La manovra 2025 è legge. L’Aula del Senato ha dato il via libera definitivo al provvedimento, esprimendosi prima con 112 sì sulla questione di fiducia posta sul provvedimento (i no sono stati 67) e poi con 108 voti favorevoli (63 no) sul testo.
La terza manovra firmata dal governo Meloni è stata – come avviene dal 2018 – appannaggio tendenzialmente di un solo ramo del Parlamento: dopo due mesi di esame alla Camera, il passaggio al Senato è durato meno di una settimana. L’obiettivo d’altronde è evitare di scavallare il 31 dicembre e piombare in esercizio provvisorio, cosa che non accade all’Italia dal 1988. Per evitare che si reiteri il monocameralismo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha suggerito la necessità di «aggiornare la legge di contabilità in base alle nuove regole europee, anche nel rispetto del criterio Ue della traiettoria di spesa netta che fino a poco tempo fa non esisteva» per evitare il monocameralismo. L’iniziativa deve però essere parlamentare e «noi siamo assolutamente disponibili».
Nel suo complesso la legge di Bilancio vanta un «grande equilibrio, che sostiene i redditi medio-bassi, aiuta le famiglie con figli, stanzia risorse record per la sanità, riduce la pressione fiscale e dà una mano a chi produce e crea occupazione e benessere» ha spiegato la premier, Giorgia Meloni. «Abbiamo utilizzato le limitate risorse a disposizione per rafforzare le principali misure introdotte in questi anni, rendendone alcune strutturali e con una platea più estesa, a partire dal taglio del cuneo fiscale. Abbiamo proseguito sulla strada del sostegno alla natalità e del lavoro femminile, e siamo intervenuti a sostegno delle imprese che investono e rafforzano la propria solidità e competitività». L’Italia compie così «un altro passo in avanti per costruire un’Italia più giusta, forte e competitiva» ha aggiunto la leader di Fdi.
Il taglio del cuneo fiscale
Tra le molteplici novità introdotte in manovra spiccano la riduzione del cuneo fiscale per i redditi fino a 40 mila euro e il passaggio a tre aliquote Irpef che valgono due terzi dei 30 miliardi complessivi stanziati.
Viene inoltre alzata la detrazione per lavoro dipendente da 1.880 a 1.955 euro, per i redditi fino a 15 mila euro. E le partite Iva che hanno una seconda attività come lavoratori dipendenti potranno pagare una flat tax su queste entrate. Il tetto per accedere a questa misura, che esiste già, si sposterà: invece di 30mila euro, potranno farlo tutti coloro che guadagnano fino a 35mila euro con il lavoro dipendente.
Non solo tagli di tasse però: per reperire le risorse necessarie il governo ha introdotto anche una stretta massiccia sulle detrazioni per i redditi sopra i 75 mila euro che vale un miliardo di euro.
Torna il bonus bebè
Con la manovra 2025 scatta per i nuovi genitori il congedo parentale, retribuito all’80%, per la durata di tre mesi (prima erano due mesi). Torna poi il bonus bebè, sotto il nome di «Carta per i nuovi nati» da 1.000 euro, per incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno, ma solo per i genitori con redditi entro la soglia Isee di 40 mila euro.
Inoltre viene istituito un fondo Dote Famiglia, finanziato con 30 milioni di euro nel 2025, da utilizzare per le attività extra scolastiche dei figli a carico, con un’età compresa tra i 6 e i 14 anni, delle famiglie con un reddito con Isee pari o inferiore a 15.000 euro.
Mini aumento per le pensioni minime
Poche novità per quanto riguarda le pensioni. prosegue il meccanismo della rivalutazione delle pensioni, che adeguerà gli assegni all’inflazione, seppur con aumenti contenuti (+0,8%) a causa del rallentamento del costo della vita. Anche le pensioni minime subiranno un lieve aumento, passando da 614,77 a 616,67 euro mensili (+2,2%), neanche 2 euro in più.
Vengono prorogate le misure di flessibilità in uscita già in vigore: Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Si aggiunge però la possibilità per chi ha i requisiti per usare Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi, con un ricalcolo contributivo dell’assegno) ma decide di non farlo potrà avere il bonus Maroni: non verserà più i contributi, che invece gli verranno erogati direttamente in busta paga, con un aumento del 9,19%.
In più, c’è la possibilità di andare in pensione per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, ad almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi. Ma bisogna già aver raggiunto una pensione pari ad almeno tre volte l’assegno sociale. Per queste persone, la legge di bilancio introduce la possibilità di usare anche la previdenza contributiva. Ma si tratterà, almeno all’inizio, di una platea molto ridotta.
Bonus ristrutturazioni e gli altri incentivi edilizi
Sul fronte casa sono confermati per il 2025 alcuni bonus edilizi, ma con alcune limitazioni. L’Ecobonus e il bonus Ristrutturazioni arriveranno al 50% per la prima casa e al 36% per gli altri edifici. Il Superbonus scenderà invece al 65%, ma si potrà usare solo per i lavori che avevano già presentato la Cilas (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata) entro il 15 ottobre scorso.
E ancora sempre in materia di lavori domestici, partirà un nuovo bonus Elettrodomestici finanziato per 50 milioni di euro. Rottamando il proprio vecchio elettrodomestico, si potrà ottenere uno sconto fino a 100 euro – o fino a 200 euro per i redditi bassi – per l’acquisto di uno nuovo che sia ad alta efficienza energetica. Confermato anche il bonus mobili: il 50% della spesa, fino a 5mila euro in tutto.
Cambiano poi le norme per il Fondo mutui prima casa. La garanzia dei prestiti per comprare una prima casa sarà rivolta esclusivamente agli under 36, alle giovani coppie, ai genitori single con figli minori e a chi vive in case popolari. Sempre per quanto riguarda le abitazioni, il governo ha deciso di rifinanziare il Fondo morosità incolpevole per chi è in difficoltà a pagare l’affitto per difficoltà economiche improvvise. Era stato cancellato nel 2022. A disposizione ci saranno 10 milioni di euro l’anno prossimo e 20 milioni per il 2026.
Cresce poi la dotazione del fondo per il bonus Affitto destinato agli studenti fuorisede: 1 milione di euro per l’anno 2025 e di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027.
Introdotta l’Ires premiale
Diverse misure della legge di Bilancio 2025 riguardano le imprese. La principale è l’introduzione dell’Ires premiale con uno sconto del 4% dell’aliquota per le imprese che accantonano utili e reinvestono in nuove assunzioni a tempo indeterminato. La misura costa poco più di 400 milioni e prevede un ulteriore contributo delle banche.
Il tetto dei fringe benefit sale a mille per tutti, duemila per chi ha figli; importi maggiorati (fino a 5mila euro) per i neoassunti che accettano di trasferirsi ad oltre 100 chilometri da casa. La somma servirà quindi a pagare le spese di affitto o di manutenzione della casa.
Prorogati per tre anni la detassazione dei premi di produttività (dal 10% al 5%) e il fondo di Garanzia per le Pmi. Arriva un fondo ad hoc di 70 milioni per finanziare la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili.
I passi indietro su cripto e web tax
Se all’ultimo è saltata la norma sui revisori del Mef nelle aziende e negli enti che percepiscono contributi pubblici oltre 100 mila euro, dopo diverse politiche è stato istituito presso la presidenza del Consiglio un Fondo con una dotazione di 500 mila euro annui dal 2025 per ministri e sottosegretari non eletti e non residenti a Roma che vengono effettuate per motivi di lavoro.
Riviste anche le tasse sulle cripto, riportate dal 42% al precedente 26%, e la web tax, che con il tetto dei ricavi superiori a 750 milioni di euro non si applicherà alle pmi e l’editoria online.
Rifinanziato il Fondo Automotive
Due disposizioni riguardano il comparto delle auto. Da un lato, aumentano le tasse sulle auto aziendali a uso promiscuo, in particolare quelle alimentate a benzina o gasolio. Per calcolare l’imposta non conterà più la quantità di emissioni inquinanti del veicolo, come negli ultimi anni, ma solo il tipo di alimentazione. Dunque, i dipendenti che ricevono come benefit un’auto aziendale che possono usare anche nella propria vita privata, si troveranno probabilmente a pagare più tasse di prima se il mezzo va a benzina o diesel, e meno se è elettrico o ibrido.
La manovra inoltre stanzia 400 milioni di euro divisi su due anni per il ripristino del fondo Automotive. Il provvedimento aggiunge 200 milioni per il 2026 e altrettanto per il 2027.
Più fondi per il Ponte sullo Stretto e la Metro c
Il mondo dei trasporti è uno dei protagonisti della legge di Bilancio 2025 con molteplici misure. Si passa dall’aumento di quasi 1,4 miliardi l’anno fino al 2032 dei fondi destinati al Ponte sullo Stretto, rispetto agli 11,6 miliardi della manovra dello scorso anno.
Un miliardo in più va alla Tav Torino-Lione. Arrivano fondi anche ad altre infrastrutture, dalla Tav alla Sibari-Catanzaro e a Ferrovie.
E ancora sono stati ripristinati i fondi per la prosecuzione della Metro C di Roma oltre piazza Venezia, l’ultima stazione della linea di cui è stata avviata la costruzione, per assicurare la prosecuzione fino alla Farnesina.
Altre misure: dalla Zes ai birrifici
Da evidenziare ci sono anche l’aumento dei fondi a 2,2 miliardi (da 1,6) per il credito d’imposta per investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno (Zes) e gli ulteriori 1,3 miliardi per finanziare il fabbisogno sanitario nazionale standard.
Cambiano i limiti di detassazione delle mance ai camerieri. L’aliquota del 5% si applica per le mance fino al 75% dei redditi percepiti. Al momento la tassazione è prevista fino al 50% del reddito.
Arriva un fondo da 700mila euro a decorrere dal 2025 per la promozione e lo svolgimento di iniziative per la celebrazione dell’80esimo anniversario della Resistenza e della guerra di Liberazione, della Repubblica e del voto delle donne e della Costituzione.
Molto specifici sono poi gli sconti dal 20 al 50% (inversamente proporzionali a seconda della quantità di birra prodotta) sulle accise delle birre artigianali prodotte da piccoli birrifici con volumi di produzione fino a 60 mila ettolitri annui. E sono stati assegnati 100mila euro a un’associazione per la promozione del gelato artigianale.
Introdotta inoltre una detrazione forfettaria di 1.100 euro dalla spesa sostenuta dai non vedenti per il mantenimento dei cani guida. (riproduzione riservata)
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