Germania: cosa spiega la crisi economica e come risolverla nel 2025

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La Germania è diventata il “grande malato” d’Europa. A un passo dalla recessione e in preda a una crisi politica, la prima economia del Vecchio Continente rischia di prendere una deriva per cui potrebbe essere difficile rialzarsi.

 

Il punto è che ciò potrebbe avere delle ripercussioni profonde in tutto il resto del blocco, considerando il fatto che a fare compagnia ai tedeschi vi è attualmente una Francia claudicante. Il cuore pulsante dell’Europa insomma è sofferente come non mai e in questo momento manca una guida che possa tranquillizzare gli investitori.

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Ma come si è arrivati a questo punto? E come potrebbe essere risolta la questione? In questo testo andremo a fondo per vedere quali sono le cause che hanno portato la Germania a perdere terreno negli ultimi anni, in quale situazione oggi realmente si trova il popolo tedesco e in che modo il governo e non solo possono intervenire per invertire una rotta che sta diventando pericolosa.

 

 

 

Germania: com’è la situazione attuale

Da due anni l’economia tedesca di fatto non cresce e non mostra segnali di miglioramento. Alla luce di questo, le aziende non si aspettano crescita nei prossimi 12 mesi. In particolare, dal 2017 si registra un calo progressivo della produzione manifatturiera, da sempre punto di forza del Paese.

 

A novembre la disoccupazione ha raggiunto il 6,1%, dopo un aumento costante nell’ultimo biennio. Allo stesso tempo, le insolvenze aziendali sono cresciute del 24% a 22.400 unità nel 2024, secondo i dati rilasciati dalla società di gestione del credito Creditreform. Si tratta del dato più alto degli ultimi nove anni.

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La Germania conta ancora molto sulle sue esportazioni e su altri aspetti come la grande flessibilità delle piccole e medie imprese che rappresentano la spina dorsale dell’economia.

 

Il debito pubblico tedesco è al 60% del PIL, rientrante pienamente nei parametri di Bruxelles. Se paragonato a quello della Francia (al 110% del PIL) e dell’Italia (al 140% del PIL), l’indebitamento tedesco dà molto più margine di manovra alla Germania per finanziarsi e provare a rilanciare la propria economia.

 

 

 

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Germania: cosa ha determinato la crisi

Sono diverse le cause che hanno determinato la crisi in Germania. Tutto è partito con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 26 febbraio 2022. Con le sanzioni occidentali a Mosca e l’interruzione delle forniture, la Germania ha dovuto fare a meno di un ingrediente vitale della sua forza industriale degli ultimi decenni.

 

Il gas russo a basso costo infatti ha contribuito a mantenere i suoi produttori competitivi su scala internazionale, in particolare nel settore chimico e siderurgico. Il Paese ora sta lentamente spostandosi verso l’energia rinnovabile, ma occorreranno anni prima che essa possa sostituire il gas di Putin.

 

Nel contempo, la Cina ha acquisito sempre più il know-how per competere con tutti e i consumatori cinesi si sono allontanati sempre più dai marchi tedeschi. Lo si è visto nel settore dell’automotive, dove colossi come Volkswagen, Mercedes-Benz e BMW hanno rallentato drammaticamente le esportazioni in Cina.

 

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Recentemente Pechino ha modificato il suo modello economico, ora meno orientato alla produzione a basso costo e più indirizzato verso un tipo di beni ad alto valore che fino ad oggi hanno rappresentato la forza tedesca. La transizione della Germania alle auto elettriche fa acqua, mentre i consumatori preferiscono modelli meglio equipaggiati a livello locale come BYD e NIO. 

 

I problemi della Germania però sono ancora più profondi. Gli economisti vedono una burocrazia troppo opprimente, che frena gli investimenti e l’innovazione. Allo stesso tempo, il Paese non spende abbastanza per la modernizzazione delle infrastrutture ed è lento ad adottare tecnologie digitali che potrebbero migliorare la produttività. I governi sono più preoccupati a controllare il debito pubblico, come limite imposto nel 2009 dall’ex cancelliere Angela Merkel, e quindi sono frenati da ogni velleità di spesa.

 

La Germania ha anche a che fare anche con un problema che accomuna vari Stati: l’invecchiamento della popolazione. Ciò non solo rischia di determinare carenza di manodopera, ma anche di mettere in difficoltà il sistema sanitario e pensionistico.

 

Infine si è aggiunta a novembre la crisi di governo, con la maggioranza a sostegno del cancelliere Olaf Scholz che si è sfaldata. Il prossimo anno ci saranno le elezioni, ma nel frattempo la fiducia del Paese è calata vistosamente.

 

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Come uscire dalla crisi nel 2025?

Il 2025 si apre con una spada di Damocle che pende sulla testa dell’Europa: i dazi USA. Il 20 gennaio salirà ufficialmente alla Casa Bianca il neo presidente eletto Donald Trump, che in campagna elettorale ha minacciato tariffe generalizzate dal 10% al 20%. Questo per le aziende tedesche sarebbe un colpo letale, sia per quelle che esportano sia per quelle che hanno impianti produttivi negli Stati Uniti.

 

Il Paese deve quindi reagire innanzitutto a livello politico, secondo gli esperti. Le elezioni di febbraio potrebbero essere determinanti. Secondo le previsioni, potrebbe installarsi un governo guidato da Friedrich Merz, appoggiato da una coalizione di matrice cristiano-democratica.

 

Nei suoi programmi elettorali Merz ha intenzione di avviare una deregolamentazione e meno tasse alle imprese, ma poi bisognerà vedere se e in che misura le promesse diventeranno realtà considerando i limiti autoimposti dalla Germania e i lacci europei. In tal senso, l’Unione Cristiano-Democratica vuole modificare il freno al debito dell’era Merkel per aumentare gli investimenti pubblici. Inoltre, Merz ha in programma di continuare il lavoro dell’attuale cancelliere Scholz di aumentare la manodopera qualificata e tagliare la burocrazia che sta ostacolando il lavoro delle imprese.

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Una grossa mano però potrebbe venire dall’Europa, ad esempio modificando alcune regole e rimodulando i rapporti con la Cina. Le nuove tariffe sulle emissioni a partire dal 1° gennaio 2025 rischiano di tramutarsi in un tornado per le case automobilistiche tedesche, mentre la rappresaglia cinese ai dazi sulle importazioni di veicoli elettrici provenienti dalla Cina stabilite da Bruxelles a novembre inasprirebbero una situazione già grave per l’export tedesco. Molti sperano anche sulla magnanimità di Trump da oltreatlantico sul tema dei dazi, ma le aspettative al riguardo non sono delle migliori.

 

 





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