Sanzioni ed emissioni zero insostenibili. Anno nero

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di Francesco Cappello

Sanzioni energetiche alla Russia e politiche climatiche favoriscono deindustrializzazione e inflazione da costi e da offerta contro gli interessi dell’Ue a favore degli USA

L’Unione Europea sta utilizzando le riserve di gas più velocemente che negli ultimi tre anni a causa del clima freddo, della riduzione delle importazioni via mare e della maggiore concorrenza per il GNL da parte dei paesi asiatici. Il GNL ha costi da 4 a 5 volte superiori al gas da tubo russo.

Da settembre le riserve di gas sono diminuite del 19%, un dato significativamente superiore rispetto ai due anni precedenti.
L’Europa è costretta a fare maggiore affidamento sui propri impianti di stoccaggio per compensare il calo delle importazioni di GNL e soddisfare la crescente domanda. Ora i depositi di stoccaggio sono riempiti al 75%, mentre un anno fa erano al 90%.

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A complicare la condizione già assai precaria, l’Ue, mentre intende fare a meno del gas russo pretende pure il rispetto delle politiche climatiche (*).
Indebolire Mosca e ottenere allo stesso tempo emissioni zero rischierà di avere come effetto nuovi incrementi del prezzo del gas e dell’energia elettrica, inflazione e deindustrializzazione (In Italia siamo al ventiduesimo mese consecutivo di calo della produzione industriale).

Non ci sarà un nuovo contratto per il transito del gas attraverso l’Ucraina a causa del rifiuto di Zelensky (1). La scadenza dell’accordo di transito sul gas tra Mosca e Kiev, dal 1° gennaio 2025, priverà il mercato euopeo di circa 10 miliardi di metri cubi.
L’Ucraina rinuncerà a più di 800 milioni di dollari dalla Russia per il transito del gas.

Dalle colonne del giornale finanziario britannico, Financial Times, il Qatar, diventato il primo fornitore dell’UE, per bocca del suo ministro dell’Energia avverte:
«Se l’Ue non cambia la direttiva green che obbliga i Paesi dell’Unione a imporre sanzioni pari al 5% del fatturato globale del fornitore entro il 2027 smetteremo di vendere gas all’Europa».

Se da una parte la Von der Leyen annuncia possibili rinvii delle multe da 16 miliardi per le case automobilistiche che scatterebbero tra una decina di giorni, dall’altra la Ribera (Commissaria europea per la concorrenza nella Commissione von der Leyen II dal 1° dicembre 2024) insiste affermando che sull’elettrico non si torna indietro, a qualsiasi costo.

Nel frattempo il Cefic, il consiglio delle industrie chimiche europee, ha scritto alla Commissione minacciando: «O rivedete gli obblighi o chiudiamo».

Peraltro il 2024 ha visto un record di consumo di carbone: 7,8 miliardi di tonnellate – il doppio rispetto a 30 anni fa.

Tuttavia l’Unione, apparentemente conscia del disastro incombente provocato dalle sue politiche, sta cercando fornitori alternativi. Un’analisi dei dati Eurostat condotta da RIA Novosti ha mostrato che dallo scorso ottobre l’Unione ha acquistato risorse energetiche dal Messico e ripreso gli acquisti da Egitto e Indonesia.

La prima risorsa disponibile è il gas liquefatto che Donald Trump vuole venderci in quantità crescente pena l’aumento dei dazi e che ora arriva massimamente dal Qatar. Se Doha smettesse di spedirci il gas liquefatto l’Italia sarebbe in ginocchio – il Qatar ci dà oltre il 41% di ciò che ci serve – e l’Europa si troverebbe nei guai visto che compra 15,5 miliardi di metri cubi.
Ed ecco l’ulteriore beffa: secondo quanto riportato dal portale finanziario indiano Finance Saathi, è probabile che gli Stati Uniti acquistino gas naturale liquefatto (GNL) russo dall’India per poi rivenderlo in Europa a prezzi notevolmente più alti.

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Secondo il Financial Times, l’Unione Europea ha importato una quantità record di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia nel 2023, con 16,5 milioni di tonnellate a metà dicembre. Questo dato, basato sull’analisi della società Kpler, supera sia le importazioni dello scorso anno, pari a 15,18 milioni di tonnellate, sia il precedente record del 2022. Ciò avviene nonostante gli sforzi dell’UE per ridurre la dipendenza dal gas russo.

Gazprom, il gigante energetico russo, ha effettuato la sua prima consegna di gas liquefatto (GNL) in Italia. La nave cisterna Cool Rover ha trasportato il carico dal terminale GNL Portovaya, situato sul Mar Baltico, fino al terminale di rigassificazione offshore a Livorno. L’impianto Portovaya, entrato in funzione nel settembre 2022, ha una capacità annua di 1,5 milioni di tonnellate e, nei primi mesi di attività, ha fornito gas a paesi come Turchia, Grecia e Cina e recentemente in Spagna.
Questa recente operazione in Italia ha visto lo scarico, il 17 dicembre, di circa 87,7 milioni di metri cubi di gas presso il terminale di Livorno, gestito da OLT (Offshore LNG Toscana)(2).

(1) L’Ucraina fermerà il transito del gas per l’EU a partire dalle 7 del mattino del 1 Gennaio 2025. Lo ha dichiarato il Primo Ministro ucraino Denys Shmyhal.
(2) Offshore LNG Toscana è la società che gestisce il terminale galleggiante di rigassificazione FSRU Toscana. Questo terminale è capace di immagazzinare e rigassificare gas naturale liquefatto (GNL) e si trova a circa 22 chilometri al largo delle coste di Livorno. OLT è una joint venture tra Snam S.p.A.(circa 55% del capitale sociale), First Sentier Investors (42%) e Golar LNG (3%).
(*) Il mercato delle quote di CO2 è noto come Emission Trading System (ETS) o Sistema di Scambio di Emissioni. In Europa, questo sistema è specificamente chiamato EU ETS (European Union Emission Trading System). È uno strumento creato dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas serra, in particolare di anidride carbonica (CO2), attraverso un sistema di scambio di permessi di emissione. In pratica il mercato delle quote di CO2 (Emission Trading System) funziona secondo questi 5 passi: 1. Limite: Viene fissato un tetto massimo di emissioni. 2. Quote: Le aziende ricevono o acquistano quote di emissioni. 3. Scambio: Le aziende possono comprare e vendere quote. 4.Conformità: Le aziende devono restituire un numero di quote pari alle loro emissioni. 5.Sanzioni: Chi non rispetta i limiti paga delle penali.

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