Dopo Figliuolo in Emilia-Romagna il governo sceglie tra due militari

Avrebbe voluto discontinuità, Michele de Pascale eletto a novembre presidente dell’Emilia-Romagna. Si aspettava di intessere un dialogo col governo che portasse, come dichiarava pubblicamente ancora pochi giorni fa, a individuare un «modello completamente nuovo che responsabilizzasse la Regione», un «patto repubblicano per la ricostruzione», nello spirito di «una nuova collaborazione istituzionale». Puntava, insomma, a essere nominato commissario straordinario per le alluvioni in Emilia-Romagna, ponendosi come interlocutore politico nazionale, e consolidando la sua innegabile ascesa, dopo la larga vittoria che l’ha imposto all’attenzione generale come uno degli under 40 in rampa di lancio.

Aspettative che, a quanto pare, andranno deluse. Per sostituire il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l’alluvione da giugno del 2023 in scadenza e, da ieri, ufficialmente nominato vicedirettore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza estera) come anticipato dal Corriere, a Roma starebbero pensando non al neogovernatore, ma a un nuovo alto ufficiale. Uno tra il generale di Corpo d’armata Mauro D’Ubaldi, che guida il comando logistico dell’Esercito, e il generale di Corpo d’armata Maurizio Riccò, comandante delle forze operative Nord, con sede a Padova. Con il primo dato in vantaggio sul secondo.

Si preparerebbe, quindi, una successione in piena continuità. Per ragioni di merito, mantenere il controllo delle complicate e onerose operazioni di messa in sicurezza del territorio flagellato a più riprese dalle alluvioni, ma anche di strategia politica.

Il mandato in Emilia-Romagna di Figliuolo, già commissario per l’emergenza Covid, e appena indicato per un delicato e prestigioso incarico, scadrà il 31 dicembre. La decisione sul suo sostituto, quindi, arriverà presto, forse già nel Consiglio dei ministri di domani. D’Ubaldi, che è stato capo di gabinetto del dem Lorenzo Guerini quando era ministro della Difesa, rappresenterebbe la continuità assoluta: comandante logistico, come Figliuolo nel 2021, avrebbe quindi la stessa esperienza nel mobilitare personale e mezzi e nel coordinare interventi.

Qualità, si ragiona dalle parti del Pd, magari essenziali nel momento dell’emergenza, ma che non lo sono altrettanto quando le pratiche da accelerare sono fondamentalmente amministrative. Chi, più di uno stimato sindaco — de Pascale ha retto il Comune di Ravenna per otto anni e guidato l’Unione delle Province per 5 — e neopresidente di Regione ne avrebbe le capacità? Peraltro de Pascale, un nonno comunista e uno democristiano, non è un radicale: schierato con Bersani e poi con Renzi, alle ultime primarie del Pd ha sostenuto Bonaccini. Candidato comunque da Schlein alle Regionali, con un lavorio diplomatico che tutti gli riconoscono ha tenuto unito il largo fronte che va da Avs e M5S a Iv e Azione.

Visto dalla prospettiva del governo, invece, la nomina di un politico esporrebbe a rischio quella terzietà che si vuole conferire al ruolo di commissario. Non favorire, poi, la messa in luce di un esponente dell’opposizione in crescita di popolarità sarebbe un effetto collaterale di questo disegno. Un effetto certo non sgradito.

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