Una giornata del 1935 e tre flashback nel cuore di una famiglia afroamericana: “Gridalo forte” è il primo romanzo di James Baldwin, sua “cassetta degli attrezzi” per il resto della carriera. Protagonista un ragazzo, figlio di un reverendo, e la lunga strada verso la salvezza, tra male, tentazioni, discriminazione e violenza…
L’uniform edition dei più importanti libri di James Baldwin è una delle migliori eredità del 2024, a cento anni dalla sua nascita, celebrata negli ultimi dodici mesi, anche in Italia. La questione razziale (non la sua unica materia viva, se si pensa, ad esempio, anche al tema dell’identità sessuale) che attraversa gran parte dell’opera di questo protagonista del Novecento statunitense, con lui diventa definitivamente argomento letterario di alto livello, oltre che socio-politico: la sua lotta per l’identità nera inizia a partire da quello che è quasi il suo atto di nascita come autore, il primo romanzo dopo alcuni racconti: è Gridalo forte (292 pagine, 21 euro), la più recente proposta di Baldwin firmata da Fandango, nella traduzione di Silvia Mondino, inizialmente apparsa nel 2013 per Amos edizioni, quasi mezzo secolo dopo la apparizione con Rizzoli. Il titolo originale ha un riferimento natalizio, Go Tell It on the Mountain, è un gospel che celebra la nascita di Gesù. Già con questo esordio per lo storico editore statunitense Knopf, una “cassetta degli attrezzi” che gli tornerà utile per il proseguo della carriera, James Baldwin fa valere un micidiale peso specifico. Se oggi c’è Colson Whitehead e ieri c’è stata Toni Morrison, parte del merito va a Baldwin, che ha aperto una strada virtuosa.
Tre preghiere
Il suo debutto nel romanzo, datato 1953, è abbastanza autobiografico e imperniato sulla vita e sulle ragioni della popolazione afroamericana, sui diritti civili. A livello temporale racconta una giornata del marzo 1935, il quattordicesimo compleanno del protagonista John, e tanti pezzi di passato, in flashback. Un esordio maturo a cui non manca nulla, dal punto di vista narrativo e stilistico: un adolescente in una sporca e violenta Harlem, tra ferite e incomunicabilità, una famiglia, la sua, marchiata dall’oppressivo e violento patrigno Gabriel, che ai figli riserva la cinghia, reverendo integerrimo fino al bigottismo, sebbene nasconda un passato tutt’altro che limpido. È questa una delle storie della parte centrale del romanzo, con le tre “preghiere”, quella di Gabriel, della zia Florence e della madre di John e moglie di Gabriel, Elizabeth, che ha una fortissima nostalgia per un grande amore del passato, Richard, padre biologico di John, non più in vita. Sono antefatto di un gran finale in cui si compie il destino di John (che ammira, fin quasi all’innamoramento, l’amico Elisha, e ha molti dubbi sulla sorte di predicatore che lo attenderebbe), attraverso un evento straordinario, grazie a cui comprenderà la strada da percorrere. Una lettura avvincente, colma di grandi dialoghi, un romanzo dalla scrittura sincera e disarmante, con alcuni riferimenti biblici, che si confronta con il male, con le tentazioni, che cerca solo lettori per continuare la sua strada nel mondo ed entrare a far parte, anche in Italia, della schiera dei classici irrinunciabili.
L’ambivalenza della religione
Il romanzo è sulla carta un lungo percorso che tende alla salvezza divina – e la distanza fra l’uomo e la salvezza è notevole – la religione è senso d’appartenenza, rifugio e salvezza rispetto a ingiustizie e discriminazioni, specie per chi è fuggito dal sud schiavista, ma non ha trovato condizioni migliori al nord, dove, meno marcatamente, fa comunque i conti con subordinazione e segregazione. La religione, però, finisce anche nel mirino, se ne condannano certe superstizioni, le ipocrisie, le omissioni, i vorrei ma non posso, il considerare scontate e immutabili le crudeltà e la miseria. Gridalo forte è il primo tassello della carriera letteraria e della battaglia politica di James Baldwin, finisce per parlare di fratellanza, tolleranza, solidarietà. Ingredienti di cui c’è più che mai bisogno.
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