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di Marco Palombi

Le criptovalute[i] si sono imposte come uno dei fenomeni finanziari più significativi degli ultimi decenni.

Nate come risposta alla crisi finanziaria globale del 2008, esse rappresentano un’alternativa ai sistemi tradizionali centralizzati, basandosi sulla tecnologia blockchain per garantire trasparenza e sicurezza nelle transazioni. A partire dal 2009, con il lancio di Bitcoin[ii], il mercato delle criptovalute è cresciuto in maniera esponenziale, passando da un volume totale di transazioni di pochi milioni di dollari nei primi anni a oltre 14 trilioni di dollari nel 2024, secondo Chainalysis.

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Questa crescita ha portato a un’espansione significativa del numero di utenti globali, stimati in circa 562 milioni nel 2024, con una distribuzione che varia tra economie avanzate ed emergenti.

Parallelamente, l’evoluzione delle criptovalute ha stimolato un acceso dibattito sulle loro implicazioni economiche e sociali.

La decentralizzazione promossa dalle criptovalute introduce un paradigma alternativo, dove la fiducia non risiede più in un’autorità centrale ma è distribuita tra i nodi di una rete globale.

Tuttavia, questa libertà non è senza costi. La perdita del controllo statale sulla gestione della moneta porta con sé implicazioni significative. Secondo la Banca Mondiale, i paesi in via di sviluppo perdono circa il 10-15% delle entrate fiscali potenziali a causa dell’evasione fiscale facilitata dalle criptovalute. Negli Stati Uniti, il Tesoro ha stimato che l’evasione fiscale legata alle criptovalute ha superato i 50 miliardi di dollari nel 2023, portando il Congresso a proporre nuove normative sulla trasparenza delle transazioni (Congressional Research Service, 2024).

Dal punto di vista geopolitico, l’ascesa delle criptovalute rappresenta una sfida diretta all’egemonia del dollaro statunitense. I paesi BRICS stanno sviluppando attivamente stablecoin ancorate a un paniere di valute locali o risorse come l’oro, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal dollaro. Durante il summit BRICS del 2024, è stata annunciata l’intenzione di creare una piattaforma blockchain comune per regolare il commercio tra i membri del blocco, con una stima iniziale di transazioni per oltre 200 miliardi di dollari entro il 2026 (Contropiano, 2024).

Anche le implicazioni sociali delle criptovalute sono profonde. Mentre offrono una maggiore trasparenza rispetto ai sistemi bancari tradizionali, questa trasparenza solleva interrogativi sulla privacy individuale. Progetti come Monero e Zcash, che garantiscono l’anonimato delle transazioni, hanno attirato l’attenzione di governi e regolatori per il potenziale utilizzo in attività illecite. Secondo un rapporto di Europol del 2023, circa il 4% delle transazioni globali in criptovalute sono legate a crimini finanziari, con un valore stimato di 25 miliardi di dollari.

Il ruolo delle criptovalute nei paesi in via di sviluppo e nelle economie avanzate

La dicotomia tra paesi in via di sviluppo ed economie avanzate riflette il potenziale adattivo delle criptovalute. Nei primi, esse rispondono a bisogni urgenti: protezione dall’inflazione, facilitazione delle rimesse internazionali e accesso ai servizi finanziari.

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Secondo un rapporto di Chainalysis del 2024, oltre il 10% della popolazione di paesi come Nigeria e Vietnam utilizza criptovalute per accedere ai servizi finanziari di base, evidenziando come queste tecnologie siano diventate strumenti vitali per milioni di persone escluse dai sistemi bancari tradizionali.

In regioni con governi instabili, iperinflazione o sistemi bancari corrotti, le criptovalute offrono una scialuppa di salvataggio economica. In Venezuela, ad esempio, il bolívar ha perso oltre il 95% del suo valore in termini reali dal 2015 al 2023, spingendo molti cittadini ad adottare Bitcoin e stablecoin come il Tether per proteggere i propri risparmi (IMF, 2024). In parallelo, in Argentina, dove l’inflazione ha superato il 140% nel 2024, le stablecoin rappresentano oltre il 20% delle transazioni digitali del paese, dimostrando la crescente dipendenza da valute digitali stabili (World Bank, 2024).

In Africa Sub-sahariana, il 43% delle transazioni crypto è rappresentato da stablecoin, che offrono una soluzione economica e accessibile per le rimesse internazionali. Ad esempio, in Nigeria, i costi associati alle rimesse tradizionali si aggirano intorno al 7%, mentre l’utilizzo di stablecoin riduce queste spese a meno dell’1%. Le piattaforme peer-to-peer, largamente diffuse nella regione, permettono inoltre di aggirare le restrizioni governative e di promuovere una maggiore inclusione finanziaria. In queste aree, dove circa 1,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi bancari tradizionali (World Bank, 2024), le criptovalute, come Bitcoin e Tether, forniscono un canale fondamentale per le transazioni internazionali e locali. Allo stesso modo, nei paesi del Sud-Est asiatico, queste piattaforme hanno rivoluzionato l’accesso agli strumenti finanziari, compensando la mancanza di infrastrutture bancarie adeguate e rendendo possibili trasferimenti sicuri ed economici.

Nelle economie avanzate, invece, le criptovalute sono prevalentemente strumenti di diversificazione e innovazione. In Austria, piattaforme regolamentate come Bitpanda hanno attratto investitori privati e istituzionali interessati a Bitcoin ed Ethereum. Negli Stati Uniti, l’adozione è trainata da grandi istituzioni finanziarie come BlackRock, che hanno introdotto prodotti basati su criptovalute nei loro portafogli. La regolamentazione europea, con il regolamento MiCA, garantisce trasparenza e tutela gli investitori, promuovendo al contempo l’integrazione delle criptovalute nei mercati tradizionali. Tuttavia, in queste economie, le criptovalute sono percepite più come una scelta che una necessità, diversamente dai paesi emergenti dove rappresentano una risposta vitale a problemi economici strutturali.

Stablecoin: una risorsa ambigua per il sistema finanziario globale

Le stablecoin si distinguono per la loro capacità di unire la stabilità delle valute fiat con l’efficienza delle criptovalute. Questi asset digitali, ancorati a valute come il dollaro statunitense, rappresentano oggi oltre il 50% del volume delle transazioni nel mercato delle criptovalute. La loro popolarità è cresciuta soprattutto nei paesi emergenti, dove l’instabilità economica spinge i cittadini a cercare alternative sicure per proteggere i risparmi.

Tether (USDT) e USD Coin (USDC) sono tra le stablecoin più utilizzate. Secondo un rapporto della Federal Reserve, Tether Limited è il 18° maggiore detentore di Treasury Bond statunitensi, con oltre 72 miliardi di dollari in asset nel 2024. Questo legame diretto con la finanza tradizionale rafforza la fiducia nelle stablecoin, ma solleva interrogativi sulla loro sostenibilità in caso di crisi di liquidità. Ad esempio, il crollo di TerraUSD nel 2022 ha evidenziato i rischi sistemici legati alle stablecoin algoritmiche, che non sono sostenute da riserve reali.

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In regioni come l’Africa Sub-sahariana e l’America Latina, le stablecoin facilitano le rimesse internazionali, riducendo significativamente i costi rispetto ai canali tradizionali. Secondo la Banca Mondiale, il volume delle rimesse digitali è cresciuto del 20% tra il 2022 e il 2024, trainato principalmente dall’uso di stablecoin. Tuttavia, l’assenza di una regolamentazione uniforme rappresenta un rischio per la stabilità finanziaria globale. L’Unione Europea ha adottato un approccio rigoroso, imponendo limiti giornalieri alle transazioni in stablecoin non ancorate all’euro, per preservare la sovranità monetaria.

CBDC: il futuro delle valute digitali?

Le Central Bank Digital Currencies (CBDC) rappresentano la risposta istituzionale più rilevante all’ascesa delle criptovalute. Queste valute digitali, emesse dalle banche centrali, combinano la fiducia delle monete fiat con l’efficienza della tecnologia blockchain. Attualmente, 134 paesi stanno esplorando progetti CBDC, e 14 membri del G20 sono nella fase pilota.

La Cina, con il suo yuan digitale, è uno dei paesi più avanzati in questo campo. Lo yuan digitale è stato integrato in accordi commerciali bilaterali con paesi del Sud-Est asiatico, riducendo la dipendenza dal dollaro statunitense. In parallelo, il Brasile e la Russia stanno sviluppando CBDC per migliorare l’efficienza dei pagamenti interni e sostenere il commercio regionale.

La Banca Centrale Europea, nel progettare il Digital Euro, ha adottato un approccio a doppio livello che separa i dati personali dalle transazioni anonime aggregate, cercando di bilanciare conformità normativa e libertà individuale.

Nel contesto dei BRICS, il ruolo delle CBDC potrebbe evolvere in modo strategico. La Russia, sotto pressione per le sanzioni internazionali, sta considerando l’utilizzo di una CBDC per facilitare il commercio con la Cina e altri membri del blocco. Questo approccio potrebbe ridurre ulteriormente la dipendenza dal dollaro e creare un ecosistema finanziario alternativo. Tuttavia, le divergenze tra i sistemi economici e normativi dei paesi BRICS, come ho già detto in altre sedi, rappresentano una sfida significativa per la realizzazione di una valuta digitale congiunta.

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L’uso nelle attività illegali

Uno degli aspetti più controversi delle criptovalute riguarda il loro utilizzo in attività illegali. La natura pseudonima delle transazioni crypto le rende strumenti ideali per il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Il ricorso alle criptovalute da parte di gruppi criminali e terroristici è stato documentato in diversi contesti globali. Secondo un rapporto di TRM Labs, tra il 2019 e il 2023 sono stati sequestrati oltre 40 milioni di dollari in criptovalute legate a gruppi terroristici come Hamas. Questi fondi sono stati utilizzati principalmente per operazioni logistiche e per l’acquisto di armi, sfruttando la difficoltà di tracciare le transazioni rispetto ai canali bancari tradizionali.

Nonostante ciò, l’avanzamento delle tecnologie di analisi blockchain ha migliorato significativamente la capacità delle autorità di monitorare e intercettare flussi finanziari illeciti. Aziende come Chainalysis e CipherTrace collaborano con governi e istituzioni finanziarie per identificare i wallet sospetti e tracciare i fondi attraverso le reti decentralizzate. Ad esempio, le indagini condotte su alcune operazioni di finanziamento al terrorismo hanno permesso di identificare connessioni tra transazioni in Bitcoin e piattaforme operative in aree sotto embargo internazionale.

Oltre al finanziamento del terrorismo, le criptovalute sono frequentemente utilizzate per attività di riciclaggio di denaro. L’Europol ha riportato che circa il 3-4% delle transazioni crypto globali nel 2023 erano associate a attività illecite, con un volume stimato di oltre 20 miliardi di dollari. La pseudonimità offerta dalle criptovalute, sebbene non garantisca un anonimato totale, consente ai criminali di aggirare le normative anti-riciclaggio (AML) applicate ai circuiti bancari tradizionali.

Infine, la collaborazione internazionale rimane essenziale per contrastare l’uso illecito delle criptovalute. L’adozione di standard comuni come quelli proposti dal Financial Action Task Force (FATF) e l’introduzione di normative più stringenti per gli exchange e le piattaforme crypto rappresentano passi fondamentali verso una maggiore sicurezza finanziaria globale.

Geopolitica del mining

Il mining di criptovalute rappresenta una questione geopolitica cruciale, a causa delle risorse energetiche richieste. Nel 2024, la Cina è rimasta il principale hub per il mining di Bitcoin, rappresentando il 55% dell’attività globale, seguita dagli Stati Uniti con il 40%. Questo predominio è reso possibile dalla disponibilità di energia a basso costo e dalla presenza di infrastrutture avanzate in queste nazioni. Tuttavia, l’energia richiesta per il mining solleva crescenti preoccupazioni ambientali. Secondo un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, il mining di Bitcoin consuma circa 150 terawattora all’anno, un livello paragonabile al consumo energetico dell’Argentina.

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Per ridurre i costi operativi, molti miners hanno spostato le loro operazioni in paesi con elettricità a basso costo, come il Kazakistan e l’Iran. In queste regioni, le centrali a carbone e le sovvenzioni statali sull’energia permettono di abbattere i costi, ma aggravano le emissioni di CO2 a livello globale. In contrasto, paesi come l’Islanda e la Norvegia, grazie alla loro abbondanza di energia idroelettrica e geotermica, rappresentano modelli più sostenibili di mining crypto.

L’Italia, invece, con costi energetici più elevati, è stata penalizzata in termini di competitività, portando a una quasi totale assenza di operazioni di mining su larga scala. Questo fenomeno evidenzia come i costi energetici rappresentino un fattore determinante per la distribuzione geografica del mining. Alcuni governi, come quello del Kazakistan, hanno iniziato a regolamentare il settore, introducendo tariffe energetiche differenziate e limiti sulle emissioni ambientali per ridurre l’impatto del mining.

In futuro, l’evoluzione delle tecnologie di mining, come l’adozione di algoritmi di consenso meno energivori (ad esempio Proof of Stake), potrebbe ridurre la pressione sulle risorse energetiche globali. Tuttavia, senza interventi coordinati a livello internazionale, il mining di criptovalute continuerà a sollevare interrogativi sull’equilibrio tra sostenibilità economica e ambientale.

Su cosa si sta lavorando

Le criptovalute rappresentano una delle tecnologie più dinamiche del panorama attuale, con sviluppi che abbracciano diverse aree di priorità percepite e necessità reali. La scalabilità è un tema centrale, con blockchain come Ethereum che continuano a lavorare su soluzioni come l’aggiornamento a Ethereum 2.0, che prevede di aumentare la capacità di elaborazione delle transazioni attraverso il passaggio al protocollo Proof of Stake. Attualmente, la rete Ethereum elabora circa 1,2 milioni di transazioni giornaliere, ma con l’introduzione dello sharding, si prevede un aumento significativo della capacità entro il 2025 (Ethereum Foundation, 2024).

Un altro aspetto critico è la regolamentazione. L’Unione Europea ha introdotto il regolamento MiCA nel 2023, che mira a fornire un quadro normativo armonizzato per le criptovalute, regolamentando le stablecoin e definendo requisiti di trasparenza per gli operatori di mercato. Negli Stati Uniti, il dibattito sulla regolamentazione è ancora aperto, con la Securities and Exchange Commission (SEC) e la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) che competono per stabilire la giurisdizione sul settore. Secondo un rapporto del Congressional Research Service, nel 2024 circa il 20% degli investitori istituzionali statunitensi ha integrato asset digitali nei loro portafogli, evidenziando una crescente domanda di chiarezza normativa (Congressional Research Service, 2024).

La sicurezza è un’altra priorità. Gli attacchi hacker contro le piattaforme di scambio di criptovalute hanno portato a perdite superiori a 3 miliardi di dollari nel 2023, con la maggior parte degli attacchi concentrati su exchange centralizzati (Chainalysis, 2024). Progetti come Monero e Zcash si concentrano su soluzioni per garantire una maggiore privacy e anonimato, mentre aziende come Chainalysis e CipherTrace lavorano a stretto contatto con le autorità per migliorare la tracciabilità delle transazioni illecite.

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L’interoperabilità tra blockchain è una sfida tecnologica cruciale. Reti come Polkadot e Cosmos stanno sviluppando protocolli per consentire la comunicazione tra blockchain diverse, un obiettivo fondamentale per un’adozione più ampia delle criptovalute nel settore finanziario. Polkadot, in particolare, ha raggiunto un market cap di 7 miliardi di dollari nel 2024, riflettendo l’interesse del mercato per soluzioni interoperabili (CoinMarketCap, 2024).

Sul fronte geografico, alcuni paesi emergono come leader nello sviluppo tecnologico. Gli Stati Uniti continuano a dominare il settore con oltre il 35% degli sviluppatori di blockchain a livello globale attivi nel paese. L’India, invece, si distingue per la crescita del numero di sviluppatori, rappresentando il 42% delle nuove adesioni globali nel settore nel 2024, secondo un rapporto di Electric Capital (2024). La Cina, nonostante il divieto sulle criptovalute, investe massicciamente in tecnologie blockchain e ha lanciato lo yuan digitale per rafforzare la propria influenza globale.

In contrasto, l’Italia e altri paesi europei mostrano una presenza meno significativa nello sviluppo di tecnologie legate alle criptovalute. Sebbene l’Italia sia un importante mercato per gli utenti finali, con una crescente adozione di stablecoin e Bitcoin per scopi di investimento, il paese non è un leader nello sviluppo tecnologico, come evidenziato dal numero limitato di startup blockchain italiane rispetto alla media europea (Osservatorio Blockchain, 2024).

I paesi BRICS, inclusi Russia, Brasile e Sudafrica, stanno esplorando l’uso delle criptovalute per scopi geopolitici. La Russia, in particolare, considera l’uso di stablecoin legate al rublo e a valute del blocco BRICS per facilitare il commercio internazionale e ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense, un tema discusso durante il summit BRICS del 2024 (Contropiano, 2024).

Questo panorama evidenzia un’evoluzione continua, con implicazioni significative per l’economia globale, la geopolitica e, in definitiva, l’organizzazione umana.

Come ne saremo trasformati?

Dal punto di vista sociale, infatti, la rivoluzione che ha generato la scintilla di Satoshi Nakamoto è enorme, nelle sue implicazioni per la tenuta della civilizzazione statuale.

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Senza un’autorità definita che gestisca le transazioni, il valore del medium utilizzato dalle persone per dare un valore a quel che hanno e a quel che scambiano si sposta dall’arbitrio centralizzato di uno Stato o di un’entità sovrana verso un consenso decentralizzato, regolato da protocolli matematici e algoritmi crittografici. Questa trasformazione, sebbene ancora in corso, rappresenta una sfida senza precedenti per i pilastri fondamentali delle economie tradizionali e delle istituzioni statuali, che si fondano sul controllo esclusivo della moneta e delle transazioni.

La decentralizzazione promossa dalle criptovalute introduce un paradigma alternativo, dove la fiducia non risiede più in un’autorità centrale ma è distribuita tra i nodi di una rete globale. Questo implica che ogni partecipante, indipendentemente dalla propria posizione geografica, dal contesto socioeconomico o dall’accesso a infrastrutture finanziarie tradizionali, può diventare parte attiva del sistema economico. In regioni con governi instabili, iperinflazione o sistemi bancari corrotti, come il Venezuela o lo Zimbabwe, le criptovalute hanno permesso alle persone di mantenere il controllo sui propri risparmi, aggirando il rischio di confisca o svalutazione forzata.

Tuttavia, questa libertà non è senza costi. La perdita del controllo statale sulla gestione della moneta porta con sé implicazioni significative per la capacità di regolamentare le economie nazionali. La politica monetaria, che tradizionalmente consente ai governi di influenzare l’inflazione, la crescita economica e il valore della valuta, si trova disarmata di fronte a un’economia basata su asset decentralizzati. La fiscalità stessa, cuore del contratto sociale tra cittadini e Stato, rischia di essere messa in crisi dalla possibilità di transazioni pseudonime, che sfuggono al monitoraggio e alla tassazione.

Inoltre, la capacità delle criptovalute di attraversare confini senza vincoli ha implicazioni geopolitiche profonde. La dominanza storica di valute come il dollaro statunitense o l’euro, che fungono da riserva globale, è messa in discussione. Ad esempio, l’adozione crescente di stablecoin legate a valute locali o regionali, come quelle promosse nei paesi BRICS, potrebbe frammentare ulteriormente il sistema finanziario globale, creando sfide per la stabilità economica internazionale.

Dal punto di vista sociale, le criptovalute ridefiniscono anche il concetto di fiducia nelle istituzioni. La trasparenza intrinseca della blockchain, che registra ogni transazione in modo permanente e accessibile, contrasta con l’opacità percepita nei sistemi bancari e politici tradizionali. Questa caratteristica, sebbene vista come un vantaggio, solleva interrogativi sulla privacy individuale, specialmente in un mondo dove la sorveglianza digitale è in crescita.

La rivoluzione di Nakamoto non è solo tecnologica o economica: è una trasformazione culturale che mette in discussione i fondamenti stessi della sovranità statuale e del contratto sociale moderno. La domanda che emerge non è solo se gli Stati saranno in grado di adattarsi a questa nuova realtà, ma se l’equilibrio tra libertà individuale, controllo statale e stabilità globale potrà essere ridefinito in modo sostenibile per le generazioni future.

 

[i] Nakamoto, S. (2008). Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System. Disponibile su: https://bitcoin.org/bitcoin.pdf

Atlantic Council. Central Bank Digital Currency Tracker. Disponibile su: https://www.atlanticcouncil.org

TRM Labs. 2024 Crypto Adoption and Illicit Exposure Report. Disponibile su: https://www.trmlabs.com

IMF. World Economic Outlook, October 2024. Disponibile su: https://www.imf.org/en/Publications/WEO [Accesso 26 dicembre 2024].

World Bank. Financial Inclusion Report, 2024. Disponibile su: https://www.worldbank.org [Accesso 26 dicembre 2024].

European Central Bank. Markets in Crypto-Assets Regulation (MiCA). Disponibile su: https://www.ecb.europa.eu/mica [Accesso 26 dicembre 2024].

Chainalysis. 2024 Global Crypto Adoption Index. Disponibile su: https://www.chainalysis.com/reports/2024-global-crypto-adoption-index [Accesso 26 dicembre 2024].

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IMF. The Impact of CBDCs on Global Financial Systems. Disponibile su: https://www.imf.org/en/Publications [Accesso 26 dicembre 2024].

European Central Bank. Digital Euro Project. Disponibile su: https://www.ecb.europa.eu/digital-euro [Accesso 26 dicembre 2024].

World Bank. Financial Inclusion and the Role of CBDCs. Disponibile su: https://www.worldbank.org/financialinclusion [Accesso 26 dicembre 2024].

People’s Bank of China. Progress on Digital Yuan. Disponibile su: https://www.pbc.gov.cn/digitalyuan [Accesso 26 dicembre 2024].

Ethereum Foundation. (2024). Ethereum 2.0 Scaling Roadmap. Disponibile su: https://ethereum.org

Chainalysis. (2024). Annual Crypto Crime Report. Disponibile su: https://www.chainalysis.com

Congressional Research Service. (2024). Digital Assets and U.S. Regulation. Washington, DC.

CoinMarketCap. (2024). Polkadot Market Capitalization. Disponibile su: https://www.coinmarketcap.com

Electric Capital. (2024). Developer Report. Disponibile su: https://www.electriccapital.com

Contropiano. (2024). Criptovalute e Geopolitica: il Ruolo dei BRICS. Disponibile su: https://contropiano.org

Osservatorio Blockchain. (2024). Rapporto Blockchain Italia. Disponibile su: https://www.osservatori.net

Chainalysis. 2024 Global Crypto Adoption Index. Disponibile su: https://www.chainalysis.com/reports/2024-global-crypto-adoption-index [Accesso 26 dicembre 2024].

IMF. World Economic Outlook, October 2024. Disponibile su: https://www.imf.org/en/Publications/WEO [Accesso 26 dicembre 2024].

TRM Labs. Cryptocurrency Illicit Activity Report 2024. Disponibile su: https://www.trmlabs.com/reports/crypto-illicit-activity [Accesso 26 dicembre 2024].

Federal Reserve. Stablecoins and Financial Stability. Disponibile su: https://www.federalreserve.gov/stablecoins-2024 [Accesso 26 dicembre 2024].

World Bank. Financial Inclusion and Digital Finance. Disponibile su: https://www.worldbank.org/financialinclusion [Accesso 26 dicembre 2024].

International Energy Agency. Bitcoin Energy Consumption Report. Disponibile su: https://www.iea.org/reports/bitcoin-energy-consumption [Accesso 26 dicembre 2024].

[ii] Satoshi Nakamoto è il misterioso pseudonimo dell’individuo o gruppo di individui che ha creato Bitcoin, la prima criptovaluta decentralizzata al mondo, e ha sviluppato la tecnologia blockchain su cui si basa. L’identità di Satoshi Nakamoto rimane sconosciuta, nonostante numerosi tentativi di identificazione da parte di giornalisti e ricercatori.

 La Creazione di Bitcoin

Il 31 ottobre 2008, Satoshi Nakamoto pubblicò un white paper intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System”, in cui delineava il concetto di una valuta digitale che permettesse transazioni sicure senza l’intermediazione di autorità centrali come banche o governi. Questa innovazione rispondeva a una necessità emersa durante la crisi finanziaria globale del 2008, quando la fiducia nei sistemi bancari tradizionali era in declino.

Il 3 gennaio 2009, Nakamoto lanciò la rete Bitcoin, minando il primo blocco della blockchain, noto come “Genesis Block” o “Blocco 0”. In esso, inserì un messaggio che molti considerano una critica implicita al sistema bancario tradizionale: “The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”.

 La Visione di Nakamoto

Bitcoin è progettato per essere:

– Decentralizzato: Non dipende da alcuna autorità centrale.

– Limitato nell’offerta: Sono stati progettati solo 21 milioni di Bitcoin, per evitare inflazione incontrollata.

– Trasparente e sicuro: Le transazioni vengono registrate su una blockchain immutabile.

L’idea rivoluzionaria di Nakamoto era quella di fornire un’alternativa al denaro tradizionale, creando un sistema in cui la fiducia è sostituita dalla matematica e dalla crittografia.

 L’Anonimato di Nakamoto

Nel 2010, dopo aver contribuito attivamente allo sviluppo iniziale di Bitcoin, Nakamoto si ritirò dalla comunità, cedendo il controllo del progetto a sviluppatori come Gavin Andresen. Da allora, non ci sono state comunicazioni note da parte sua.

Le ipotesi sull’identità di Nakamoto includono:

1. Un individuo solitario con una conoscenza approfondita di crittografia, economia e programmazione.

2. Un gruppo di persone con competenze interdisciplinari.

3. Ipotesi specifiche: Alcuni hanno suggerito figure come Nick Szabo, Hal Finney o Dorian Nakamoto, ma nessuna di queste teorie è stata confermata.

 Il Patrimonio di Nakamoto

Si stima che Nakamoto possieda circa 1 milione di Bitcoin, equivalenti a decine di miliardi di dollari ai prezzi attuali. Questi Bitcoin non sono mai stati spostati, alimentando ulteriormente il mistero.

 Impatto di Nakamoto

Il lavoro di Satoshi Nakamoto ha trasformato il panorama finanziario globale, ispirando la creazione di migliaia di criptovalute e introducendo il concetto di blockchain, ora utilizzato in settori come finanza, sanità e logistica. Sebbene il mistero della sua identità persista, l’impatto delle sue idee è innegabile, segnando l’inizio di una nuova era nella tecnologia e nell’economia.

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