaggio, un poggiapiedi di una nota griffe, la silhouette tozza di una sauna finlandese o la sinuosità di un vaso in ceramica. “Queste peculiarità – racconta Piera con grande affetto e passione – sono ciò che rende Salce 197 diverso da tutti. Ed è ciò di cui siamo in assoluto più orgogliosi”. Anche i colori – una partitura che dalla giocosità dei pastello vira alla sobrietà dei grigi o dei neri, in un bilanciamento perfetto di forme e saturazioni che è tra i primi dettagli a saltare all’occhio –, sono risultato di settimane di ricerche. Palette debito di uno spaccato di natura traslato su borsa: il verde dei prati e l’azzurro del cielo, l’antracite delle montagne e il lampone dei fiori, in un carosello accattivante che renderà ardua la scelta.

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Fei, la borsa porta telefono di Salce 197, in pelle con impunture realizzate a mano

La nota dolente, ossia i prezzi di una moda che ha gradualmente giocato al rialzo, in una mossa non strategica che ha avuto il solo risultato di escludere dal sogno una fetta importantissima di consumatori, da Salce 197 si fa invece punto di forza, se è vero che queste chicche di artigianalità mantengono un listino accettabile pur non mortificando estro e savoir faire. “Non riesco a tirare la cinghia sulla qualità”, puntualizza infatti Aldo Cafiero nel raccontare la storia di questo brand nato dalla volontà di far confluire l’esperienza maturata nell’occhialeria, in un progetto essenzialmente Made in Italy che appagasse l’appetito à la mode di una clientela raffinata e, soprattutto, consapevole di quanto opzionare una borsa Salce 197, significhi scegliere un accessorio di carattere.

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Design rigido e chiusura magnetica. Fantasia e funzionalità racchiuse nel modello Petra

Sarà per quelle forme sottrattive e non punitive, sarà per una bellezza ecosostenibile che si avvale di pellami conformi alle normative e packaging riciclabili, o sarà per le suggestioni creative di un team – le già citate Sara e Piera, ma anche il braccio destrissimo di quest’ultima Nadia, la grafica Valentina e la prototipista Cristina – che con passione alimentano Salce 197 giorno dopo giorno. “Siamo una piccola squadra, ma tutti sentiamo di pancia questo brand – racconta infatti Piera –. Il successo di Salce è il successo di tutti; di chi ha ideato un determinato modello, di chi si è occupato dello sviluppo del prototipo, ma anche di chi lo comunica e di chi continua a dare fondi a questo progetto”. L’ammiccamento è ad Aldo, elegante signore con un tic per le auto d’epoca. Ce n’è una anche all’ingresso dell’azienda nell’headquarter di Limana: una Giulietta Spider del ‘63 azzurro confetto che ha richiesto sei anni di amorevoli attenzioni prima di essere rimessa a nuovo.

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Tutte le borse Salce 197 utilizzano pellami conformi alla normativa REACH (acronimo di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche) e sono il risultato di un lavoro che si avvale della collaborazione di concerie e produttori vicini alla sede del marchio

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Non su strada, ma lì; tra le mura di quell’edificio che ospita un sogno concreto fatto di precisione, resilienza ed estrema cura. Una passione che guida tutto; Salce 197 e chissà, forse un giorno di nuovo una fiammante Giulietta



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