Docente, economista, commercialista, oggi presiede la Fondazione Its Academy per l’Agroalimentare. Enrica Salvatore ha presieduto la Fondazione Tercas con spalle fortissime e senso delle istituzioni quando la politica ha tentato ribaltoni. Tanto che persino l’ex sindaco Maurizio Brucchi prese posizione in sua difesa insieme al sindaco Gianguido D’Alberto quando ci furono tentativi di minare l’autonomia della Fondazione. Con ruoli in Cassa Depositi e Prestiti, Enrica Salvatore si è impegnata nell’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio dove si è occupata di welfare, housing sociale, attività culturali e servizi alla persona.
Teramo e la sua comunità a che punto sono su temi economici e sociali?
«Teramo è una città che ha sicuramente del potenziale. La comunità teramana vanta una forte vivacità culturale dell’associazionismo, ma manca un’organizzazione di queste realtà. Un sistema che possa mettere in rete questi organismi anche per evitare di mettere in campo misure di sostegno e contributi a spot. Se Teramo è 57esima nella classifica del Sole 24 Ore sulle Province italiane significa che questo dato va tenuto in considerazione».
E ci sono molti meno giovani.
«Me ne accorgo come docente perché i ragazzi si diplomano e vanno via, e come mamma perché anche le mie figlie vivono ormai fuori. Mancano i motivi per restare. La qualità della vita è buona, grazie anche a caratteristiche orografiche e sociali, ma non basta. La città si riempie durante le feste, ma non basta: dare opportunità ai nostri giovani significa incoraggiare le tante filiere esistenti nel nostro territorio e adoperarsi per trattenere le numerose competenze costruite».
Un esempio?
«Parlo dell’agroalimentare che conosco da vicino e che è fatto di tante realtà medio piccole validissime, ma anche di tanti altri settori che potrebbero raccontare meglio il nostro territorio».
Qual è il suo 2025 ideale per la città e l’Abruzzo?
«Sicuramente mi piacerebbe una rinascita dal punto di vista culturale. Abbiamo gran parte dei siti museali e dei poli archeologici chiusi».
A quali si riferisce?
«Per la Domus del Mosaico del Leone, già nel 2019, durante la mia presidenza alla Fondazione era stata firmata, con la famiglia Savini e con l’Amministrazione di Teramo una convenzione per il recupero e la successiva apertura, che solo da pochissimo è stata ripresa dal Comune».
Poi?
«Anche il progetto di restauro di Palazzo Cameli del 2019 a cura di personalità eminenti del mondo universitario dell’urbanistica, che avrebbe regalato alla città un apprezzabile luogo di vita culturale, ha subito una battuta d’arresto. E attendiamo da tanto che si realizzi il progetto di recupero del Teatro Romano».
Serve uno sforzo collegiale delle istituzioni.
«Teramo ha bisogno di rispolverare le sue bellezze, di scoprire e riscoprirne delle nuove. I luoghi all’aperto e le piazze non bastano, per quanto io sia una fautrice della piazze. Sono necessari anche siti al chiuso, e adesso anche i lavori del teatro comunale aggraveranno la situazione. Spero che qualcosa cambi nel 2025».
Una visione più a lungo termine?
«Insisto sulla necessità di dare nuove opportunità ai giovani. Teramo si sta spopolando e il capoluogo rischia di diventare un’area interna anche per mancanza di prospettiva. L’Aquila ha trasformato la tragedia del terremoto in un’opportunità di rinascita ed è diventata una bellissima città. Pescara ha una sua centralità. Chieti ha sofferenze analoghe al Teramano: è di questi giorni la notizia della vendita di Palazzo de’ Mayo, che negli anni è stato luogo di numerosi eventi culturali».
E a Teramo?
«Posso dire che da quando il Pascal ha aperto al liceo classico e musicale, c’è una aria fantastica nella scuola. La chiusura del Delfico ha dato uno sprint di vitalità nuova a un plesso che oggi ospita più di mille studenti tra Pascal e Forti. Se questa vitalità fosse contagiata per osmosi a tutta Teramo ne gioveremmo tutti».
Da economista, formatrice e docente, Teramo quanto è aderente alle nuove sfide del mercato del lavoro?
«Mi sento di dire che nell’agroalimentare questo match c’è. I nostri percorsi formativi hanno sinergia e continuità con il mondo dell’impresa e vedono un impiego e reimpiego veloce. Lo stesso “Its Academy per l’Agroalimentare” è un percorso altamente professionalizzante post diploma che forma ragazzi preparati a introdursi nelle diverse filiere espresse dal nostro territorio».
Nel turismo?
«Vale anche per questo settore, anche se con caratteristiche di stagionalità. In altri settori, intendo a livello industriale, Teramo ha perso tantissimo. Basti pensare al polo tessile della Val vibrata e non solo».
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