La Finanziaria 2025 ha visto la luce quando erano da poco passate le 9 del mattino. Dopo una maratona all’Ars iniziata alle 15 di venerdì. Dunque il traguardo è stato tagliato il 28 dicembre, come non accadeva dal 2005 (in quell’anno si centrò addirittura il record del 17 dicembre). E così il governo incassa un via libera che per il secondo anno consecutivo evita il ricorso all’esercizio provvisorio e sblocca la spesa della Regione già dal primo gennaio.
Ma tutto questo ha un prezzo, ed è enorme. Per far sì che si abbassasse il muro di ostruzionismo alzato da giorni dall’opposizione e pure da pezzi della maggioranza (manifestatisi attraverso i franchi tiratori) il governo ha messo sul piatto circa 100 milioni. Tanti ne sono serviti per finanziare gli emendamenti dei deputati, sia di maggioranza che di opposizione. Ed essendo i parlamentari 70, la media matematica indica che a ognuno di essi è andato un budget di un milione e 420 mila euro.
In realtà ai parlamentari del centrodestra è andato un po’ di più di quanto è stato concesso a quelli di opposizione. Ma sono differenze minime che nulla tolgono alla mossa politica: il governo durante la notte ha visto aprirsi davanti a sé un’autostrada. Tra l’altro, per tutto il giorno l’ormai ridotto plotoncino di Sud chiama Nord (il movimento di Cateno De Luca) ha spesso votato a favore delle proposte della giunta. E ciò ha portato a una moltiplicazione dei finanziamenti a favore del Messinese. Ma neppure Pd e 5 Stelle sono stati semplici spettatori.
Una manovra bis nella notte
Alla fine è venuta fuori una manovra bis che accanto ai 23 articoli originari ne mette insieme altri 69 che compongono un testo di 75 pagine aggiuntive. Zeppe, tutte, di contributi a pioggia parcellizzati e camuffati dietro fondi ai Comuni per svariate tipologie di intervento: formalmente le associazioni vicine ai deputati restano escluse ma il canale di finanziamento del 2025 non sarà l’Ars direttamente, saranno i sindaci che sul territorio fanno riferimento ai vari deputati. Aggirato così l’ostacolo dell’accordo che doveva evitare un bis del caso Auteri, cioè dei contributi a pioggia che hanno finanziato associazioni amiche nel mondo dello spettacolo.
Il no ai fondi a bando
Anzi, l’appello delle 103 associazioni escluse dai contributi a pioggia – raggruppate negli Stati Generali dello Spettacolo – è stato respinto: non c’è stato l’aumento del fondo che mette i contributi a bando (il Furs). Soluzione per la quale in aula si è battuta, senza successo la 5 Stelle Roberta Schillaci. Il Furs vale poco meno di 7 milioni. A fronte dei 15 milioni e 835 mila euro andati a una valanga di Comuni per «azioni di promozione turistica e marketing». Accanto a questi spiccano i 60 milioni e 445 mila euro per altri Comuni: anche questi fondi extra (e a pioggia) rispetto gli stanziamenti ordinari: la tabella che indica i vari destinatari, senza alcun bando, consta di ben 23 pagine.
La valanga di contributi a pioggia
Gli articoli che assegnano i contributi a pioggia sono il cuore del maxi emendamento che ha sbloccato l’impasse politica: ci sono pure 8 milioni e 175 mila euro per iniziative legate al mondo dei beni culturali, 2 milioni e 175 mila euro per quelle che si muovono nella galassia della sanità. E ancora, una valanga di contributi, tutti con beneficiari ben individuati dai deputati permettono di realizzare campi sportivi e finanziare i teatri e portano a una spesa aggiuntiva di 6 milioni e 166 mila euro. Per le fondazioni ecco altri 4 milioni e 90 mila euro. Per i sindaci che acquisteranno scuolabus (sempre in un elenco di beneficiari già deciso) ecco altri 4 milioni e 690 mila euro.
Quanto vale la Finanziaria
Come detto il totale di queste misure a pioggia vale circa 100 milioni. Ma ci sono anche altri articoli inseriti dal governo, per misure di più ampio respiro, che portano la spesa aggiuntiva rispetto al testo base fino a 300 milioni. In questo modo la Finanziaria vale 955 milioni, il testo arrivato in aula due settimane fa ne valeva 650. Restano sul piatto altri 15 milioni che – ha assicurato l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino – finanzieranno norme più generali rimaste escluse dalla Finanziaria: in primis quella selle Zes. Sarà, questa, la base del cosiddetto Collegato alla Finanziaria che dovrebbe essere votato all’Ars a gennaio.
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