Decaro, Delli Noci, Pd-civici e la difesa dei 10 anni. Ecco cosa farà ora

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La transizione, graduale. Senza strappi traumatici, senza depennare dieci anni di governo e di “sistema”, e senza finire ai margini. Michele Emiliano ha un piano per il 2025, tappe d’avvicinamento alle Regionali d’autunno o, al massimo, della primavera 2026. Scollinato l’insidioso traguardo della Legge di Bilancio regionale e messo in cassaforte l’Accordo di coesione da 6,5 miliardi con Palazzo Chigi, il governatore comincerà da subito ad arare e seminare il terreno in Regione e in tutta la Puglia. In sostanza cercando di controllare e impostare dalla cabina di regia la successione alla leadership del centrosinistra regionale. Vuol farlo finché è centro di gravità e “in salute” politicamente, senza arrendersi a compiti gregari e in secondo piano. Con due obiettivi, un rapporto a tratti ingarbugliato da gestire (quello con Antonio Decaro, e tenendo sempre la carta coperta Alessandro Delli Noci pronta nel taschino), e quattro mosse sulla scacchiera, che passano anche dalla candidatura a consigliere regionale.
Prima di tutto, gli obiettivi: da un lato, blindare quella che ama definire con lessico largo – e bypassando etichettature politiche troppo stringenti – «la coalizione che governa la Puglia», e dunque il Pd, l’arca inclusiva e trasversale (molto, a volte troppo) dei civici, i cinque stelle in riavvicinamento, la sinistra, pezzi di centro, in sostanza è l’arcipelago che il governatore vorrebbe non venisse smantellato o prosciugato; dall’altra parte, il filo della continuità col passato, il “suo” passato, da non spezzare e da coltivare il più possibile. Il senso è chiaro, il destinatario pure: Decaro, il più che potenziale successore, incalzato e marcato a uomo dal governatore. «Antonio deve decidere cosa fare, se candidarsi e a quali condizioni», filtra con insistenza dal giro stretto di Emiliano.

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Prima mossa: la difesa del decennio e la continuità

Le mosse, allora. La prima: un “grand tour” per la Puglia. Il governatore lo ha confessato ai fedelissimi: «Già dalle prossime settimane, voglio visitare i capoluoghi pugliesi e quante più realtà possibili. Dev’essere un saluto, ma anche un modo per mettere insieme a fuoco tutto quello che abbiamo fatto in questi dieci anni». Piantare bandierine sul territorio. E, con ogni probabilità, Emiliano ripristinerà anche la vecchia consuetudine della conferenza stampa di fine anno: staff e uffici al lavoro per sfornare dati e schede. Il punto è comunque tangibile e sa di avvertimento: guai a passare un colpo di spugna sul decennio.

Seconda mossa: la coalizione e il ruolo dei civici

La seconda mossa è manovra politica pura. Emiliano non ha tenuto a freno “l’ira funesta” per le tante irrequietezze in queste settimane dei consiglieri regionali di maggioranza, su Accordo di coesione e Legge di bilancio. «Il problema principale è il Pd, non i civici», è l’accreditata e tranciante tesi che circola in ambienti emilianisti. Con una battuta iperbolica, ma indicativa, attribuita al governatore: «Il “trasformismo” dei civici è il vero fattore di stabilità della coalizione, perché loro si riconoscono in un leader e in un programma. E infatti su Bilancio e Accordo di coesione non hanno dato problemi…». È in questo contesto che va letta e interpretata allora la conferenza stampa, lunedì scorso, dei vertici di Con, la lista-ammiraglia dei civici di Emiliano: noi – è il senso – ci siamo, con radicamento, numeri, organizzazione, presto con un manifesto di valori, e siamo coerentemente nel centrosinistra. Insomma: non più un “bus elettorale”, ma un soggetto politico tout court. Andando oltre e leggendo tra le righe: Emiliano teme l’eventuale, futuro sbilanciamento della coalizione sul Pd, bollato nel giro stretto di Emiliano come «poco capace di presidiare territori e contenuti e abituato solo a gestire», oltre che sulla “lista dei sindaci” che metterà in pista Decaro. Occhio, a tal proposito, al velenoso emendamento promosso in Legge di Bilancio: proposto da un consigliere di centrodestra e approvato a maggioranza bipartisan col voto segreto, obbliga i sindaci a dimettersi con sei mesi d’anticipo in caso di candidatura a consiglieri regionali. Una tenaglia, e un telegramma di fuoco notificato all’eurodeputato barese ed ex presidente Anci. Che infatti ha alzato la voce.

Terza mossa: la scelta del successore e il jolly

Terza, fondamentale mossa di Emiliano: la spada sulla spalla del successore. Decaro è in pole solitaria, d’accordo, ed è tutto un profluvio – anche del governatore e dei suoi – di «è il migliore di tutti», «è la soluzione naturale». Ma l’ex sindaco quando scioglierà la riserva? E in che modo? Più variabili lo “obbligano” per ora a diluire i tempi e a fare melina, pesa per esempio l’attesa sfibrante del verdetto del Viminale sulle presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Bari durante la sua amministrazione, «e a Roma possono decidere di tutto». E in caso di stravolgimento dello scenario e di passo di lato di Decaro? Emiliano scommette tutti i gettoni su Delli Noci: l’assessore allo Sviluppo economico, punta di diamante del civismo e ora coordinatore di Con (tutti i fili sono collegati), è in verticale ascesa nel borsino del governatore, che lo ritiene «una macchina da guerra» per consenso, capacità amministrativa, età, contenuti, visione, attitudine al governo regionale. E poi, fattore dirimente, è perfettamente sintonizzato con il decennio emilianista e con quella impostazione di metodo e temi. Forzando, ma non troppo, la lettura: l’assessore salentino è il profilo ideale nello “schema” emilianista. Decaro del resto – è la tesi che si afferma tra i fedelissimi del governatore – potrebbe presto essere un nome spendibile sulla scena nazionale, e Delli Noci dovrà viceversa sempre più affermarsi come «un riferimento regionale anche per il Pd e magari nel Pd». A prescindere dalle valutazioni e decisioni di Decaro – l’unico che con un “sì” o un “no” può realmente orientare a cascata i destini del centrosinistra – tutta la galassia civica del governatore vuole comunque far squillare l’alert: noi ci siamo, in tanti, e attrezzati con una classe dirigente all’altezza.

Quarta mossa: la candidatura in Consiglio regionale

La quarta mossa di Emiliano, infine, ha un respiro strettamente personale. In due parole: si candiderà a consigliere regionale, e vuole farlo col Pd. Strategia che potrebbe apparire in contraddizione rispetto al protagonismo spinto dei civici, ma tant’è. Il governatore cerca lo scranno in Consiglio per due ragioni: ritagliarsi comunque un ruolo attrattivo e strategico negli equilibri regionali, senza lasciare il campo completamente libero a Decaro; e vigilare da vicino e in aula, provvedimento dopo provvedimento, su quella tanto auspicata continuità del nuovo corso col suo “vecchio” decennio. Ancora una volta: marcatura a uomo e spina nel fianco. Ma in fondo, come ama ripetere riservatamente lo stesso governatore, «mi diverto ancora un sacco e mi piace occuparmi della Puglia», e per il Parlamento c’è ancora tempo. Resta da capire se tutti davvero, nel centrosinistra, “si divertono” nel sapere Emiliano così impegnato a cucire e ricucire la sua tela, leader ancora ingombrante che vuol allontanare il tramonto.

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