Giorgia Meloni aveva abbandonato il Consiglio Europeo in anticipo, qualche giorno fa, a causa di un’influenza. Non prima, però, di aver partecipato alla riunione informale sulla questione migranti e alla prima sessione dell’organo comunitario, che aveva come tema la guerra in Ucraina: due nodi centrali nella linea politica governativa.
Aveva poi delegato il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, a rappresentare l’Italia nel prosieguo dei lavori, in quanto esponente – conservatore – del MED-5, il dialogo a cinque tra paesi del Mediterraneo che comprende anche Malta, Cipro e Spagna.
Nell’arco di pochi giorni i due si sono incontrati nuovamente, dall’altra parte del Vecchio Continente.
Infatti, ieri pomeriggio si sono conclusi i due giorni di lavori del Vertice Nord-Sud, chiamato dal suo omologo finnico Petteri Orpo a Saariselkä, in Lapponia. Tra gli invitati c’erano Mitsotakis, appunto, il capo di governo svedese Ulf Kristersson e anche l’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas.
Insomma, una riunione assolutamente non di secondo piano, che ha avuto come focus proprio gli unici due temi affrontati personalmente da Meloni al Consiglio Europeo, racchiusi nel più generale concetto di “sicurezza“, da declinare sui confini.
L’incontro ha infatti provato a unificare la linea da tenere riguardo alle frontiere, che siano da chiudere ai migranti o ai “nemici” della UE.
La discussione ha svolto una funzione propedeutica a un Consiglio straordinario da svolgersi nella prima metà del 2025, su sicurezza e difesa.”Dal tema dei migranti, al tema della difesa e al tema di uno scenario nel quale le guerre diventano ibride e le minacce si moltiplicano, dobbiamo mettere insieme gli sforzi“, ha specificato Meloni ai microfoni.
Il padrone di casa, Orpo, era già stato tra i promotori di una lettera che aveva aperto la strada a un maggior impegno della BEI in campo militare. Ma è “la capa” di Palazzo Chigi a spingere per fare da cerniera tra i paesi del Nord e del Sud Europa sui temi accennati, tentando di trovare un’intesa che acceleri il disegno imperialista europeo.
La difesa europea esige uno sforzo economico per il riarmo che oggi cozza pesantemente con gli altri vincoli euroatlantici, ovvero quelli sui conti pubblici. La riunione è servita anche per intavolare una discussione sul come affrontare questa sfida, pur non sbilanciandosi ancora su soluzioni quali Eurobond o l’esculusione delle spese militari dal Patto di Stabilità.
“Dobbiamo fare tutti di più per garantire che il pilastro della NATO si rafforzi“, ha detto Meloni, con chiaro riferimento alla gamba europea dell’alleanza atlantica, e ha poi aggiunto che bisogna guardare non solo “al fianco orientale, ma anche ad altri luoghi“.
Con “altri luoghi” intende sostanzialmente il ‘Mediterraneo allargato’, come ha esplicitato recentemente il generale Carmine Masiello.
È sul mare che sono stati trovati i primi punti di incontro tra i confini di paesi in posizioni molto differenti. La gestione delle connessioni marittime preoccupa tutte le realtà coinvolte, e non parliamo semplicemente di trasporti e flotte in transito: i recenti danneggiamenti di cavi sottomarini nel Baltico ce ne hanno ricordato l’attenzione che meritano.
Ma è parlando di Mediterraneo che risalta l’indirizzo delle mire europee, di cui Meloni si fa portavoce. Il suo interesse per inserire in questo formato sulla sicurezza sia la difesa sia le migrazioni va compreso nel valore strategico degli accordi che si vogliono stringere con i paesi africani, che non riguardano solo la gestione dei flussi, ma si presentano come partnenariati onnicomprensivi.
Dall’energia agli investimenti per la rilocalizzazione di alcune filiere, la posta in gioca delle intese con i paesi di provenienza dei migranti parlano di un quadro più complesso. Quadro che, appunto, Meloni è andata a discutere persino in Lapponia, rilanciandone la centralità che gli deve essere riservata nella proiezione europea in quello che considera il proprio “cortile di casa“.
Non bisogna poi dimenticare che, da una parte, la Russia è presente in Libia, attraverso il sostegno dato ad Haftar. Dall’altra, l’Italia ha forti interessi nell’Artico, settore di crescenti tensioni internazionali: vi è presente sia ENI sia Leonardo, per le trasmissioni satellitari, e gli alpini partecipano alle esercitazioni NATO effettuate nella zona.
Il vertice svoltosi in Lapponia parla dunque di una UE che punta a rafforzarsi come attore della competizione globale, a partire dalla difesa e da una rinnovata presenza in Africa.
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