La pazzia di Monnezzopoli. Lo scandalo più stomachevole dell’Italia unita! – Alta Terra di Lavoro

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Sceneggiata milanese
Berlusconi ad agosto si è esibito in una incredibile sceneggiata, facendosi fotografare armato di carrettino e di ramazza per “insegnare” agli incivili napoletani che le cartacce non si buttano a terra: come se l’emergenza rifiuti fosse dipesa dal comportamento di pochi incivili (che pure a Napoli non mancano ed anzi prosperano e si moltiplicano perchè, a differenza di quel che succede in altre città ed all’estero, non sono mai sanzionati ed hanno acquisito la certezza dell’impunità)! Eppure sembra che questa sceneggiata sia piaciuta a molti, evidentemente di bocca molto buona…

Per rincarare la dose, Berlusconi a fine agosto a Tokyo, in risposta a chi gli chiedeva notizie circa le intercettazioni telefoniche, ha pronunciato questa frase che poteva risparmiarsi: «L ‘immondizia parla solo a Napoli». Da un capo di governo che si dichiara “napoletano nato a Milano” ed e autore, con Mariano Apicella, di canzoni in lingua napoletana, certe volgarità dovrebbero essere evitate.

Hanno lavorato per l’emergenza
II giornalista Paolo Chiariello ha raccontato lo scandalo dell’”emergenza rifiuti” in un libro interessantissimo: Monnezzopoli. La grande truffa (Tullio Pironti editore, pp. 218), in cui documenta “dove sono finiti i due miliardi di euro per l’emergenza rifiuti”. Una cifra astronomica; ma agli sprechi siamo abituati: negli ultimi dieci anni, per fare un solo esempio, gli italiani hanno speso per Alitalia 3 miliardi di euro!
Impossibile ripercorrere tutta questa dannata storia, ma vogliamo ricordare, basandoci sul libro di Paolo Chiariello, qualcuno degli episodi piu significativi.

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Procedura celere

 

II giudice per le indagini preliminari Rosanna Saraceno ha parlato di “truffa aggravata, continuata e tutt’ora in corso di esecuzione”. I manager della Impregilo avrebbero dovuto ritirare la spazzatura raccolta per strada nei sette impianti di compostaggio costruiti in tutta la Campania, trasformare quei rifiuti in Cdr (=com-bustibile da rifiuti, le cosiddette ecoballe) e bruciare queste ecoballe “di qualita” nei forai dei termovalorizzatori in costruzione. E cosi i manager della Impregilo avrebbero trasformato le 7mila e 200 tonnellate di rifiuti prodotte quotidianamente dai campani in energia elettrica da vendere ad un prezzo triplo rispetto a quello di mercato. Che e successo? Che le cosiddette ecoballe non avevano le caratteristiche chimico-fisiche minime richieste per legge per consentire l’avvio ai termovalorizzatori delle balle di Cdr (quegli enormi cilindri di immondizia impacchettata e incellofanata e poi accantonati dappertutto in Campania, mostruosi “pacchi” rifilatici dai furboni pataccari della Impregilo). A coprire le inadempienze della Impregilo sarebbe stato Raffaele Vanoli, vicario di Bassolino nella struttura del Commissariato per l’emergenza rifiuti, con una apposita ordinanza che avrebbe “autorizzato” la produzione di Cdr di qualita nettamente inferiore alle caratteristiche previste dalla normativa vigente. E cosi si e giun-ti al sequestro di nove siti di stoccaggio delle balle di Cdr, con ben tre milioni di ecoballe, disposto dal gip Rosanna Saraceno, che ha messo sotto accusa Antonio Bassolino, presidente della Regione e Commissario delegate all’emergenza rifiuti, per aver commesso il reato di abuso d’uf-ficio, avendo firmato alcune ordinanze con cui “si autorizzavano le piazzole di siti di stoccaggio” finite sotto sequestro, e “un ‘attivita di discarica a cielo aperto”. Accuse che coinvolgono anche i vertici di Impregilo, Piergiorgio e Paolo Romiti, Armando Cattaneo, e gli ex subcommissari per l’emergenza rifiuti e stretti collaboratori di Bassolino, Raffaele Vanoli e Salvatore Acampora.
L’Avvocatura distrettuale dello Stato di Napoli il 20 maggio 2005 notifico un atto di citazione nei confronti delle societa affidatarie del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in regime di esclusiva in Campania per il risarci-mento del danno provvisoriamente quantificato in 43 milioni e 600mila euro; in data 15 marzo 2006 sempre l’Avvocatura dello Stato ha chiesto un ulteriore risarcimento pari a 415 milioni di euro.

Logica di profitti e devastazione ambientale
Per giustificare l’inerzia bassoliniana, Massimo Paolucci, per lungo periodo vicario del Commissario per l’emergenza rifiuti, rispose al giudice che l’interrogava che “era nostra (cioe sua e degli altri due subcommissari, N.d.A.) inten-zione raccogliere quante piu informazioni possibili per poter circostanziare questa diffida (alle societa affidatarie degli appalti, N.d.A.). Questo ovviamente non poté materialmente tradursi in pratica in conseguenza delle dimissioni del presi¬dente Bassolino”. Ma il giudice ha ironicamente sottolineato che nelle note, con le quali il com¬missario Bassolino relazionava periodicamente alla Presidenza del Consiglio sullo stato della gestione dell’emergenza, nessun cenno e fatto alle inefficienze delle affidatarie ed anzi venivano esaltati gli aspetti tecnologici e gestionali del servizio stesso. Interrogate il 19 luglio 2006, Bassolino si e giustificato dicendo di non aver mai saputo dell’esistenza di una clausola contrat-tuale che imponeva a Fibe di ricevere comunque i rifiuti solidi urbani raccolti nella Regione Campania e di smaltirli e di non aver mai letto il contratto da lui firmato. Lui firmava contratti milionari, ma senza conoscere il contenuto di quel che sottoscriveva. Si fidava ciecamente dell’av-vocato Enrico Soprano, che esaminava preventi-vamente atti, delibere e contratti da firmare; per le sue consulenze, l’avvocato Soprano avrebbe fat-turato 21 incarichi per un totale di 921mila euro solo per conto del Commissariato straordinario di governo per l’emergenza rifiuti.
La mancanza di controlli da parte della strut¬tura commissariale sulle aziende che gestivano il ciclo dei rifiuti avrebbe consentito – ritengono i magistrati titolari dell’inchiesta – comportamenti scorretti di queste ultime, come la scelta di siti di discariche o depositi per lo stoccaggio di ecobal¬le seguendo una logica di profitti, senza alcun riguardo per l’impatto ambientale. «Si pensi -argomenta il gip Rosanna Saraceno – che nei 2002 nei solo territorio di Giugliano in Campania insistevano I ‘impianto di Cdr, i siti di stoccaggio delle ecoballe, la discarica pubblica Resit, la discarica Masseria del Pozzo e sempre in quel contesto la Fibe aveva chiesto ed ottenuto I’autorizzazione ad aprire anche la discarica di Settecainati».
Come se non bastasse, «Il fermo degli impianti e il blocco nella ricezione dei rifiuti veniva di volta in volta programmato e attuato quale strumento di pressione nei confronti della struttura commissariale, costretta a individuare siti di smaltimento alternativbr, c’e un’intercetta-zione telefonica tra capi di impianti di Cdr che si scambiano consigli su “come” fermare l’afflusso dei rifiuti per scatenare l’emergenza.

Sprechi incredibili
A giudicare dal grande spreco di risorse (due miliardi di euro), tutta la macchina organizzativa, che avrebbe dovuto risolvere alle radici il problema dei rifiuti, ha in realtà lavorato per l’emergenza. La struttura commissariale non ha dipendenti diretti, ma in compenso ha tante sedi: per la sede di via Santa Lucia, che ha una superficie di circa 430 metri quadrati, si paga un fitto di circa 7.000 euro mensili: complessivamente solo per l’affitto dei locali (perfettamente inutili) il Commissariato spende ogni anno circa 250mila euro.
La fantasia dei Commissari s’e sbizzarrita in un modo che ha dell’incredibile: si e creato per esempio il Pan Spa, un carrozzino di potere crea¬to da Bassolino, costato 500mila euro, con 100 dipendenti, poi divenuti 210, il cui compito sarebbe stato quello di fornire ai cittadini della Campania “informazioni in materia ambientale”. Altra trovata di Bassolino il “progetto Sirenetta” (Network e tecnologia ambientale), costato 9 milioni di euro, che avrebbe dovuto dotare i camion che trasportavano i rifiuti di antenna satellitare, per poterli seguire e sapere dove, come e quando andavano a sversare l’immondizia. II progetto Sirenetta, nonostante il costo salatissimo, non e mai entrato in funzione.
I 2.500 dipendenti, ex lavoratori socialmente utili, assunti (dal subcommissario Giulio Facchi, senza rispettare le norme del collocamento) prima a tempo determinato e poi a tempo inde-terminato, dei 18 Consorzi di Bacino della Campania, che si sarebbero dovuti occupare della raccolta differenziata dei rifiuti, per anni impegnati a giocare a carte per tutta la giornata “lavorativa”, sono perfino scesi in piazza per chiedere di guadagnarsi lo stipendio lavorando sul serio! Il loro costo viene caricato direttamen-te sulla tassa per i rifiuti, che in Campania e piu salata che altrove.
Alla data del 12 marzo 2004 solo per la raccolta differenziata (non effettuata!) il Commissariato aveva speso 160 milioni di euro.

Disastro sanitario di proporzioni immense
Purtroppo non si e trattato solo di uno sper-pero incredibile di risorse economiche: la Campania ha subito una spaventosa devastazione ambientale ed un disastro sanitario di proporzioni non ancora svelate. Non è più un mistero per nessuno che la pluriennale gestione scorretta del ciclo dei rifiuti, sia solidi urba-ni che tossici, e le pratiche eco-mafiose legate a queste attività, hanno determinato un disa¬stro che sta influendo in maniera significativa sulla mortalità della popolazione residente nelle province di Napoli e Caserta.
L’antica Campania Felix e ormai una grande discarica a cielo aperto, dove lo smaltimento cri-minale di rifiuti solidi urbani, tossici e pericolosi e un affare non solo di camorra, ma anche di Stato. Negli ultimi anni nel comprensorio flegreo sono state aperte più discariche dal Commissariato per l’emergenza rifiuti di quanti sversatoi abbiano illegalmente riempito gli uomini del clan dei Casalesi.
Sono state scelte scellerate quelle di aprire altre tre discariche nel giuglianese tra il 2004 e il 2007, di costruire cinque impianti per la produ-zione di Cdr tra Caserta e Napoli (tra il 2000 e il 2004), di realizzare due termovalorizzatori ad Acerra e Santa Maria la Fossa, più un terzo a Napoli ed un quarto a Salerno, di aprire sette siti di stoccaggio “provvisorio” di ecoballe, seque-strati nell’agosto del 2007 dalla magistratura per¬chè senza autorizzazione e perchè di fatto erano discariche che appestavano Paria e inquinavano le falde acquifere.
II «vero e proprio comitato d’affari che gestisce – grazie all’alleanza tra organizzazioni criminali, imprenditoria corrotta e settori deviati dell ‘amministrazione pubblica e della rappre-sentanza politica (cosi hanno “fotografato” la situazione le Assise di Palazzo Marigliano) – una fitta rete di interessi economici legati alla gestione delle cave, delle discariche e dello smaltimen¬to dei rifiuti tossici e urbani» ha compromesso in modo quasi irreparabile il territorio a cavallo tra le province di Napoli e Caserta.
Nel “triangolo della morte” formato dai comuni di Nola, Marigliano ed Acerra, l’indice di mortalità per tumore e molto più elevato che nel resto d’Italia ed e conseguenza diretta dello smaltimento illegale dei rifiuti nelle discariche abusve della zona. Questo disastro ha provocato anche la morte di migliaia di ovini e bovini e di chi li accudiva. Emblematica la storia di Vincenzo Cannavacciuolo, uno degli ultimi pastori dell’area nord di Napoli, che dopo anni di battaglie contro discariche abusive e legali, in poche settimane è stato divorato a 59 anni da un tumore; prima di morire, aveva visto uccidere dai tumori anche le sue duemila pecore. Confessiamolo: anche noi ci siamo dimostrati poco attivi nella denuncia di questo disastro ambientale e sanitario, nella convinzione che si trattasse di squallidi e passeggeri episodi di cattiva amministrazione. Invece hanno stravolto, e forse compromesso in modo definitivo, il nostro territorio e la nostra salute.

Soluzioni scellerate
II governo Berlusconi, sulla scia del governo Prodi, nel tentativo maldestro di “risolvere” una volta per tutte l”‘emergenza rifiuti”, ha compiuto una serie di ulteriori scelte scellerate. Hanno deciso di aprire una discarica in una cava fra Chiaiano e Marano, all’interno del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, in una zona densamente abitata ed a breve distanza dalla Zona Ospedaliera, militarizzando l’area. Questo perche anche Napoli “deve” avere una discarica! Con dieci discariche e quattro inceneritori vorrebbero fare della Campania lo sversatoio d’ltalia.
La soluzione? Bisogna produrre meno rifiuti, attuare il riciclaggio e la raccolta porta a porta, ricorrere al trattamento a freddo: in questo modo i rifiuti da portare in discarica sarebbero in quantità trascurabile e non ci sarebbe bisogno di inceneritori, che producono polveri ultrasottili nocive che nessun filtro e in grado di eliminare!
II sindaco Iervolino poteva quindi risparmiarsi l’umiliante passeggiata al termovalorizzatore di Brescia.
Ed è vergognosa la decisione di consentire alia Fibe di completare l’impianto di Acerra, proprio mentre questa societa viene processata, tra l’altro, per frode in pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Chiste so’ sempe chiù pazze! Non resta che affidarci a San Gennaro e a quella parte della magistratura che ha conservato onestà ed amore per il nostro popolo.
Gabriele Marzocco

fonte

https://www.nazionenapulitana.org/monn.htm





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