È D’ANTONIO L’UOMO COL CALICE

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Ha un nome e un volto il 35enne di Latina, con precedenti penali, che nella serata del 21 dicembre ha provocato un incidente per poi darsi alla fuga

Ha provocato un incidente andando a sbattere violentemente contro una Mercedes. Successivamente, dopo essere sceso per qualche istante dall’auto, si è rimesso subito alla guida dell’auto, fuggendo via ad alta velocità. È successo tutto nella serata del 21 dicembre, a Latina, all’altezza dell’incrocio tra via Quarto e via Ecetra dove un suv Audi Q8 di colore verde ha travolto una Mercedes Classe A condotta da un commercialista 50enne ddi Latina. L’impatto tra i due veicoli è stato violentissimo tanto da attirare l’attenzione dei residenti dell’area che hanno visto con i loro occhi il gesto che ha reso da cronaca l’episodio.

Il conducente del suv, 35enne di Latina, con precedenti penali pesanti sul groppone, è in un primo momento sceso dall’auto e, dopo aver sorseggiato un calice di vino, si è avvicinato alla Mercedes per guardare l’uomo al volante rimasto ferito per fortuna lievemente. Lo ha rassicurato dicendogli di non preoccuparsi perché avrebbe contattato lui l’assicurazione. Successivamente, il 35enne ha lasciato il bicchiere a terra, sulla strada, accanto all’auto incidentata, per poi risalire sul proprio veicolo e scappare via con il Suv.

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Sul posto gli agenti della polizia locale di Latina hanno potuto ricostruire l’accaduto proprio grazie al racconto dei testimoni e ora sono alla ricerca del conducente del suv. Per l’uomo alla guida della Mercedes è stato necessario il trasporto in ospedale.

Dopodiché, il Suv è stato ritrovato dopo essere stato abbandonato in un parcheggio nella zona del lido di Latina, in Via Casilina Sud. Dai primi accertamenti, la Polizia Locale ha ricostruito la proprietà del Suv: si tratta di una ditta a noleggio.

Solo nella mattinata di ieri, 23 dicembre, evidentemente messo alle strette dalle indagini della polizia locale e dalla forte eco mediatica locale che ha seguito passo passo gli sviluppi del caso, il 35enne, indagato per omissione di soccorso e lesioni, si è recato alla Polizia Locale con il suo avvocato. Rischia anche di pagare una multa salata per le violazioni del codice della strada, ma la circostanza che rende ancora più mediatica la vicenda è che il 35enne non è proprio uno qualunque nel panorama delle cronache pontine.

Si tratta, infatti, di Francesco D’Antonio, l’organizzatore della spedizione punitiva che portò all’uccisione di Matteo Vaccaro presso il Parco Europa il 31 gennaio 2011. Per l’omicidio Vaccaro furono condannati in sei: D’Antonio ha rimediato una condanna a 15 anni e 6 mesi. Una condanna che, per l’appunto, ha scontato con la messa alla prova, dopo aver scontato anni di carcere e arresti domiciliari.

A luglio 2023, il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva revocato al 35enne di Latina la misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale, concessagli con ordinanza del medesimo Tribunale di sorveglianza del 27 aprile 2022. La revoca era scaturita dal fatto che a giugno 2023 D’Antonio si era reso protagonista di un altro fatto brutale, finendo arrestato il 24 giugno delle stesso anno.

D’Antonio è stato individuato dagli investigatori della Squadra Mobile di Latina come l’ispiratore di un’altra spedizione punitiva. Un fatto grave, violento e probabilmente nato in un contesto di pregiudicati quello che ha coinvolto un giovane di 24 anni, barbaramente pestato vicino alla sua abitazione a Latina. Il 24enne fu aggredito mentre era ancora nell’abitacolo della sua auto, legato con la cintura di sicurezza e pestato a sangue.

L’aggressione, causata da un verosimile affronto da parte del 24enne, è avvenuta nella zona delle case Ater di Via Londra, quando il giovane, però, sarebbe stato raggiunto da più persone che lo hanno preso a pugni in faccia, facendolo finire al pronto soccorso.

All’ospedale Goretti, il giovane si era presentato con il viso completamente tumefatto e insanguinato, oltreché ad avere una mandibola fratturata. In condizioni critiche anche l’occhio destro. I sanitari avevano fornito al 24enne tutte le cure del caso con una prognosi 25 giorni.

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Le condotte di D’Antonio, ricordava la Cassazione a marzo 2024, “si palesavano come inidonee a perseguire gli scopi rieducativi propri della più ampia fra le misure alternative alla detenzione, visto che – anche a volere ritenere verosimile la tesi dell’affidato per cui egli sarebbe stato aggredito in precedenza (il 2 giugno 2023) dal 24enne e di essersi nell’occasione solo difeso – l’affidato aveva comunque omesso di rivolgersi alle forze dell’ordine, aveva mentito ai medici del pronto soccorso ed aveva comunque agito con violenza”.

Per tali ragioni, il Tribunale di Sorveglianza aveva disposto l’ordinanza che revocava a D’Antonio l’affidamento in prova, disponendo nuovamente per lui il carcere. L’ordinanza, però, era stata impugnata dal 35enne, tramite l’avvocato Eleonora Nicla Moiraghi e il ricorso era considerato dalla Cassazione parzialmente fondato, anche in ragione del fatto che lo stesso sostituto procuratore della Suprema Corte aveva chiesto l’annullamento con rinvio della ordinanza impugnata.

Secondo gli ermellini, “il Tribunale di sorveglianza, pur avendo correttamente motivato circa la sussistenza dei presupposti della revoca della misura più ampia, ha omesso di pronunciarsi sulla richiesta di detenzione domiciliare anche al solo fine di dichiararla inammissibile o per ritenerla misura idonea ad infrenare la pericolosità del condannato e la sua tendenza a infrangere le prescrizioni impostegli. Né la risposta sul punto appare ricavabile implicitamente dal complesso della motivazione”. Ecco perché la Cassazione ha imposto l’annullamento dell’ordinanza impugnata limitatamente alla richiesta di detenzione domiciliare, con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di Sorveglianza di Roma.

D’Antonio, quindi, era stato nuovamente scarcerato, in attesa di una nuova pronuncia del Tribunale di Sorveglianza sulla richiesta di poter scontare la pena in detenzione domiciliare.

Ed evidentemente D’Antonio girava a piede libero fino alla serata di sabato 21 dicembre quando si è reso protagonista di un altro caso di cronaca. A giugno scorso, peraltro, un altro episodio non legato a lui direttamente: un parente del ragazzo aggredito a giugno dell’anno prima, è stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco all’altezza del basso ventre in Viale Nervi. Un episodio su cui indagava la Squadra Mobile e di cui, al momento, non si è saputo più nulla.





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