Le imposte rappresentano uno degli strumenti principali con cui lo Stato e gli enti pubblici finanziano le proprie attività. Si tratta di contributi obbligatori richiesti ai cittadini, alle imprese e ad altri soggetti economici in base alla loro capacità contributiva.
Il sistema fiscale italiano si fonda su principi sanciti dalla Costituzione, tra cui il fondamentale articolo 53, che stabilisce: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. A partire da questa base costituzionale, le imposte vengono applicate per garantire risorse al funzionamento dello Stato, finanziare i servizi pubblici, e promuovere la redistribuzione del reddito.
Oggi, quindi, l’Italia adotta ancora un sistema tributario complesso che include imposte su redditi, consumi, patrimonio e transazioni, regolate da numerose normative aggiornate di frequente. Le imposte costituiscono, così, non solo un obbligo legale ma anche uno strumento chiave per la gestione economica e sociale del Paese. Cerchiamo di capire meglio cosa sono, come funzionano e la distinzione tra dirette e indirette.
Cosa sono le imposte? Significato e definizione
Le imposte, come anticipato, sono contributi obbligatori che i cittadini, le imprese e altri soggetti economici devono pagare allo Stato e agli enti pubblici per finanziare le spese collettive.
A differenza di altri tributi, come tasse e contributi, le imposte non prevedono una controprestazione diretta, ovvero non sono correlate a un servizio specifico fornito dallo Stato al contribuente.
La normativa di riferimento per la definizione delle imposte è contenuta nel D.P.R. n. 600/1973, che disciplina l’accertamento dei redditi, e nel D.P.R. n. 633/1972, che regola l’imposta sul valore aggiunto (IVA).
L’abbiamo già citato e ora lo riprendiamo per spiegarlo meglio. Secondo l’articolo 53 della Costituzione italiana, il sistema tributario deve essere basato su criteri di progressività, il che significa che chi possiede una maggiore capacità contributiva è chiamato a pagare proporzionalmente di più. Questo principio si riflette, ad esempio, nell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF), che prevede aliquote crescenti in base agli scaglioni di reddito.
La differenza tra imposte, tasse e contributi
Il gettito fiscale di ogni Stato è formato dalla somma dei tributi che lo stesso prevede con lo scopo di far concorrere tutti alla spesa pubblica. La disciplina del tributo, in Italia, è regolata dall’articolo 23 della Costituzione che sancisce che “nessuna prestazione patrimoniale o personale può essere imposta se non in base alla legge”.
Ma andiamo più nel dettaglio. In Italia esistono diversi tributi (prelievo coattivo di ricchezza) che si suddividono in:
- imposte che si caratterizzano per la obbligatorietà e sono totalmente indipendenti dalla fruizione di un servizio. Infatti, esse sono dipendenti esclusivamente dall’azione del soggetto passivo (il contribuente che ad esempio pone in essere un’attività d’impresa e per il semplice fatto di aver dato vita a un’attività è soggetto al versamento di una imposta);
- tasse che sono il corrispettivo per un servizio fornito dallo Stato e dagli Enti locali (ad esempio la tassa sui rifiuti);
- contributi si caratterizza per il fatto che racchiude in sé sia l’obbligatorietà tipica delle imposte che la corrispettività tipica delle tasse. Consiste nel pagamento di una somma di denaro per il finanziamento di un servizio pubblico non richiesto direttamente dal singolo contribuente (ad esempio contributo per la rete stradale).
Tipi di imposte da conoscere
Abbiamo capito, quindi, che il tributo, di qualsiasi natura esso sia, prevede un prelievo coattivo di ricchezza sui contribuenti e a fissare le modalità è il sistema fiscale dello Stato o gli enti pubblici territoriali che si occupano della riscossione. Le entrate fiscali che derivano dalle imposte servono, in larga parte, a coprire i servizi pubblici indivisibili e non individualizzabili. Proprio per questo motivo, in percentuale, a coprire queste spese provvedono tutti i contribuenti.
Quello che va chiarito, però, è che non tutte le imposte hanno la stessa natura e possono essere suddivise in diversi modi.
La prima grande differenza che si può notare è quella che suddivide i tributi tra imposte dirette e imposte indirette, ovvero due tipologie che agiscono in maniera differente sul contribuente.
- Le imposte dirette colpiscono la ricchezza sia nel momento in cui viene prodotta (reddito) sia la ricchezza già maturata (patrimonio), mentre le imposte indirette agiscono sulla ricchezza nel momento in cui viene trasferita o consumata (vendita di un bene, acquisti, trasferimenti).
- Le imposte indirette sono quelle che colpiscono la ricchezza nel momento in cui viene trasferita (ad esempio l’imposta di registro) o consumata (ad esempio l’Iva che si applica ai consumi) e si caratterizzano per il fatto che si trasferiscono da chi è tenuto a pagarle ad altri soggetti.
La differenza tra imposte dirette e indirette
Le differenze tra imposte dirette e indirette sono molteplici, ma la principale e più importante differenza è rappresentata dalla progressività.
Mentre le imposte dirette, quelle che colpiscono prevalentemente reddito e proprietà, sono più progressive poiché prevedono un pagamento più alto da chi possiede di più (sia come reddito che come patrimonio), le imposte indirette, visto che sono prelevate su servizi e beni, colpiscono tutti nella stessa misura e non tengono conto del reddito.
Proprio per tale motivo, le imposte indirette sono considerate una forma di tassazione regressiva, visto che riguardano più pesantemente chi ha un reddito più basso. Ad esempio, pagare la stessa Iva su un bene, appare logico, colpisce maggiormente chi ha meno reddito rispetto a chi ne ha di più.
Da notare, inoltre, che le imposte indirette possono essere utilizzate anche per cambiare i comportamenti del consumatore. Facciamo qualche esempio concreto per capire in che modo. Se si applica una aliquota più elevata su beni considerati dannosi (come ad esempio l’alcol o il tabacco), si disincentiva il cittadino dall’utilizzo. Questo modo di utilizzare le imposte indirette (si pensi alle accise sui tabacchi, ad esempio) ha anche lo scopo di ridurre i costi che il servizio sanitario nazionale è costretto a sostenere per i danni provocati dai prodotti poco salutari.
Le imposte indirette, poi, possono essere utilizzate anche per incentivare l’industria nazionale, dato che uno Stato può decidere di applicare dazi doganali sull’importazione di beni prodotti da Paesi esteri rendendoli meno competitivi.
Quali sono le imposte dirette? L’elenco completo
Come abbiamo detto, le imposte dirette colpiscono la ricchezza del contribuente se già esistente come il patrimonio, o nel momento in cui viene generata.
Ecco le principali imposte dirette attualmente vigenti nel sistema tributario italiano:
- Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) è un’imposta diretta di tipo personale e progressivo che colpisce il reddito complessivo che le persone residenti in Italia producono in qualsiasi parte del mondo ed il reddito che i non residenti producono in Italia;
- Ires (Imposta sul reddito delle società) è un’imposta di tipo proporzionale e si applica solo ai soggetti con personalità giuridica, quindi, SpA, Srl, società cooperative e di mutua assicurazione ed enti;
- Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) è un’imposta regionale sul valore aggiunto di tipo proporzionale e reale poiché colpisce la ricchezza al momento della sua produzione;
- Isos (Imposta sostitutiva sui redditi da capitale), il presupposto di questa imposta proviene dal reddito generato da investimenti di capitale;
- Imu (Imposta municipale unica), il presupposto di questa imposta è il possesso di beni immobili.
Le imposte dirette in relazione all’oggetto della loro imposizione si distinguono in:
- imposte sul patrimonio, colpiscono la ricchezza che il contribuente già detiene;
- imposte sul reddito, colpiscono la ricchezza che il soggetto produce annualmente.
Inoltre, in relazione alla valutazione o meno della situazione economica familiare si distinguono:
- imposte personali, colpiscono la ricchezza tenendo conto delle condizioni familiari, economiche e sociali dei contribuenti, come ad esempio l’Irpef;
- imposte reali, colpiscono la ricchezza oggettivamente considerata escludendo la valutazione della situazione familiare, come ad esempio l’Imu.
Quali sono le imposte indirette? L’elenco completo
Ecco le imposte indirette più importanti attualmente vigenti nel sistema tributario italiano:
- Iva (Imposta sul valore aggiunto) è un’imposta applicata alle cessioni di beni e servizi e colpisce solo il valore aggiunto in ogni fase del processo produttivo e distributivo. Le aliquote previste in Italia sono tre: ordinaria del 21%, oppure quelle ridotte del 4% e del 10%;
- Imposta-di-registro si applica ad esempio per trasferimenti di beni mobili ed immobili e sia quando il trasferimento è soggetto a registrazione obbligatoria sia quando la stessa avviene per volontà del contribuente;
- Imposta-di-bollo è un’imposta applicata nel momento in cui si richiede, produce o presenta un documento;
- Imposta sulle successioni e sulle donazioni è un’imposta dovuta per il trasferimento della proprietà od altri diritti sia a causa di morte che per liberalità;
- Imposta catastale e ipotecaria soggette all’imposta sono le volture catastali e gli atti formali che riguardano il trasferimento di beni immobili.
Le imposte indirette, invece, distinguono in:
- imposte sugli scambi (come l’imposta sul valore aggiunto);
- imposte sui trasferimenti a titolo gratuito (successioni e donazioni);
- imposte sui trasferimenti a titolo oneroso o sugli affari (registro, bollo, ipotecarie ecc.);
- imposte sui consumi o di fabbricazione (come le accise).
La distinzione delle imposte a seconda delle modalità di calcolo
In relazione alla misura e alle modalità di calcolo dell’ammontare le imposte possono, poi, distinguersi in proporzionali, regressive e progressive.
- Le imposte proporzionali sono quelle in cui l’aliquota è costante, cioè il suo ammontare aumenta in modo proporzionale all’aumentare della base imponibile, come nel caso dell’Ires.
- Le imposte regressive sono quelle caratterizzate da un’aliquota decrescente, ossia il suo ammontare diminuisce all’aumentare della base imponibile.
- Le imposte progressive, infine, sono quelle in cui il suo ammontare aumenta in maniera più che proporzionale rispetto all’aumentare della base imponibile, in questo caso si parla di un’aliquota crescente, come nel caso dell’Irpef.
In linea generale esistono tre tipi di progressività:
- progressività per deduzione o detrazione;
- progressività per classi;
- progressività per scaglioni.
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