Siria, arrestato ex funzionario di Assad responsabile della morte di migliaia di persone a Sednaya

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Ex capo della magistratura militare, Mohammed Kanjou al-Hassan è stato arrestato dopo i violenti scontri con i lealisti di Assad che hanno causato la morte di 14 persone. È ritenuto responsabile di migliaia di condanne a morte avvenute nel carcere di Sednaya

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Il nuovo governo siriano ha arrestato un alto funzionario militare responsabile dell’emissione di migliaia di condanne a morte nella famigerata prigione di Sednaya sotto il regime dell’ex leader Bashar al-Assad. Lo ha dichiarato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con sede nel Regno Unito.

Secondo l’organizzazione, che monitora la guerra in Siria da oltre un decennio, l’ex capo della magistratura militare, Mohammed Kanjou al-Hassan, è stato arrestato insieme ad altre venti persone giovedì, dopo gli scontri scoppiati nella provincia costiera di Tartus tra le nuove forze di sicurezza e i lealisti di Assad che cercavano di proteggere al-Hassan.

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Quattordici membri delle forze governative sono stati uccisi negli scontri, secondo Mohammed Abdel Rahman, ministro degli Interni ad interim.

Al-Hassan sarebbe il funzionario di più alto rango a essere arrestato da quando i combattenti ribelli di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) hanno condotto l’offensiva che ha rovesciato il leader di lunga data Bashar al-Assad all’inizio di dicembre.

Nel 2023, al-Hassan è stato sanzionato dal governo britannico per aver “represso la popolazione civile in Siria”. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha dichiarato che al-Hassan si è reso responsabile dei crimini commessi nella famigerata prigione di Sednaya, dove gli oppositori del regime di Assad venivano torturati senza sosta.

L’Associazione dei prigionieri e delle persone scomparse della prigione di Sednaya (Admsp) ha dichiarato che al-Hassan ha diretto il tribunale militare siriano dal 2011 al 2014, durante i primi tre anni di guerra civile in Siria. È stato poi promosso a capo del sistema giudiziario militare del Paese.

Il cofondatore dell’Admsp, Diab Serrija, ha dichiarato che al-Hassan ha condannato a morte “migliaia di persone” durante il suo mandato e ha estorto circa 143 milioni di euro ai parenti dei prigionieri in cambio di informazioni sui loro cari.

La Coalizione nazionale delle forze rivoluzionarie e di opposizione siriane, fondata in esilio, ha dichiarato che al-Hassan è uno dei “criminali del regime di Assad” e che il suo arresto segna un passo importante verso l’indagine sui crimini commessi sotto il suo governo.

L’arresto indica che Hts sta intensificando gli sforzi per punire gli ex membri del regime di Assad, nel tentativo di costruire un sistema di governo in un Paese dilaniato dalla guerra civile.

Le organizzazioni internazionali hanno chiesto l’istituzione urgente di meccanismi di responsabilità nel Paese, dato che il nuovo governo ad interim non ha ancora messo in piedi un sistema giudiziario.

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Gli episodi di disordini in varie parti del Paese indicano che Hts potrebbe trovarsi di fronte a importanti sfide nel tentativo di implementare una governance pacifica. Nell’ultima settimana, i membri della comunità alawita, minoranza di Assad, hanno protestato nell’ovest e nella città di Homs per un video pubblicato online che mostrava un santuario alawita dato alle fiamme.

Oltre agli scontri mortali durante la caccia ad al-Hassan, sono scoppiate proteste anche nella capitale del Paese, Damasco, per l’incendio di un albero di Natale, scatenando il timore di un conflitto settario.

Hts ha promesso di creare un sistema pluralista nel Paese, dove vivono diverse comunità religiose. Il loro gruppo, tuttavia, è legato a un’ideologia islamista fondamentalista, il che fa temere che le comunità minoritarie, tra cui cristiani, drusi e alawiti, possano essere perseguite.

Il leader del gruppo, Ahmad al-Sharaa, precedentemente noto come Abu Mohammad al-Jolani, ha promesso che le minoranze saranno protette.

Giovedì, il ministero dell’Informazione ad interim ha dichiarato di aver vietato la pubblicazione di contenuti “a carattere settario che cercano di diffondere divisioni”.



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