Domenica 29 dicembre al via a Sassari l’anno giubilare

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Il crocifisso di Sant’Apollinare

Sassari. Anche l’Arcidiocesi di Sassari si prepara per l’apertura del Giubileo del 2025. Venerdì scorso, nel Centro di alta formazione di San Giorgio, sono state presentate le iniziative in calendario. L’arcivescovo Gian Franco Saba, il vicario Marco Carta e Mirko Casu, direttore del Centro pastorale diocesano, hanno illustrato gli appuntamenti.

Il momento più importante, che segnerà l’apertura dell’anno giubilare, è in calendario per domenica prossima 29 dicembre, con la celebrazione diocesana di apertura nella cattedrale di San Nicola, preceduta dal pellegrinaggio che partirà, alle 16,30, dal Santissimo Crocifisso e Sant’Apollinare. Il nome stesso della chiesa suggerisce il riferimento al crocifisso, indicato da Papa Francesco come simbolo del Giubileo della Speranza, il 25esimo giubileo universale della Chiesa cattolica. L’antico crocifisso collocato sull’altare maggiore della chiesa di Sant’Apollinare, in pieno centro storico, risale alla seconda metà del 1400 e fu restaurato nel 1651 in seguito a un incendio. La devozione popolare continua a tenerlo in grande considerazione: nel corso dei secoli fu del resto portato più volte in processione in occasione, per esempio, di pestilenze, come quella, gravissima, del 1652 (quindi subito dopo il restauro). Per tutto il 2025 sarà così esposto nel duomo di San Nicola, dove domenica prossima sarà portato in processione.

Ma nell’arcidiocesi ci saranno altre chiese giubilari. Saranno la basilica del Sacro Cuore, il santuario di San Pietro di Silki, la basilica di San Pietro di Sorres e la basilica dei Martiri Turritani di Porto Torres.

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«Nel Messaggio rivolto alla nostra città e al territorio (presentato nei giorni scorsi e anticipato durante la celebrazione del santo patrono San Nicola il 6 dicembre), ho ritenuto opportuno sottolineare come la speranza sia la forza motrice del dinamismo umano e cristiano – ha ricordato l’arcivescovo Gian Franco Saba –. La speranza è Cristo. Non a caso, nella chiesa cattedrale sarà esposto proprio il Santissimo Crocifisso, dal quale scaturisce la speranza dell’umanità. Guardando a Cristo, è possibile maturare un nuovo sguardo. L’anno giubilare tende a suscitare il giubilo. La tradizione cristiana ha reinterpretato la preghiera salmodica: “Guardate a Lui e sarete raggianti”. In questa chiave cristologica, lo sguardo rivolto a Cristo porta luce, la luce genera speranza e la speranza accompagna il cammino. In questo anno giubilare che sta per iniziare riceviamo il grande dono dell’esperienza dell’amore gratuito di Dio, che ci ricorda come la gratuità del suo amore non appartenga solo all’anno santo, ma a ogni esperienza di relazione con Lui. L’esperienza giubilare è gratuita: non si paga, non vi è un prezzo da corrispondere, poiché è l’amore gratuito del Signore. Questo messaggio si contrappone a una società che spesso commercializza ogni aspetto della vita, dalle relazioni ai beni materiali. L’anno giubilare desidera richiamare la gratuità, la compassione, la misericordia e il perdono».

Il Giubileo 2025 inizierà la sera della Vigilia di Natale, come vuole la tradizione, con l’apertura da parte del Papa della Porta Santa nella basilica di San Pietro in Vaticano. Il 26 dicembre ci sarà il Giubileo dei detenuti a Rebibbia. E anche l’arcidiocesi di Sassari sta mettendo a punto una serie di eventi lungo tutto l’anno. «Stiamo raccogliendo le adesioni per il pellegrinaggio diocesano a Roma in programma dal 17 al 19 marzo prossimi. Sul sito dell’arcidiocesi c’è una sezione dedicata al Giubileo. Finora ci sono 140 iscritti e le adesioni stanno crescendo. Ma ci saranno anche (con viaggio a Roma, ndr) il Giubileo del Volontariato (8-9 marzo), il Giubileo degli adolescenti (25-27 aprile), il Giubileo dei giovani (28 luglio – 3 agosto) e il Giubileo dei catechisti (26-28 settembre)», ha detto Mirko Casu.

«Il 29 dicembre ci ritroveremo radunati nella chiesa cattedrale, per l’ostensione della croce. La venereremo e ricorderemo il nostro battesimo. Seguirà la santa messa con la celebrazione eucaristica», ha detto monsignor Marco Carta, che ha spiegato nel dettaglio cosa avverrà a partire dalle 16,30. La processione con l’antico crocifisso partirà da Sant’Apollinare dopo un momento di preghiera introduttivo e si dirigerà verso corso Vittorio Emanuele. Poi entrerà in via Pais e percorrerà via al Duomo fino a San Nicola, dove «ogni figlio della diocesi turritana può trovare casa».

«Siamo chiamati a collaborare, a partecipare a questa gratuità dell’amore di Dio attraverso l’accoglienza – ha proseguito monsignor Saba –. Il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et Spes, ci invita a mutare il nostro cuore e ad aprire gli occhi sul mondo intero, impegnandoci in azioni comuni per un futuro migliore dell’umanità.
L’anno giubilare avrà anche una dimensione concreta di carità. Come diocesi, abbiamo scelto di rivolgere un segno giubilare a favore dei bambini, ragazzi e giovani che vivono in famiglie poco abbienti o in condizioni di difficoltà economica. L’obiettivo è sostenere l’educazione di queste fasce, creando un fondo che sarà gestito dall’economato diocesano con la garanzia di trasparenza assicurata da una commissione dedicata. Ogni chiesa giubilare disporrà di una cassetta specifica per raccogliere offerte. Questa iniziativa nasce dalla consapevolezza che l’incertezza del futuro richiede un’attenzione profonda verso le nuove generazioni, affinché si creino le condizioni per una leadership capace di guidare l’umanità verso un destino migliore. Un dato significativo, emerso da analisi sociologiche, è l’alto livello di dispersione scolastica presente nel Sud Italia e nel nostro territorio. La povertà economica ha un impatto diretto sul rendimento scolastico, sull’equilibrio psicologico e sull’inserimento sociale dei giovani. Affrontare questa povertà significa andare alla radice del problema, impegnandoci come comunità a dare un segno tangibile. Un’altra attenzione sarà rivolta al mondo dei detenuti, attraverso l’Opera Don Muntoni, che rappresenta già una realtà significativa nella nostra diocesi. Quest’opera sarà al centro di iniziative di sostegno, affinché il percorso rieducativo dei detenuti possa essere realmente efficace.
Infine, l’Anno Giubilare ci invita a riscoprire la dimensione personale della carità, che non si esaurisce in un semplice contributo economico, ma passa attraverso la relazione, l’incontro e il servizio. È un invito a superare la solitudine e l’individualismo per vivere una dimensione partecipativa. Come Chiesa, ci impegniamo a promuovere opere di misericordia corporale e spirituale, perché la fede cristiana non separa lo spirituale dal materiale».



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