Nel pieno del boom della produzione di armamenti, l’Italia cede al genero del leader turco Erdogan uno dei suoi pezzi pregiati in fatto di industria della difesa. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ieri ha autorizzato i Commissari straordinari di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation, le due società in amministrazione straordinaria che operano sotto il marchio Piaggio Aerospace – realtà italiana attiva con circa mille lavoratori nella progettazione, costruzione e supporto di velivoli e motori aeronautici per privati, governativi e militari – a procedere con la cessione di tutti i complessi aziendali alla società turca Baykar, azienda leader nello sviluppo e produzione di sistemi Uav (veicoli aerei senza pilota) e tecnologie aerospaziali avanzate.
IL GRUPPO BAYKAR è specializzato nella costruzione di velivoli senza pilota e droni da combattimento e nel 2023 ha fatturato circa 2 miliardi di dollari, dato riportato dall’istituto di ricerca Sipri nel rapporto 2023 sulle prime 100 aziende produttrici di armi e di servizi militari. Di questi, 1,8 miliardi di dollari (pari al 90%) vengono dall’export, performance che fa di Baykar uno dei primi 10 esportatori turchi considerando tutti i settori industriali. Alla presidenza del gruppo c’è l’ingegnere Selcuk Baykratar, genero del presidente Recep Tayyip Erdogan, che – in base a quanto riportato dal sito della Baykar Tech citando l’Agenzia delle entrate turca – è stato nel 2023 il primo contribuente del paese, davanti al fratello Haluk, attuale amministratore delegato del gruppo.
IL PRODOTTO PIÙ NOTO del gruppo, lanciato nel 2014, è il drone a pilotaggio remoto Bayraktar TB2 per il quale, stando a una recente intervista dell’ad Haluk Baykratar, ha firmato in dieci anni accordi con 34 paesi. Da pochi mesi è iniziata invece la produzione industriale del nuovo jet da combattimento senza pilota Kizilelma che dovrebbe portare a realizzare una decina di esemplari nel 2026.
Con la vendita, si chiude il capitolo della lunga vertenza Piaggio Aerospace. Dopo sei anni di amministrazione straordinaria, si spera che la crisi del gruppo possa essere superata.
Il ministero di Urso ha chiarito che erano «pervenute tre offerte definitive e vincolanti da parte di altrettanti player industriali internazionali per l’acquisto di tutti i complessi aziendali» e quella di Baykar è stata ritenuta «la più idonea a garantire gli interessi dei lavoratori dipendenti e dei creditori di Piaggio Aero e Piaggio Aviation e a rilanciare le prospettive industriali del gruppo».
In particolare, ha rassicurato il ministero, Baykar «si è impegnata a mantenere e potenziare sia le attività di produzione di aeromobili – compresi i relativi servizi di supporto tecnico, logistico e di formazione – sia le attività di manutenzione motori e di produzione di componenti motoristici».
SODDISFATTI I SINDACATI che però sono decisi a «vigilare» e chiedono a breve una convocazione da parte del ministero. La Uilm guarda alla «valorizzazione delle grandi professionalità presenti nei siti di Genova e di Savona a Villanova d’Albenga» e attende «quanto prima la convocazione da parte del ministro Urso per avere maggiori dettagli sull’operazione e sulle garanzie offerte da Baykar». La Fiom avverte che «un giudizio potrà essere dato esclusivamente dopo la presentazione del piano industriale che dovrà dare una serie di garanzie per il futuro di Piaggio», così come la Fim Cisl che vuole «vedere e approfondire il piano industriale che è stato presentato. Dopo sei anni di attesa, gli annunci non sono più sufficienti».
«Ogni valutazione andrà fatta alla luce del piano industriale che Baykar presenterà per entrambi gli stabilimenti di Genova e Villanova d’Albenga – spiega il segretario della Fiom Genova, Stefano Bonazzi – . Baykar è sicuramente un grande gruppo, che appartiene al settore in cui opera Piaggio Aerospace noi ci aspettiamo che possa dare prospettive significative ai due stabilimenti liguri. Non possiamo che sospendere ogni valutazione finché non sapremo che garanzie ci saranno nel piano industriale per il mantenimento e la valorizzazione dello stabilimento genovese, che continua a occupare oltre 200 lavoratori con storie e professionalità. Chiunque arrivi dovrà tenere conto di questo valore», conclude Bonazzi.
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