ROMA – Fino al 6 giugno 2025, il WeGil di Roma ospita Warhol Banksy, una mostra che mette a confronto due figure emblematiche dell’arte contemporanea, “due artisti geni della comunicazione”: Andy Warhol e Banksy.
Curata da Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta, prodotta da MetaMorfosi Eventi e Emergence Festival con il patrocinio della Regione Lazio, l’esposizione indaga le rivoluzioni culturali e mediatiche che i due artisti hanno innescato a distanza di quarant’anni, ridefinendo i confini tra arte, mercato e società.
“Questa è probabilmente la mostra più importante ospitata finora al WeGil – ha sottolineato Marco Buttarelli, Presidente di Lazio Crea. L’accostamento di questi due artisti rivoluzionari a questo edificio, altrettanto rivoluzionario negli anni ’30, è stato ciò che più mi ha entusiasmato nel momento in cui mi è stato proposto il progetto“.
Warhol e Banksy: una rivoluzione tra fama e anonimato
“Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti“, profetizzava Warhol, frase che i curatori hanno voluto inserire all’ingresso della mostra. Un’affermazione che, quarant’anni dopo, trova una risposta spiazzante nella provocazione di Banksy: “Ognuno nella vita avrà quindici minuti di anonimato“.
Pietro Folena, presidente di MetaMorfosi Eventi, coglie nel segno: “Queste due frasi raccontano un po’ la storia della civiltà dei consumi e la crisi che stiamo vivendo. Warhol e Banksy sono due straordinari interpreti, due rivoluzionari che, per ragioni diverse, sono diventati dei veri e propri brand“. Per la mostra – spiega Folena – “è stato immaginato un percorso nel quale fosse possibile comprendere questa differenza temporale, questo aspetto diacronico. Tuttavia, vi sono elementi comuni per i quali si può percepire che Bansky sia addirittura un discendente ‘illegittimo’ di Warhol“.
Oltre 100 opere, provenienti da collezioni private e gallerie internazionali, dialogano tra loro, creando un cortocircuito di immagini e significati. La Kate Moss di Banksy che strizza l’occhio alla Marilyn di Warhol, i ritratti iconici di Mao, Lenin, Kennedy e della Regina Elisabetta, reinterpretati con la cifra stilistica inconfondibile di ciascun artista.
Sabina De Gregori sottolinea la sorprendente affinità tra Warhol e Banksy, idea che ha portato alla genesi della mostra. Già nel 2007, Banksy aveva curato una sua esposizione intitolata Warhol vs Bansky, un chiaro indizio del suo legame con il padre della Pop Art. Analizzando le loro opere, emergono evidenti citazioni e omaggi di Banksy a Warhol.
Entrambi condividono temi cari e una tecnica simile: Warhol con la serigrafia, che permette la riproducibilità infinita dell’opera, e Banksy con lo stencil, che assolve alla stessa funzione. Entrambi, inoltre, si avvalgono di una “factory”: quella di Warhol nota e dichiarata, quella di Banksy più “segreta”, ma altrettanto efficiente nel produrre opere che spesso non vedono direttamente la mano dell’artista, se non nella firma, che a sua volta potrebbe essere apposta da collaboratori.
Pur seguendo strade diverse – Warhol con la sua visibilità e riconoscibilità, Banksy con l’anonimato –sono giunti allo stesso risultato: diventare brand paragonabili a Coca-Cola o Nike, vendendo azioni, performance e un’idea, dove l’opera d’arte si svincola dalla sua concezione più classica di rappresentazione.
I muri di Banksy
Un’operazione complessa e affascinante, come racconta Pietro Folena, è stata l’installazione di tre muri originali di Banksy, tra cui il potente Season’s greetings, realizzato a Port Talbot, “una sorta di Taranto gallese“, la città più inquinata del Regno Unito. “Un’impresa molto impegnativa“, che ha portato per la prima volta a Roma queste opere monumentali. Un’operazione che solleva anche questioni etiche, legate alla “musealizzazione” di opere nate per la strada, ma che, secondo Folena, è giustificata dalla necessità di preservarle e renderle fruibili al pubblico “esattamente come si è fatto con i grandi affreschi del passato“.
Arte, mercato e provocazione
Giuseppe Stagnitta offre una chiave di lettura illuminante: “La mostra racconta il mondo di oggi, la falsità del mondo dell’arte pilotato dal mercato e dalla finanza, dove l’arte da oggetto si trasforma in evento. In qualche modo Warhol e Banksy sono i padri di questo approccio all’arte che parte comunque dai primi inizi del Novecento con il dadaismo“. Un’arte che si fa performance, che gioca con l’immagine e che, inevitabilmente, diventa brand.
Stagnitta porta quindi l’esempio emblematico dell’opera di Banksy Girl with Balloon, autodistruttasi subito dopo l’aggiudicazione all’asta per oltre un milione di sterline, per poi essere rivenduta a un prezzo enormemente superiore, quasi 20 milioni. Questo episodio dimostra come il gesto, la provocazione, l’evento, possano influenzare il valore di un’opera d’arte tanto quanto, se non di più, la sua intrinseca qualità artistica. Warhol, già negli anni ’80, aveva intuito questa dinamica, legandola al consumismo. Banksy la riprende oggi, con citazioni esplicite e provocatorie.
Un altro tema che accomuna i due artisti è il forte legame con la musica. La mostra presenta dischi e manifesti, tra cui spicca la celebre banana ideata da Warhol per la copertina dell’album The Velvet Underground & Nico (1967), messa in dialogo con l’opera di Banksy Pulp Fiction, dove John Travolta impugna proprio la banana warholiana al posto della pistola. In esposizione anche oltre 50 tra vinili firmati da Warhol e copertine realizzate da Banksy.
Nonostante le numerose affinità, emerge una differenza sostanziale: Warhol ha costruito la sua immagine pubblica sul presenzialismo, mentre Banksy ha scelto l’anonimato. Tuttavia, come osserva Stagnitta, anche Warhol, con il suo look inconfondibile – parrucca, volto quasi immobile, occhiali scuri – e il suo comportamento enigmatico – risposte monosillabiche, invio di sosia agli eventi – coltivava una sua forma di anonimato, una distanza tra la persona e il personaggio pubblico. “Era dappertutto, ma molte volte mandava i suoi sosia alle inaugurazioni. Lui c’era, ma non c’era al tempo stesso. Per cui non conosceremo mai completamente la sua persona, come non conosceremo mai chi è realmente Banksy. Questa riflessione sottolinea come entrambi gli artisti abbiano saputo creare un’aura di mistero attorno alla propria identità, contribuendo a costruire il loro mito.
Vademecum
La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00
La biglietteria chiude un’ora prima
Aperture straordinarie
La mostra sarà aperta con gli stessi orari (dalle 10,00 alle 19,00) anche i giorni 25
dicembre 2024 e 1° gennaio 2025
Biglietti
Intero: € 15
Ridotto: € 10 (under 14, Carta Giovani Regione Lazio, over70, giornalisti, forze dell’ordine
dipendenti LAZIOCrea e Regione Lazio, studenti. I bambini fino a 6 anni non pagano)
Open: € 18
Acquisto online: https://www.liveticket.it/warholbanksy
Per informazioni
+39 334 6841506
Per prenotazione visite guidate
info: +39 335 8009056
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