La scalata alla curva e l’omicidio Bellocco, i verbali segreti del capo ultrà Beretta

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L’ex leader nerazzurro ha deciso di collaborare con i magistrati che indagano sul rapporto tra curve e ‘ndrangheta. Nel suo racconto anche l’origine dell’amicizia con Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, ucciso in un agguato a Roma nel 2019

«Io è da quando ho 17 anni che frequento Curva Nord, ho sempre fatto… tutta la trafila fino a diventare il capo». È il 22 novembre e Andrea Beretta, ex leader del tifo organizzato nerazzurro, è seduto di fronte ai pubblici ministeri Paolo Storari e Alessandra Dolci, titolari insieme alla collega Sara Ombra dell’inchiesta che ha decapitato le curve di Inter e Milan.

Quel giorno d’autunno di circa un mese fa Beretta è dunque un fiume in piena: ha deciso di collaborare, di raccontare tutto, di parlare «del merchandising, delle associazioni qui a Milano, dei parcheggi» e anche del suo rapporto con Antonio Bellocco, il rampollo di ‘ndrangheta che ha ucciso lo scorso 4 settembre.

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Ne vengono fuori tre verbali e centinaia di pagine, molte delle quali omissate, che ricostruiscono un quadro impietoso, quella della Milano del pallone che davanti agli affari sembra non guardare in faccia nessuno. Una commistione tra sport e malavita tra gli spalti del San Siro.

L’ASCESA

Tra i capitoli che il nuovo pentito Beretta affronta c’è anche quello che riguarda l’omicidio dell’ultrà Vittorio Boiocchi, freddato a 69 anni con due colpi di pistola il 29 ottobre del 2022 da due killer a volto coperto. Un omicidio che, per come emerge nei verbali resi ai magistrati, rappresenta lo spartiacque nella gestione del “potere” interno alle curve e allo stadio. Dopo la morte di Boiocchi, infatti, è lo stesso Beretta a prendere in mano il comando e a tentare una scalata insieme a Bellocco, scatenando i malumori delle altre frange nero azzurre. Tra tutti quelli di Domenico Bosa, in arte Mimmo Hammer, a capo degli Hammerskin, “sezione” estremista del tifo organizzato.

«Dopo l’omicidio Boiocchi praticamente gli Hammer tentano il colpo – racconta Beretta nel verbale – Quando è morto Vittorio loro cos’hanno fatto? Si sono presentati a casa (…) e hanno preso la cassa del gruppo, capito? Come se fossero loro i detentori del comando, no?». È così che Beretta continua il racconto e ricostruisce le relazioni degli Hammer coi calabresi, i «Morabito, i Mancuso, i De Stefano». Con quelle famiglie di ‘ndrangheta i cui nomi tornano spesso nelle carte giudiziarie di “Doppia Curva”, l’inchiesta partita appunto dalla procura meneghina.

Nella lotta per il potere gli Hammer rappresentano pertanto un problema per Beretta, che racconta di essersi sentito «aggirato attraverso di lui» e cioè attraverso Bellocco. Pare anche questo il motivo per cui Beretta stringe un rapporto di “amicizia” con il rampollo della famiglia ‘ndranghetista. Quando del resto la pm Dolci chiede: «L’avete assoldato come vostro socio per avere la protezione nei confronti di pretese di eventuali altre famiglie calabresi?», la risposta è chiara. «Sì, l’idea era quella», dice Beretta.

Poi però Bellocco prende sempre più potere e tenta la scalata. I suoi sogni di gloria svaniscono tre mesi fa, con le ventuno coltellate che lo portano alla morte.

MILANO ROMA

Ma se l’amicizia tra Bellocco e Beretta si rivela fatale, altra cosa è quella che lega l’ex capo ultrà dell’inter col suo omologo della Capitale. Beretta d’altronde ripercorre anche altre storie, il gemellaggio ad esempio con la curva laziale degli Irriducibili. E fa il nome di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, ucciso in un agguato a Roma nel 2019.

«Il gemellaggio con la Lazio è un gemellaggio diciamo trentennale. È stato fatto da Fabrizio Diabolik e Franco Caravita, diciamo, è partito così, è partita come una roba anche di ideologia politica, perché sono tutte e due tifoserie comunque di destra, molto accentuate, e quando io ho preso in mano la Curva Nord da Roma sono venuti su a conoscermi Fabrizio Diabolik, questa gente qua, perché volevano sapere un po’ chi… chi fossi io – racconta Beretta nei verbali – Siamo andati a mangiare insieme in Corso Como ed è nata subito un’amicizia con Fabrizio, che mi ha invitato anche al matrimonio, sai quando incontri quella persona che riesci a parlare?».

Un’amicizia autentica, culminata nell’affitto di case a Roma, per cui Diabolik «si era messo a disposizione», e anche in uno scontro fatto insieme allo stadio. «In quale occasione?», chiede il pm Storari. «Coppa Italia Lazio-Atalanta… noi siamo andati giù». Una trasferta al “sud” targata Irriducibili.

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Intanto il 20 febbraio è in programma l’udienza per il giudizio immediato nei confronti di diciotto degli arrestati nell’ambito di “Doppia curva”. L’inchiesta che ha svelato il malaffare all’ombra del duomo di Milano e dentro il San Siro.

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