Il 2024 è stato un anno positivo per i titoli europei da dividendo, anche se solo in termini assoluti. L’indice dei titoli europei ad alto rendimento da cedola, il Morningstar Developed Europe Dividend Yield >2,5% NR, è in crescita del 9,5% quest’anno (in euro al 16 dicembre), ma è in ritardo rispetto alla regione nel suo complesso, con il Morningstar Europe NR che è in crescita del 10,4%, e rispetto all’indice Morningstar US High Dividend Yield NR, che che è salito del 25%.
Perché i titoli high yield europei sono meno redditizi di quelli USA?
La spiegazione della differenza di performance tra i titoli high yield europei e quelli Usa è da ricercare nel diverso peso del settore tecnologico nei due indici: in quello americano, le azioni high tech rappresentano il 15%, mentre nel benchmark europeo pesano appena per l’1%.
Osservando il grafico degli indici a confronto, si potrebbe pensare che sia più conveniente investire in società statunitensi ad alto dividendo piuttosto che in quelle europee. Ma questo sarebbe come investire guardando nello specchietto retrovisore. È importante, invece, guardare alle valutazioni future. Se consideriamo anche questo parametro, allora i titoli high yield europei possono competere con quelli USA. Essi pagano dividendi più alti e sono scambiati a prezzi più economici. Anche in termini di dividend yield, le società europee superano le loro controparti statunitensi. L’indice Morningstar US High Dividend Yield ha un dividend yield del 2,63% (a fine novembre), mentre l’indice Morningstar Developed Europe Dividend Yield >2,5% NR EUR ha un dividend yield del 4,95%.
In termini di valutazione, le società europee da dividendo sono significativamente più interessanti di quelle statunitensi. L’indice Morningstar US High Dividend Yield ha un rapporto Prezzo/Fair value di 0,98 (a fine novembre) contro lo 0,68 del benchmark europeo.
I titoli europei che hanno aumentato la cedola
Tra le società europee che pagano dividendi elevati, c’è un gruppo selezionato di aziende che hanno aumentato fortemente la loro cedola nel 2024 e sono anche scambiate a sconto rispetto al fair value.
I titoli di questo gruppo selezionato, riportati nella tabella seguente, hanno un dividend yield superiore al 3%, hanno aumentato la cedola di oltre il 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (se una società ha pagato l’ultimo dividendo nel settembre 2024, tale dividendo viene confrontato con quello del settembre 2023) e sono valutati con un Morningstar Rating di 4 o 5 stelle.
Il Morningstar Stock Rating aiuta gli investitori a scoprire i titoli sottovalutati o sopravvalutati. Il rating è determinato da tre fattori: il prezzo corrente dell’azione, la stima del fair value di Morningstar e il grado di incertezza del fair value (Morningstar Uncertainty Rating). I titoli con 1 o 2 stelle sono considerati sopravvalutati, mentre quelli con 4 o 5 stelle sono considerati sottovalutati.
Metriche chiave di Morningstar
AXA CS
Analista: Henry Heathfield, CFA
- Settore: Finanza
- Rating Morningstar: ★★★★
- Economic Moat: Assente
- Prezzo/Fair value: 0,83
- Commento: “AXA ha distribuito liquidità a favore degli azionisti in maniera adeguata. L’obiettivo è un payout ratio del 55%-65%. Quest’anno prevede di riacquistare azioni proprie per un valore poco più alto di EUR1,1 miliardi.”
Banco Bilbao Vizcaya Argentaria BBVA
Analista: Johann Scholtz, CFA
- Settore: Finanza
- Rating Morningstar: ★★★★
- Economic Moat: Medio
- Prezzo/Fair value: 0,85
- Commento: “Siamo soddisfatti della politica di dividendo e del rendimento del capitale proprio di BBVA. Riteniamo che BBVA disponga ancora di capitale in eccesso, ma pensiamo che stia risparmiando liquidità per una possibile acquisizione in Spagna.”
BNP Paribas BNP
Analista: Johann Scholtz, CFA
GSK GSK
Analista: Jay Lee
- Commento: “Riteniamo che i dividendi di GSK siano storicamente troppo elevati. Negli ultimi cinque anni, GSK ha pagato un dividendo pari a circa il 70% degli utili, il che ha probabilmente limitato la capacità di reinvestire nell’azienda attraverso le attività di ricerca e sviluppo e le acquisizioni di nuovi farmaci in fase di sviluppo. Inoltre, il dividendo speciale del 2016 è sembrato eccessivo e non necessario. Nel 2022, GSK ha ridotto il dividendo globale a un livello probabilmente più adeguato agli utili.”
Infrastrutture Wireless Italiane INW
Analista: Javier Correonero
- Settore: Real Estate
- Rating Morningstar: ★★★★★
- Economic Moat: Medio
- Prezzo/Fair value: 0,77
- Commento: “Inwit prevede di distribuire circa il 60% del suo free cash flow ricorrente sotto forma di dividendi, una decisione che riteniamo saggia, dal momento che l’Italia ha limitate opportunità di reinvestimento e la società non intende espandersi in nuove aree geografiche. Riteniamo che i dividendi possano continuare a crescere a un tasso tra il 5% e il 7% nei prossimi anni, dato che anche il free cash flow continua a crescere.”
Nordea Bank NDA SE
Analista: Niklas Kammer, CFA
Sanofi SAN
Analista: Jay Lee
- Settore: Salute
- Rating Morningstar: ★★★★
- Economic Moat: Ampio
- Prezzo/Fair value: 0,76
- Commento: “Per quanto riguarda il payout, riteniamo che la distribuzione dei dividendi di Sanofi sia adeguata. Nel complesso, Sanofi punta a distribuire poco più del 50% degli utili, il che sembra appropriato per un settore più maturo.”
Svenska Handelsbanken SHB A
Analista: Niklas Kammer, CFA
- Settore: Finanza
- Rating Morningstar: ★★★★
- Economic Moat: Medio
- Prezzo/Fair value: 0,83
- Commento: “L’assenza di grandi acquisizioni consente una distribuzione stabile del capitale in eccesso agli azionisti, principalmente sotto forma di dividendi”.
TotalEnergies TTE
Analista: Allen Good, CFA
- Settore: Energia
- Rating Morningstar: ★★★★
- Economic Moat: Assente
- Prezzo/Fair value: 0,77
- Commento: “Riteniamo adeguata la politica di payout di Total. L’azienda è stata una delle poche major petrolifere che ha mantenuto il dividendo nel 2020 e ha adottato ulteriori misure per ridurre i costi e le spese in conto capitale per mantenere il dividendo accessibile in futuro. La maggior parte dei riacquisti di azioni è avvenuta in periodi in cui i prezzi delle azioni erano inferiori alla nostra stima del fair value e pertanto appaiono ragionevoli”.
L’autore o gli autori non possiedono posizioni nei titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
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