«Per Ata a Fano c’è l’unico impianto. Business sfrenato solo per l’azienda di Pesaro»

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PESARO Subita una sonora bocciatura dai suoi colleghi dell’Assemblea territoriale d’ambito dei rifiuti, il sindaco Andrea Biancani ha rilanciato la tesi sull’esigenza di una nuova discarica pesarese ma l’assessore regionale all’ambiente Aguzzi ora lo corregge su certe valutazioni tecniche e l’impostazione di fondo del suo ragionamento. La strategia messa a punto dagli uffici dell’Ata tramite le osservazioni al piano regionale di gestione dei rifiuti, con l’appoggio dei sindaci di Pesaro e Urbino, costituiva di fatto una risposta alla bocciatura tecnica del progetto della maxi discarica di Riceci, che sarebbe stato gestito totalmente nella fase operativa da Marche Multiservizi. 

L’incasso sfumato

Tramontata la possibilità di incassare (secondo quanto emerso dalle audizioni della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti) oltre un miliardo e mezzo di euro in 25 anni interrando tra i calanchi di Petriano 5 milioni di metri cubi di rifiuti produttivi (speciali non pericolosi), si trattava di garantire un nuovo business sui rifiuti all’azienda pesarese dei servizi dopo la chiusura nel 2027 della discarica di Tavullia (quella di Urbino non è operativa da 2 anni).

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La versione di  Aguzzi

L’assessore regionale Stefano Aguzzi ricostruisce la storia recente della pianificazione dell’Ata. «Nel 2017 l’Ata ha fatto la scelta di chiudere in modo accelerato i siti di Urbino e Tavullia – sottolinea – perché tre discariche (la terza è quella fanese di Monteschiantello, ndr) sarebbero state troppo onerose per i gestori e per farlo ha autorizzato il conferimento di rifiuti industriali, che sono quelli con cui si realizza un guadagno, oltre il limite del 50% dei rifiuti urbani stabilito dal piano regionale del 2015, tuttora in vigore. Per i rifiuti urbani sarebbe rimasta attiva nella provincia pesarese una sola discarica, come avviene nella altre province marchigiane: l’impianto di Monteschiantello perché là c’è un terreno di proprietà del Comune di Fano utile per l’ampliamento, un’area già nella disponibilità di Aset (nel frattempo è stato anche redatto uno studio di fattibilità, ndr)».

«Nelle discariche di Mms si è andati molto oltre il 50% dei rifiuti urbani – osserva Aguzzi -. Tra l’altro, gli introiti dovevano servire a contenere gli effetti sulla Tari dei cittadini per l’investimento di Marche Multiservizi su un nuovo trattamento meccanico biologico, che però non è stato realizzato. Sono stati presi rifiuti speciali anche da altre regioni. Alcuni imprenditori locali mi dicevano che con quello che costava portare i rifiuti negli impianti di Mms preferivano portarli fuori territorio».

Cosa prevede l’accordo di programma di Mms

Marche Multiservizi ha promosso e sottoscritto con gli enti locali l’accordo di programma per la chiusura delle due discariche. Secondo il piano d’ambito, dal 2015 al 2021 sono stati conferiti rifiuti speciali pari al 110% a Tavullia e al 75,8% a Urbino rispetto ai rifiuti urbani sommati ai residui della lavorazione della raccolta differenziata. «Se questo conferimento fosse stato più contenuto – rileva l’assessore regionale – le discariche si sarebbero potute utilizzare ancora per altri anni (secondo i dati Ata con gli speciali al 50% si sarebbe arrivati al 2043 a Tavullia e al 2047 a Urbino, ndr). Mi chiedo se tutto questo business sfrenato di Marche Multiservizi ci deve star bene per forza perché un’azienda pubblica deve erogare un servizio pubblico e un’attività così programmata non viene svolta in nessun’altra discarica delle Marche. E non è che le aziende che gestiscono gli impianti di Fano, Corinaldo, Fermo e Ascoli Piceno operino in perdita».

Il nodo dei costi

Riguardo agli oneri di conferimento, Aguzzi chiarisce la questione rispetto alla tesi di Biancani secondo cui Pesaro sosterrebbe un costo a portare i rifiuti a Monteschiantello (in realtà verrebbe a mancare un ricavo). «I costi dei gestori vengono spalmati sulle tariffe degli utenti – evidenzia l’assessore -: se i gestori sono due come nella nostra provincia le tariffe possono essere diverse a seconda di come vengono organizzati i rispettivi servizi. Ma se Mms porta i rifiuti urbani a Montesciantello paga la stessa tariffa di conferimento di Aset, anche se è Aset che gestisce l’impianto».





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