«Con me cose mai viste rispetto a chi c’era prima. Ricci? Gli unici che mi fanno paura sono i miei»

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Presidente Francesco Acquaroli: l’ultimo anno di mandato è alle porte. Confida nel bis? Come sta vivendo questa corsa alle elezioni regionali di fatto già partita?
«Con il massimo impegno. E questo mi porta ad essere sereno e determinato. Sto correndo dalla mattina alla sera perché sento una grande responsabilità addosso, ma anche la serenità di sapere che ho fatto tutto quello che potevo fare. E abbiamo portato alla nostra regione risultati che prima non si erano mai visti, con scelte anche coraggiose».

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Per esempio?
«Il cofinanziamento dei fondi europei. Nel 2025 abbiamo cofinanziato tutta la programmazione del settennio 2021/2027, cosa mai successa. Questo garantirà un importante sostegno alle imprese e ci ha reso prima regione d’Italia per l’utilizzo dei Fondi sociali europei (Fse), terzi per impegno di spesa».

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Il suo avversario in pectore Matteo Ricci, eurodeputato del Pd, dice che ha paura. Di lui e dell’alternativa che sta costruendo il centrosinistra marchigiano: è così?
«Ho il massimo rispetto per Ricci o per chiunque sarà il candidato del centrosinistra, ma sono certo delle cose che abbiamo fatto. Vorrei confrontare i risultati ottenuti in questi 4 anni con quelli ottenuti precedentemente».

Intende che avete fatto meglio di chi vi ha preceduti?
«Non c’è proprio paragone. In decenni di centrosinistra, la nostra regione è andata incontro ad una decrescita. Eravamo la periferia dell’impero da quando è nato l’impero. Gli ultimi a dare un’identità a questo territorio erano stati i Piceni. Oggi, invece, le Marche sono protagoniste a livello regionale e nazionale. Un G7 qui non c’era mai stato, l’abbiamo portato noi».

Basta questo per promuovere un mandato?
«C’è molto di più: finalmente un’incompiuta come la galleria della Guinza è stata cantierata, cancellando una vergogna che andava avanti da decenni. I porti non erano neanche dragati: oggi si parla addirittura della realizzazione della penisola. E ancora: l’Ultimo miglio, il raddoppio della Statale 16, la Pedemontana, gli ospedali di Pesaro e Macerata; quello di San Benedetto vedrà la progettazione. L’elenco sarebbe ancora molto lungo».

Che voto si dà?
«Non mi do un voto, ma il giudizio di quanto abbiamo fatto è molto positivo. All’inizio del mandato ci si dà degli obiettivi: avrei firmato per molto meno di quello che siamo riusciti a raggiungere. Saranno i cittadini marchigiani a scegliere, però io mi presento a testa alta, con una squadra che ha fatto un lavoro enorme sulla ricostruzione, sull’alluvione del 2022 e su tante altre sfide. Non temo nessuno. Temo i miei. Ma alla fine siamo uniti e coesi».

In effetti, a crearle problemi sono più i suoi compagni di squadra che gli avversari: il caso Osimo, con la giunta caduta a sei mesi dall’insediamento per risse interne al centrodestra, è emblematico in questo senso.
«Osimo è stata una brutta pagina per tutti. Dispiace, evidentemente sono prevalse dinamiche che non hanno tenuto conto degli impegni presi con gli elettori e degli interessi generali. Però dico anche che se riusciamo a raccontare bene tutto quello che abbiamo fatto, i marchigiani capiranno che abbiamo dato a questa regione una visione che prima non c’era».

Traduca questa visione in obiettivi da portare a casa nel 2025: qual è il primo della lista?
«Accelerare il più possibile l’attuazione della riforma sanitaria perché così saranno immediati e riscontrabili i risultati positivi».

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Il Pd l’ha graziata litigando sull’affaire delle discariche nel Pesarese, ma la grana dei rifiuti piomberà a breve sul suo tavolo. Avete deciso dove fare il termovalorizzatore?
«Abbiamo fatto una proposta dal punto di vista legislativo. Non è più procrastinabile il tema del termovalorizzatore. È una necessità di natura tecnica perché entro il 2035 dobbiamo garantire il bancamento a discarica del 10% dei rifiuti per evitare di andare in infrazione e pagare delle sanzioni. Le Marche sono una delle tre regioni italiane a non avere un termovalorizzatore: non possiamo più andare avanti così».

Il 2025 sarà anche l’anno della gara per i voli di continuità territoriale: riuscirete ad avere il bando pronto per febbraio?
«Confidiamo di riuscirci. Nel frattempo mi risulta che prima dovrebbe partire il raddoppio del volo su Roma. Il vettore dovrebbe operare i collegamenti per Roma e Milano sia la mattina che la sera».

Dai voli al turismo, il passo è breve: l’Atim, la sua creatura, è finita nell’occhio del ciclone. Come conta di farla uscire dalla bufera?
«Mi sono arrabbiato quando ho visto le immagini degli uffici vuoti, anche se poi si è chiarito che in quel giorno i dipendenti non erano in sede perché in una missione. Due anni fa mi aspettavo che l’Atim, a questo punto, sarebbe stata strutturata in maniera diversa. Sono contento? No. Ma ha anche portato risultati positivi in termini di flussi turistici».
 

A metà mandato si è ritrovato con una giunta rivoluzionata dopo le Politiche. Sia sincero: le manca la sua vecchia squadra?
«Rispondo con una metafora calcistica: se i giocatori sono sempre gli stessi, alla fine del campionato conoscono gli schemi a memoria. Quando invece, con il calciomercato invernale, ne entrano di nuovi, devono ricominciare da capo: partono con la rincorsa ed è più complicato. Ma i giocatori che sono usciti – Castelli, Carloni e Latini – con i loro ruoli in Parlamento hanno portato qua un valore aggiunto».





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