Cosa farà Trump nei primi cento giorni

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Se riuscirà nell’intento, sarà la sconfitta della linea politica dei democratici, che hanno sperato fino all’ultimo nell’incandidabilità dell’ex presidente, ritenuto quasi golpista. Non solo: Trump potrebbe anche a cancellare definitivamente i reati che lo riguardano: del resto, concedendo la grazia a suo figlio Hunter, qualche settimana fa, lo stesso Biden ha creato un precedente molto pericoloso.

Mosse eclatanti sull’immigrazione

Non poteva mancare il cavallo di battaglia di Trump: l’immigrazione. C’è da aspettarsi che nei primi 100 giorni Trump faccia qualcosa al riguardo, e che si tratti di qualcosa di eclatante. Nella prima settimana del suo primo mandato (nel 2017), Trump utilizzò i suoi poteri per vietare l’ingresso di tutti i musulmani negli Stati Uniti, imponendo un divieto di viaggio da paesi prevalentemente musulmani – il famigerato muslim ban – e bloccando per quattro mesi l’ingresso di tutti i rifugiati negli Stati Uniti. Una mossa che creò forti proteste internazionali e uno scontro tra il presidente e i burocrati del Dipartimento di Giustizia.

Adesso Trump dice che utilizzerà l’esercito per deportare gli immigrati arrivati negli Stati Uniti, ma solo nei limiti consentiti dalla legge. La Costituzione degli Stati Uniti proibisce infatti l’uso delle forze armate per il mantenimento dell’ordine interno: ma “non impedisce all’esercito di intervenire se si tratta di un’invasione del nostro paese, e io considero ciò un’invasione del nostro paese”, ha precisato Trump.

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Tom Homan, scelto dal miliardario newyorchese per gestire le politiche sull’immigrazione, è una figura controversa e nota per la sua linea dura. Durante la prima amministrazione Trump è stato uno degli architetti della politica di separazione delle famiglie, che ha diviso migliaia di bambini dai genitori al confine tra Stati Uniti e Messico. Trump vorrebe spingersi oltre e mettere fine al diritto di cittadinanza per nascita tramite un’azione esecutiva, ma difficilmente questo avverrà in tempi brevi, dato che bisognerebbe cambiare il 14° Emendamento della Costituzione, che protegge questo diritto.

Vaccini e teorie complottiste

Trump si è detto aperto all’idea di eliminare alcune vaccinazioni obbligatorie per bambini, e ha preso sul serio teorie smentite dalla stragrande maggioranza degli esperti come quella che collega i vaccini all’autismo. Ha detto che qualcosa non va nel sistema sanitario così come lo conosciamo oggi e ha spiegato di aver avuto un lungo incontro con Robert F. Kennedy Jr., suo candidato per il Dipartimento della Salute, e con aziende farmaceutiche, discutendo di vaccini e pesticidi. Trump ha garantito che Kennedy non intende proporre cambiamenti radicali, ma per rincuorare la base elettorale più scettica approfondirà gli studi sui vaccini, lodando quelli fondamentali come il vaccino contro la poliomielite.

Via libera alle criptovalute

Trump propone una riserva strategica di bitcoin gestita dal Tesoro statuntense, idea supportata da proponenti che vedono nel bitcoin il futuro della finanza, ma criticata per la sua volatilità da economisti di lungo corso come Larry Summers. Trump ha annunciato la nomina di David Sacks, sostenitore di lunga data del bitcoin, come plenipotenziario per AI e cripto, una sorta di “zar”, come viene definito il ruolo – piuttosto ambiguo formalmente – Oltreocenano. I critici sostengono che il potenziale di frode delle valute digitali sia una motivo sufficiente affinché l’amministrazione dovrebbe tenere le criptovalute lontane dalla finanza pubblica. I sostenitori, invece, affermano che questo dimostra semplicemente l’importanza di costruire un chiaro quadro legale entro cui operare, come ripete Sacks. In ogni caso, l’apertura di Trump verso le criptovalute ha già portato grandi aspettative nel settore. Non è un caso che da quando Trump è stato rieletto all’inizio di novembre il prezzo del bitcoin è salito a livelli record.

Clima

Ultimo, ma non per importanza: il clima. Convinto negazionista, nei mesi scorsi Trump ha annunciato di voler ritirare (per la seconda volta) gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima. E non solo: pare voglia uscire anche dalla Convenzione Onu che dagli anni Novanta orienta le politiche globali in materia. Fare a meno degli Stati Uniti non sarà facile, dal momento che sono uno tra i più grandi emettitori di anidride carbonica.

Ritiro dall’Oms?

Secondo una notizia pubblicata dal Financial Times, la squadra di Trump che si occupa della transizione starebbe facendo pressione per un ritiro dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Rapidissimi i tempi: l’intenzione sarebbe di abbandonarla “dal primo giorno”, scrive il quotidiano della City riportando l’indiscrezione. Gli Stati Uniti sono il primo contributore dell’Oms, e un eventuale ritiro ne danneggerebbe in maniera imprevedibile la capacità di azione.



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