Si aggrava la situazione in Mozambico, dove una maxi-evasione di detenuti dal carcere di massima sicurezza di Maputo ha ulteriormente alimentato le tensioni post-elettorali sfociate da oltre due mesi in violente proteste, con il Paese sull’orlo di una vera e propria guerra civile. Nel giorno di Natale, più di 6 mila detenuti sono riusciti ad evadere dalla struttura a sud-ovest della capitale in seguito ad una rivolta, ingaggiando scontri con le forze di sicurezza nei quali sono morti non meno di 33 prigionieri ed altri 15 sono rimasti feriti. Fra gli evasi ci sono anche 29 persone condannate per terrorismo e per affiliazione con i jihadisti che dal 2017 attaccano civili e militari nella provincia settentrionale di Cabo Delgado – dove Total, Saipem ed Eni partecipano a progetti di estrazione di Gas naturale liquefatto (Gnl) da 20 miliardi di dollari -, mentre circa 150 fuggitivi sono stati catturati e ricondotti in carcere. La fuga è iniziata il 25 dicembre intorno a mezzogiorno. Secondo le ricostruzioni della polizia, alcuni detenuti avrebbero sfruttato la protesta di un gruppo di manifestanti nelle vicinanze della struttura, impadronendosi delle armi delle guardie e liberando altri detenuti. “Siamo preoccupati, come Paese, come mozambicani, come membri delle forze di difesa e di sicurezza”, ha detto ai giornalisti il capo della polizia, Bernando Rafael, che ha tracciato un quadro complesso.
La situazione è tanto più grave perché s’inserisce nel solco dell’ondata di proteste avviata dalle opposizioni del Paese, che da oltre due mesi contestano a suon di manifestazioni l’esito ufficiale delle elezioni presidenziali dello scorso 9 ottobre. Secondo quanto annunciato dalla commissione elettorale dopo il voto e confermato lunedì scorso dal Consiglio costituzionale, il vincitore delle elezioni è Daniel Chapo, candidato del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), partito al governo dall’indipendenza del 1975. A mobilitare centinaia di attivisti e di delusi del governo di Filipe Nyusi è stato Venancio Mondlane, candidato indipendente alla presidenza sostenuto dal partito Podemos, arrivato secondo. Mondlane non ha mai riconosciuto la vittoria del rivale e si è autoproclamato vincitore delle elezioni, indicendo dal 21 ottobre un’ondata di manifestazioni con tanto di “marcia su Maputo” per contestare un risultato a suo avviso fraudolento. Gli scontri durante le manifestazioni e la violenta repressione della polizia – si contano non meno di 276 morti dall’inizio delle proteste, 125 solo negli ultimi tre giorni – lo spingeranno a fuggire prima in Sudafrica, poi in un luogo sconosciuto, affermando di essere in pericolo di morte. Ricorsi per irregolarità sono stati presentati in tribunale anche dagli altri partiti di opposizione con candidati alla presidenza, gli ex guerriglieri della Resistenza nazionale mozambicana (Renamo) e il Movimento democratico del Mozambico (Mdm). Irregolarità rilevate anche dalla missione di osservazione elettorale dell’Unione europea, che ha denunciato modifiche “ingiustificate” dei risultati e una gestione opaca del conteggio delle schede.
Il verdetto del Consiglio costituzionale ha spinto centinaia di persone a tornare a manifestare il loro dissenso innalzando barricate e bloccando la circolazione nella capitale ed in altre città del Mozambico. Le forze di sicurezza hanno risposto con gas lacrimogeni ed una dura repressione. Qualche settimana fa, un cingolato dell’esercito ha intenzionalmente investito un camioncino dell’opposizione fermo in mezzo alla strada, mandando in terapia intensiva una donna, ora fuori pericolo. In un messaggio pubblicato sui suoi canali social nel fine settimana, Mondlane aveva minacciato una “nuova rivolta popolare” se i risultati comunicati dalla Commissione elettorale – che aveva sancito la vittoria di Chapo – non fossero stati ribaltati. Pur confermando la vittoria del candidato del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), il Consiglio costituzionale ha rivisto al ribasso il suo margine di vittoria, proclamando Chapo vincitore delle elezioni con il 65 per cento contro il 24 per cento ottenuto da Mondlane, mentre la Commissione elettorale aveva attribuito a Chapo il 71 per cento dei voti contro il 20 per cento del suo principale sfidante. Mondlane, da parte sua, ha rivendicato la vittoria con il 53 per cento dei voti sulla base di un conteggio parallelo, denunciando gravi irregolarità nelle operazioni di voto. Secondo i dati raccolti dalla Piattaforma della società civile per l’osservazione elettorale (Decide), il maggior numero di decessi si è registrato nelle province di Gaza, Nampula e Cabo Delgado.
In questo contesto, Unione africana ed Unione europea hanno lanciato appelli alla calma. Il presidente della Commissione dell’Ua, Moussa Faki Mahamat, ha espresso profonda preoccupazione per le violenze in corso in Mozambico, in particolare dopo la proclamazione dei risultati definitivi delle elezioni da parte del Consiglio costituzionale. In una dichiarazione, Mahamat ha esortato “il governo e tutti gli attori politici e sociali nazionali a cercare una soluzione pacifica per risolvere l’attuale crisi, al fine di evitare ulteriori perdite di vite umane e distruzioni di proprietà”. Da parte sua, l’Ue ha invitato il presidente eletto del Mozambico Daniel Chapo ad avviare immediatamente un dialogo con i concorrenti sconfitti, che includa le organizzazioni pertinenti della società civile che promuovono i valori democratici e i diritti umani. Nella nota, Bruxelles ha ricordato la valutazione del voto espressa dalla missione elettorale dell’Ue (Eu Eom), nella quale venivano evidenziate irregolarità durante il conteggio dei voti e alterazioni ingiustificate dei risultati elettorali. Daniel Chapo giurerà come presidente del Mozambico il mese prossimo, Tuttavia, invitando i suoi sostenitori a portare avanti la protesta “con intelligenza e unità”, Mondlane ha, da parte sua, annunciato che s’insedierà alla guida del Paese il 15 gennaio.
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