«Dieci euro per le piccole gite»

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Sotto l’albero di Natale arriva anche il regalo di Gerosa. «Abbiamo stanziato 10 euro per ogni studente per le piccole gite sul territorio: dal museo al teatro», dice l’assessora all’istruzione Francesca Gerosa, vicepresidente della Provincia. Le risorse – «poco meno di 700mila euro» – sono state messe nel bilancio da poco approvato. «Saranno disponibili da gennaio», spiega. Lunedì, inoltre, la giunta provinciale approverà la delibera che permette alle scuole elementari di aumentare il monte ore obbligatorio per gli alunni: dalle attuali 26 fino a 28 ore alla settimana.
Assessora, come mai questo regalino di Natale?
«Da un lato abbiamo voluto agevolare le segreterie scolastiche, che non dovranno più emettere i bollettini PagoPa (il sistema per i pagamenti digitali a favore della pubblica amministrazione, ndr). Una procedura che attualmente sovraccarica il lavoro delle segreterie. Dall’altro lato abbiamo voluto dare un aiuto alle famiglie, che non dovranno più fare i pagamenti PagoPa e sostenere costi aggiuntivi. Si tratta anche di un piccolo sostegno economico perché vogliamo far sì che tutti i ragazzi possano partecipare alle piccole uscite sul territorio: non devono esserci diseguaglianze».
La misura sarà rivolta a tutti gli studenti di ogni ordine e grado?
«Sì, dalle elementari alle superiori. Sono oltre 67mila gli studenti. Abbiamo incrementato il fondo a disposizione di ciascuna scuola: quei 10 euro andranno a ogni studente per le piccole gite».
Cambiando argomento, nei giorni scorsi le scuole elementari hanno ricevuto una comunicazione dal Dipartimento istruzione che prelude a un incremento delle ore obbligatorie per gli alunni (il T di giovedì). Arriverà il via libera definitivo?
«È una delibera che andrà in giunta lunedì: ne avrei dato notizia la prossima settimana. Daremo la possibilità ai singoli istituti di aumentare il tempo scuola fino a 28 ore, con contestuale riduzione delle ore opzionali. È una facoltà delle scuole, non sarà obbligatorio. È bene sottolineare che si tratta di una sperimentazione che partirà dall’anno scolastico 2026-2027, quindi le scuole avranno un anno e mezzo di tempo per pensarci e organizzarsi. Per chi volesse, però, ho dato la possibilità di iniziare già dal prossimo anno scolastico, il 2025-2026».
Perché si è deciso di avviare questa sperimentazione?
«Nei mesi passati è stata una delle richieste più ricorrenti arrivate sia dalle scuole che dai sindacati. Da tempo – non solo da quando è stata introdotta la seconda ora di educazione motoria nelle classi quarte – le scuole lamentano una contrazione delle ore a causa dell’introduzione di una serie di nuove discipline. Vogliamo rispondere a questa precisa esigenza. Intanto sperimentiamo, poi vedremo i risultati».
Lei insiste sul «diritto alla disconnessione», sulla valorizzazione del tempo fuori dalla scuola e poi si aumentano le ore obbligatorie: non è un paradosso?
«No, perché la sperimentazione nasce anche da un altro dato di fatto, cioè che la maggior parte dei bambini frequenta le prime due ore opzionali. Nel momento in cui i numeri sono così elevati, ho voluto porre il tema. Fatte queste 28 ore, però, gli alunni dovranno fare altro fuori da scuola (ride)».
Nei giorni scorsi il Consiglio provinciale ha approvato un ordine del giorno del suo collega di partito Christian Girardi (Fratelli d’Italia) che impegna la giunta alla «progressiva sostituzione e compensazione nella scuola primaria delle ore di Clil con insegnamento lingua straniera». Sarà abolito il Clil, cioè l’insegnamento di alcune materie (come matematica e scienze) in lingua inglese?
«Questo è un tema che è stato al centro del tavolo provinciale istituito sul plurilinguismo. Ora mi è stato consegnato un documento molto corposo che leggerò nei vari ponti natalizi, per poi convocare un confronto a gennaio. Intanto posso dire che il Clil non ha risultati univoci: ci sono scuole in cui è andato benissimo e scuole, invece, in cui è andato meno bene. È opportuno fare un approfondimento».
Quindi sposa la proposta di Girardi?
«La proposta di Girardi parla di un approccio all’insegnamento delle lingue straniere che sia volto a introdurre metodologie diverse oltre al Clil. Su questo sono d’accordo. L’obiettivo non è quello di smantellare il sistema, ma di introdurre approcci diversificati. Dobbiamo far sì che i nostri ragazzi imparino bene l’italiano e che sappiano le materie principali in italiano: a volte non le sanno né in inglese né in italiano».



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