I neonazisti sono i terzi incomodi nelle elezioni tedesche. Scholz doveva pensarci prima di sdoganarli a Kiev (C.M.)

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Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha sciolto il Parlamento, fissando le elezioni al 23 febbraio.
Steinmeier ha detto a Musk, che “l’influenza su X minaccia la democrazia’”, riferendosi all’appoggio pubblico del magnate in favore di AfD, il partito neonazista tedesco che è dato nei sondaggi attorno al 17%.
“L’influenza esterna è un pericolo per la democrazia: sia quando è nascosta, come di recente nelle elezioni in Romania, sia quando è aperta e palese, come avviene attualmente in modo intenso sulla piattaforma X”, ha detto il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier nel suo discorso per annunciare le elezioni anticipate il 23 febbraio riferendosi, pur senza citarlo, al recente endorsement di Elon Musk all’AfD.

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Il problema è che i neonazisti sono di fatto interlocutori privilegiati dell’Europa di oggi e l’Occidente appoggia il regime di Kiev dove al potere sono saliti i neonazisti, così amati, coccolati e colmati di attenzioni nei Paesi della NATO.

È per questo che tutti tacciono quando, ad esempio, per le strade delle capitali baltiche sfilano in marcia i reduci della “Waffen SS”, la progenie e i fanatici estimatori dei collaborazionisti hitleriani, che durante la Seconda guerra mondiale assassinavano i civili. È per questo che tutti tacciono quando politici e manifestanti gridano il motto nazista “Gloria all’Ucraina”, o quando, senza alcuna vergogna fanno il saluto a braccio teso.

Ed è proprio per questo che i Paesi dell’UE e della NATO, nella stragrande maggioranza dei casi, votano contro la Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU per la lotta all’esaltazione del nazismo.

Il tema di fondo è la criminalizzazione della Russia come fonte di ogni male, mentre tale ruolo in realtà si attaglia meglio all’America.

“L’Occidente – sottolinea Maria Zakhaova, portavoce del ministero degli esteri russo, odia la Russia per la sua posizione di principio, che prevede il rifiuto del neonazismo in ogni sua espressione, il rifiuto di qualunque tentativo di riscrittura degli eventi del passato, e la conservazione dell’autentica memoria storica. Si stanno vendicando proprio di questo, portando avanti, con le mani del regime di Kiev, una guerra ibrida contro il nostro Paese”.

Ed ecco che la partita si sposta in Germania dove il nazismo è nato, come ben sappiamo. “La scelta elettorale spetta esclusivamente ai cittadini tedeschi aventi diritto di voto”, ha sottolineato il presidente Steinmeier, lanciando poi un appello a tutti i partiti affinché conducano una campagna elettorale “equa” e “trasparente”.
Così facendo, il capo dello Stato federale ha accolto la formale richiesta avanzata dal Cancelliere federale Olaf Scholz dopo la sfiducia. Steinmeier ha fissato il voto anticipato al 23 febbraio, come precedentemente concordato dai capigruppo dei partiti Spd e Cdu/Csu. I tempi sono stabiliti dalla Legge fondamentale, la Costituzione tedesca.

Secondo l’articolo 68, il Presidente federale può sciogliere il Bundestag entro 21 giorni su proposta del Cancelliere federale se questi viene sfiduciato dal Bundestag. L’articolo 39 prevede che le nuove elezioni si svolgano entro 60 giorni. Steinmeier non ha sfruttato appieno i tempi a sua disposizione. Il Cancelliere Scholz ha perso il voto di fiducia in Parlamento il 16 dicembre, dopo la precedente implosione della sua coalizione composta da SPD, Verdi e Liberali della FDP. Prima di prendere la sua decisione, il Presidente federale ha avuto colloqui con i leader dei gruppi e delle fazioni parlamentari al fine di esplorare l’eventualità di possibili maggioranze nel Bundestag.

A circa due mesi dal voto, il duello tra il leader della Cdu, Friedrich Merz, e il cancelliere uscente socialista Olaf Scholz riempirà la pagine della cronaca politica europea.
Secondo l’ultimo sondaggio diffuso dalla Zdf, in un confronto diretto a due, Merz raccoglie il 44% delle preferenze, contro il 43% di Scholz.
Il restante 13% dei tedeschi che hanno partecipato al sondaggio è invece ancora indeciso o senza un’opinione precisa.

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Allargando la lente ai quattro principali aspiranti alla cancelleria, Merz domina la scena: il 29% degli intervistati lo vorrebbe come capo del governo, seguito da Robert Habeck dei Verdi al 25%. Scholz si trova invece relegato al terzo posto, alla pari con la leader dell’AfD, Alice Weidel, entrambi al 16%.

Tra le formazioni politiche, l’alleanza Cdu-Csu continua la sua fuga con il 33% delle intenzioni di voto, seguita dall’AfD al 17%. L’Spd di Scholz è data invece intorno al 15%, mentre i Verdi si fermano al 14%. I liberali dell’Fdp dell’ex ministro delle Finanze, Christian Lindner, e la Linke rischiano invece di restare fuori dal Bundestag con appena il 3% e il 4% delle intenzioni di voto. Il partito rosso-bruno Bsw di Sahra Wagenknecht si aggira invece attorno al 5%, appena sopra la soglia di sbarramento.

Christian Meier



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