Sharing mobility in Italia ci sono oltre 81mila veicoli, ma le auto?

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Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale della Sharing mobility, la flotta italiana della sharing mobility è composta per l’86% da monopattini e biciclette

Sharing Italia: Fonte Pexels

Il settore della sharing mobility in Italia ha raggiunto la sua maturità? Di certo continua a trasformarsi, con una riduzione dell’offerta complessiva di servizi e veicoli, ma la domanda resta stabile. La flotta italiana della sharing mobility può contare su un totale di 81.000 veicoli, di cui l’86% è composto da monopattini e biciclette, il 9% da auto ed appena il 5% da scooter; secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale della Sharing mobilityil settore del vehicle sharing italiano  è in una fase di trasformazione, orientata verso una maggiore sostenibilità economica e una valorizzazione più efficace della domanda degli utenti”.

Sharing, diminuiscono servizi, ma fatturato è stabile

Entrando nel dettaglio: tra il 2022 e l’inizio del 2024, il numero di servizi attivi è passato da 211 a 143, mentre la flotta totale è diminuita da 113.000 a 81.000 veicoli, ma il fatturato è stabile con 178 milioni di euro nel 2023 e una crescente attenzione verso modelli di utilizzo più sostenibili. Il calo dei servizi è attribuibile alla rimodulazione dei monopattini che dopo un periodo di espansione rapida si sono assestati sulla domanda del mercato, ed il riassetto dei bandi pubblici, ma è stata osservata una leggera crescita della quota di veicoli a combustione interna, dovuta principalmente all’aumento delle auto condivise.

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Carsharing torna ai livelli pre-Covid

La flotta è tornata ai livelli che precedevano la pandemia, con quasi 8.000 veicoli, di cui il 70% di auto ibride ed elettriche, riducendo la quota di veicoli a carburante al 30%. Due sono i modelli principali di carsharing in Italia: il free-floating (prelievo e consegna vetture in qualsiasi punto dell’area coperta dal servizio), caratterizzato da una maggiore flessibilità e noleggi più a lungo termine e lunghe percorrenze, e lo station-based, (prevede parcheggi ben definiti) che mantiene stabilità in termini di domanda e offerta. Nel caso del carsharing free-floating, il numero di noleggi si mantiene stabile ai livelli del 2020 (circa 6 milioni) d’altra parte, il carsharing station-based continua ad avere un ruolo di nicchia, con circa 1.200 veicoli che effettuano 300.000 noleggi l’anno.

Opportunità di risparmio per l’utente: fino a 3.800 euro

In Italia lo sharing sta vivendo una fase di assestamento: c’è una stasi a livello di fatturato, ma con un numero di veicoli inferiore, alcuni Comuni hanno limitato il numero di operatori e di mezzi a livello di perimetro comunale“, le considerazioni di Luigi Lichelli, presidente di Assosharing, ospite di Focus ESG, format tv dell’Agenzia Italpress, nel corso del quale sono emersi alcune considerazioni importanti: da circa dieci anni, lo sharing in Italia continua a scontare una regolamentazione da trasporto pubblico locale che potrebbe mettere a rischio il modello, anche a causa della “parcellizzazione comunale e di una IVA che dovrebbe essere portata al 10%, allineandola così a quella del Trasporto pubblico locale” si legge nella nota diffusa, anche perché con uno sharing sempre più diffuso, un cittadino può risparmiare fino a 3800 euro all’anno.

Boom dell’usato per risparmiare

Intanto, mentre la crisi dell’auto morde e lo sharing non può essere una soluzione per tutti, cresce la spesa per l’auto di seconda mano e per le due ruote. L’obiettivo è risparmiare, secondo l’Osservatorio Findomestic, dove è proprio la mobilità a pesare di più, per il 58% (+7,6% rispetto al 2023) rispetto alle spese per la casa che si fermano al 42%.

La spesa delle famiglie per l’acquisto di un nuova auto a fine anno salirà a 18,1mld, in accelerazione di un ulteriore 5,7% dopo l’incremento vicino al 20% del 2023, ma con una penalizzazione dell’1,1% del mercato rispetto ai livelli del 2019 e le immatricolazioni a -16%. “In sintesi nel 2024 si è speso quasi quanto nel 2019, ma sono state acquistate molte meno auto”, spiega Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic.

Auto usate, ma troppo vecchie

In questo clima, il mercato dell’usato raggiunge un giro d’affari di 24,3mld, frutto di un aumento del 7,9% dei volumi, che tornano sui livelli pre-pandemici (-0,2%), e del 9,6% in valore, che si porta a +23,9% rispetto al 2019. Se si sceglie la via del risparmio economico, questo va a discapito delle emissioni, perché il parco circolante non si rinnova, anzi diventa sempre più vetusto. Infatti: “il 48% delle auto usate ha più di 10 anni, difficilmente con questi numeri il mercato dell’usato sarà in grado di contribuire ad un rinnovamento del parco circolante. Le performance di auto usate e motoveicoli restituiscono la misura del crescente bisogno di mobilità, orientato però da una evidente propensione al risparmio per le difficoltà delle famiglie”, spiega ancora Balduzzi.



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