Natale, al posto della tombola un wargame tutto italiano (per imparare la storia). «Testo i miei giochi con Alessandro Barbero»

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Sergio Schiavi, cartografo e appassionato di storia militare, è ideatore di diversi titoli come Radetzky’s March, From Salerno To Rome e 1943-45. Opera in una nicchia globale popolata da appassionati che sostengono i progetti migliori col crowdfunding. «Adoro le mappe di carta e non mi oriento con Google Maps. Il mio colpo di fortuna? Aver lavorato al Museo dell’Artiglieria di Torino»

«Dei giochi da tavolo amo l’aspetto tattile e il colpo d’occhio. Adoro le mappe, ne sto cercando una sul conflitto tra i maori e i neozelandesi. Uno spettacolo». Quello che per molte persone rappresenta un immancabile divertimento durante le feste di Natale, per Sergio Schiavi è una passione, divenuta in parte un lavoro che ha costruito mano a mano, pezzo dopo pezzo, grazie pure al sostegno del crowdfunding

Ma ci sono mappe e mappe: in questa intervista non ci occuperemo di quelle mainstream di RisiKo! e Monopoly. Sergio Schiavi, talento della cartografia, si è fatto un nome in una nicchia, quella dei wargame. Lo abbiamo intervistato in una giornata esemplare quando si parla di convivialità e attività di gruppo, senza l’ansia di attardarsi. «Con Alessandro Barbero abbiamo un appuntamento abbastanza fisso. Casa mia è predisposta per fare giochi da tavolo e passare ore fuori dal tempo. Lui è stato fondamentale per il mio percorso».

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Sergio Schiavi

Wargamer si nasce?

La storia di Sergio Schiavi, nato a Torino nel 1969, contiene varie passioni: per la tecnologia e l’internet degli albori, per i giochi da tavolo (si era già capito) e per la storia militare, soprattutto quando sconfina nella sua rappresentazione grafica. «Ho avuto un bel colpo di fortuna. Durante l’università, che poi ho mollato, sono stato coinvolto dal Museo di artiglieria di Torino perché sapevo disegnare». Da autodidatta si era specializzato con programmi di grafica vettoriale. «Non trovavano nessuno per occuparsi delle carte della Guerra di Crimea».

Un lavoro noioso? Molti lo penseranno ed è comprensibile, ma per Schiavi è stato come entrare in un parco divertimenti. «Poteva sembrare una destinazione punitiva. All’epoca, era il ‘96, avevano trovato denaro e volevano fare una mostra sull’intervento piemontese nella Guerra di Crimea. Da tre disegni che avrei dovuto fare, alla fine ho illustrato tutta la mostra. Sono stato lì per anni».

Come in un lancio di dadi dopo l’altro, il suo percorso era ancora distante dalla casella “realizzare un wargame”. «Ho lavorato a varie mostre, per poi specializzarmi da free lance, fare siti e collaborare con aziende. Poi grazie a una serie di circostanze sono entrato in Regione Piemonte come portaborse di un assessore. Mi occupavo di innovazione e digitale terrestre». Schiavi non ha mai abbandonato le mappe, tanto che oggi ricopre il ruolo di consulente in TOP-IX, consorzio che da oltre 20 anni si occupa della gestione delle infrastrutture per l’Internet Exchange. 

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Il mercato dei wargame: una nicchia globale

Ma come è la vita di un ideatore e costruttore di giochi da tavolo? «Non riuscirei a fare giochi tutto il tempo: è una bella attività, ma devi fare ricerca, servono creatività e test e poi produzione e marketing». Intanto diamo un contesto: «Opero in una nicchia: il primo mercato di riferimento è quello americano. Le tirature ovviamente non sono elevate: negli USA si parte da 2mila copie, mentre in Italia al massimo 500. Con From Salerno To Rome sono riuscito ad arrivare a 1600». Lo storico Alessandro Barbero – su cui torniamo tra un attimo – ci ha pure dedicato un video unboxing disponibile su YouTube. 

Uno dei giochi da tavolo per cui Sergio Schiavi è diventato famoso è Radetzky’s March, wargame giunto alla seconda edizione che simula la campagna combattuta dal Piemonte contro l’impero austriaco nel 1849, in un angolo del nord Italia tra città come Novara e Vigevano, in un territorio attraversato dal Ticino e altri fiumi. Il prodotto – niente male da vedere – richiede un certo impegno. A testarlo sul campo è stato, di nuovo, Alessandro Barbero in persona. 

«Giocavo fin da ragazzo. I wargame sono nati negli anni Cinquanta anche se hanno una derivazione storica – ha detto Schiavi -. Lo Stato Maggiore tedesco addestrava così gli ufficiali. Alla fine quando ti ci appassioni è naturale pensare a come ti piacerebbe modificare una regola in particolare». Sergio Schiavi ha iniziato a sperimentare fin dai tempi del Museo di artiglieria di Torino. «Ho costruito una simulazione dell’assedio di Sebastopoli, che hanno regalato poi alle scuole». 

Leggi anche: «Così ho conquistato il mondo, partendo dalla Kamčatka». Le strategie di Rosa, la prima donna a vincere i campionati di RisiKo!

mappa

Poi, come ci ha spiegato, «mi è ritornato l’amore per il disegno e la storia militare». Ha così deciso di compiere un’opera non banale: «Georeferenziare gli scontri campali registrati tra 480 a.C e la Seconda Guerra Mondiale. Ne ho mappati 180, facendomi aiutare con il crowdfunding». In questo viaggio nel passato voleva cercare feedback e suggerimenti. È in quel frangente, una decina di anni fa, che ha deciso di scrivere al professor Barbero. «Ci siamo incontrati, abbiamo fatto una partita di prova. Sono dieci anni che ci divertiamo».

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La curiosità però non basta per affrontare mappe e regole dei wargame. «Sono giochi non brevi, che richiedono concentrazione. In Radetzky’s March hai la situazione al 20 marzo del 1849, poi scocca l’ora zero e la storia forse cambia. Sono giochi ucronici ed è divertente vedere se, alla fine, è possibile che Napoleone vinca a Waterloo». Potrebbe suonare come fanta-storia, ma alla base c’è un lavoro di ricerca considerevole.

«Sono simulazioni, tentano di rispecchiare quella che era la realtà all’epoca. Parto dai dati originali, più indicatori aggiungi e più la situazione diventa complessa». Per quanto riguarda Radetzky’s March Schiavi si è pure cimentato nel racconto podcast, con una serie di episodi che immergono il giocatore nella storia, per prepararsi alla battaglia.

Nella community di appassionati si parla una lingua globale, quella della passione. Un altro wargame creato da Sergio Schiavi, 1943-45, è stato infatti tradotto in giapponese e portato nel lontano Oriente. «Il proprietario di Bonsai Game ha partecipato al crowdfunding e poi ha deciso di importarlo»

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Nell’epoca attuale, dove le mappe sono di fatto una commodity – per arrivare a destinazione, per trovare punti di interesse, per seguire il cibo che ci viene consegnato a casa – chiacchierare con Sergio Schiavi mette l’attenzione su elementi nascosti dello strumento. «Quello che mi piace delle mappe è vedere come sono cambiate dalle prime realizzate, senza il nord, rozze. È una scienza utilizzata dagli Stati per fare determinate cose. È dalla lettura dei dati sulle mappe che capisci l’evoluzione. Se prendi le relazioni dello Stato Maggiore Tedesco e una relazione dello Stato Maggiore Ucraino noti che i posti dove si combatte sono sempre gli stessi». 

C’è un aneddoto che racconta quanto la passione per le mappe cartacee lo abbia reso quasi allergico a quelle digitali. «Di recente sono stato a Berlino, una città che di solito giro a occhi chiusi. Con lo smartphone mi perdevo in continuazione. Io che so sempre dove è il nord. Ho mollato il cellulare e sono tornato a orientarmi».





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