La lotta contro la criminalità organizzata nel sistema degli appalti: una sfida per l’Emilia-Romagna

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Le recenti dichiarazioni della Prefetta di Reggio Emilia, Maria Rita Cocciufa, mettono in luce le difficoltà che l’Emilia-Romagna sta affrontando nella gestione degli appalti pubblici in un contesto in cui la criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta, gioca un ruolo significativo. La Prefetta ha sottolineato la presenza di molte aziende edili legate a famiglie criminali, complicando l’assegnazione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , ammontanti a ben 1 miliardo e 400 milioni di euro con 2075 progetti pianificati. Le aziende coinvolte in questi appalti sono, per la maggior parte, calabresi, ma con sporadiche eccezioni emiliane. La questione assume contorni ancora più gravi considerando che, solo quest’anno, 80 aziende sono state raggiunte da provvedimenti interdittivi.

Il focus dell’antimafia sugli appalti pubblici

L’ufficio dell’antimafia sta effettuando controlli rigorosi su tutte le aziende che si candidano per i contratti del PNRR. L’obiettivo è creare una blacklist che permetta di distinguere tra aziende pericolose e quelle ‘sane’, a garanzia della corretta gestione dei fondi pubblici. Tuttavia, i numeri parlano chiaro: negli anni passati, si è registrato un picco di 144 interdittive a Reggio Emilia, un dato che supera per molti aspetti le città meridionali, rivelando un fenomeno che va oltre una semplice questione locale.

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Le parole del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, Gaetano Paci, risuonano come un campanello d’allarme: “La ‘ndrangheta è diventata parte integrante del sistema economico del nord Italia, influenzando pesantemente l’economia della regione.” Questo contesto di infiltrazione mafiosa ha un impatto notevole non solo sull’economia ma anche sul tessuto sociale, con le autorità che si trovano a intervenire per arginare una situazione che sembra sfuggire al controllo.

La recente cattura di un imprenditore mafioso

Un episodio emblematico di questa realtà è il caso di Antonio Gualtieri, noto vice boss del clan di Cutro, recentemente ri-arrestato dopo aver scontato una pena di 12 anni per associazione mafiosa. Dopo il suo rilascio, Gualtieri ha visto il suo consorzio, Edilgest, finire in blacklist, risultando in una catena di interdizioni che ha coinvolto 16 aziende rappresentate da centinaia di soci. La situazione di Gualtieri, la cui vita imprenditoriale è intrecciata con attività illecite, evidenzia le complesse relazioni tra affari legittimi e illegittimi.

A questo si aggiunge la mobilitazione di imprenditori calabresi in Emilia-Romagna, che hanno formato un’associazione chiamata CLM con l’obiettivo di combattere il fenomeno mafioso. Il presidente Luigi Raso Catrambona ha dichiarato di avere un passato di condanne ma sottolinea che “non ha mai avuto alcun legame con la ‘ndrangheta.” Questo tentativo di distanziarsi dalla criminalità organizzata evidenzia non solo il desiderio di riabilitazione, ma anche il desiderio di ricostruire una reputazione danneggiata dal contesto mafioso dominante.

La protesta degli imprenditori calabresi e le sfide alla legalità

Nonostante le interviste e le dichiarazioni di molti imprenditori calabresi che si sentono discriminati e vittime di un pregiudizio generalizzato, la Prefetta Cocciufa ha specificato che le interdittive sono una risposta necessaria alla realtà dei fatti. La prevalenza di imprenditori calabresi legati a famiglie di ‘ndrangheta nel settore degli appalti rende complessa la situazione, e le autorità si trovano a dover bilanciare il diritto al lavoro con la necessità di mantenere l’integrità dei procedimenti pubblici.

La condanna della ‘ndrangheta, segnata dal maxi processo Aemilia, rappresenta un passo importante nella lotta contro le infiltrazioni mafiose. La recente operazione ha visto 87 imputati e centinaia di anni di carcere inflitti a membri dell’organizzazione criminale. L’evidenza emersa da questo processo non solo ha incriminato singoli, ma ha portato alla luce una rete di rapporti tra business e mafia che continua a condizionare il mercato legittimo. Con Gualtieri di nuovo in custodia, la speranza è che il messaggio contro la mafia possa finalmente giungere con forza al tessuto sociale e imprenditoriale di Reggio Emilia e oltre.

Ultimo aggiornamento il 28 Dicembre 2024 da Armando Proietti





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