Una situazione delicata si sta sviluppando presso il sito Glencore di Portovesme, dove l’azienda metallurgica è al centro di tensioni legate alla fermata della produzione di zinco. Con il timore che la cassa integrazione possa colpire i circa 1.200 lavoratori, il ministro Adolfo Urso è arrivato alle 12 di ieri in Sardegna, davanti ai cancelli dell’azienda, come segno di solidarietà verso i lavoratori a rischio licenziamento. Al suo fianco la ministra Marina Elvira Calderone e la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, per affrontare direttamente la crisi in atto.
“Un’occasione cruciale per avviare un dialogo concreto sulle misure da adottare per salvaguardare i posti di lavoro e rilanciare l’economia del territorio”: così il segretario generale della Cisl, Pier Luigi Ledda, ha parlato ieri a proposito della visita del ministro del Made in Italy Adolfo Urso a Portovesme. L’arrivo di Urso è un segnale importante, ma non possiamo limitarci a incontri simbolici. Servono risposte concrete e interventi immediati. I lavoratori coinvolti in questa crisi, con le loro famiglie, rischiano di pagare il prezzo più alto ed è indispensabile che il Governo agisca con decisione per garantire un futuro a questo territorio”, ha concluso il sindacalista.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, infatti, ha deciso di andare davanti ai cancelli della Portovesme Srl, società del gruppo Glencore, che prima di Natale ha fermato la linea zinco in anticipo rispetto alla data annunciata del 31 dicembre. «Noi non molliamo. Mai», ha sottolineato l’esponente del Governo Meloni in un post su X alla Vigilia di Natale. Il Natale evidentemente non ferma lo spirito battagliero di uno dei ministri più attivi del governo Meloni, che ha appena raggiunto un accordo con Stellantis sulla produzione di auto in Italia.
“In oltre due anni di governo – osserva Urso – abbiamo affrontato con successo tutte le vertenze arrivate al ministero, individuando sempre soluzioni industriali e salvaguardando l’occupazione. Nessuna azienda giunta al tavolo del Mimit è stata chiusa: ogni crisi è stata trasformata in un’opportunità di rilancio. Anche per questo dai territori ci sono giunte richieste di accompagnare anche una serie di vertenze locali, che per la loro dimensione non sono di nostra competenza: ormai – continua – tutti sono consapevoli che siamo in grado di trovare le soluzioni per la salvaguardia dei lavoratori e il rilancio produttivo. I rappresentanti sindacali che partecipano alle riunioni che teniamo quotidianamente al ministero lo sanno bene”.
Ha detto Urso in una recente lunga intervista concessa alla Stampa. Adesso ecco all’orizzonte una nuova vertenza, che vede coinvolta una Regione come la Sardegna già da tempo alle prese con alcune situazioni delicate sul piano aziendale: «Ho comunicato alla presidente della Regione che ritengo doveroso far sentire la presenza e l’impegno delle Istituzioni a chi teme di perdere il proprio lavoro. Noi ci saremo, insieme, venerdì mattina a Portovesme», ha scritto il ministro Urso sempre sui social, tre giorni fa. Secondo Glencore, lo stop anticipato è stato motivato dalla necessità di “garantire l’integrità tecnica delle operazioni, la sicurezza del personale e la gestione del rischio di impatto ambientale”.
Tuttavia, la decisione ha sollevato preoccupazioni e portato alla convocazione di un presidio con autorità nazionali, locali e rappresentanti dei lavoratori. Ma il ministro accusa espressamente l ‘azienda di comportamento scorretto: “Al tavolo del 5 dicembre, da me presieduto, avevamo raggiunto l’intesa: l’azienda avrebbe posticipato la chiusura della linea zinco, avviata con decisione unilaterale, rinviandola a dopo una valutazione che avremmo fatto insieme dopo la missione tecnica del ministero concordata per venerdì scorso, e comunque non prima di fine anno».
Una decisione quella dell’azienda che ha sorpreso un po’tutti, anche per la tempistica e le modalità adottate: “Lo scorso 20 dicembre Portovesme Srl, società del gruppo Glencore – fanno sapere dal Ministero ricordando la presenza del ministro davanti ai cancelli della fabbrica metallurgica – ha disposto unilateralmente lo stop totale della linea zinco in anticipo rispetto alla data del 31 dicembre,precedentemente annunciata al tavolo del Mimit e senza attendere, come concordato, le valutazioni della missione tecnica del Ministero e di eventuali possibili acquirenti disponibili a mantenere la produzione. Una decisione che il Mimit ha definito “inaccettabile” e che viola in modo palese quanto concordato al Tavolo del 5 dicembre con tutte le parti sociali e istituzionali».
“Dobbiamo chiedere a questa grande multinazionale che opera in Europa e nel mondo di rivedere i suoi piani industriali, di continuare a produrre qui lo zinco e di ripristinare la produzione di piombo che servirà in futuro ancora di più in questo Paese”. ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nel corso dell’incontro con i sindacati di Portovesme. “Chiederemo loro di presentarci un piano che preveda il ripristino dell’attività del piombo e il mantenimento della produzione di zinco. Se intendono farlo – ha sottolineato -, il governo e tutte le istituzioni e sindacati saranno con loro per farlo nel migliore dei modi ed essere competitivi con gli altri siti produttivi nel resto dell’Europa”.
Ha poi aggiunto il ministro, che sarebbe già pronto, però, in caso di diniego da parte dei vertici dell’azienda, a cercare soluzioni alternativepronte a subentrare alla Glencore, per ripristinare la linea di produzione di zinco nel sito di Portovesme. La situazione difficile dell’impianto sardo è nota da tempo, e sembra ormai arrivata ad un punto di non ritorno. Il 31 dicembre scadranno molti contratti di appalto. Diverse centinaia di lavoratori potrebbero perdere il posto. Questo stabilimento, operativo da dieci anni, ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per la produzione di zinco, ma la chiusura della sala elettrolisi e dell’impianto di fusione ha acceso i riflettori sulle sorti future dei dipendenti.
“Le scelte strategiche annunciate lo scorso 5 settembre, quali il riavvio temporaneo dello stabilimento di San Gavino e ilmantenimento della produzione del processo Waelz, rappresentano, nel breve periodo, le uniche soluzioni economicamente sostenibili. La nostra priorità rimane comunque quella di trovare soluzioni condivise per mitigare l’impatto sociale sul lungo periodo di una scelta legata a condizioni di mercato e industriali non più sostenibili”. Aveva detto l’azienda dopo l’incontro al Mimit dello scorso settembre, alla presenza del ministro. D’altra parte, i risultati del colosso anglo elvetico sembrerebbero in peggioramento anche nel 2024, dopo un 2023 che ha visto dimezzarsi l’utile. Dopo due anni di risultati record, infatti, merito della volatilità sui mercati delle materie prime legata alla guerra in Ucraina, nel 2023 il margine operativo lordo di Glencore è sceso a 17,1 miliardi di dollari, contro i 34,1 miliardi dell’anno precedente.
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