Due nuove specie marine aliene scoperte nelle acque del porto di Catania

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di
Salvo Fallica 

Si tratta del Tunicato nero e del crostaceo Dynoide amblysinus, quest’ultimo per la prima volta nel Mediterraneo. Potrebbero essere arrivate al seguito dei cargo commerciali. Tutti i rischi per la biodiversità

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Durante l’attività di monitoraggio all’interno del porto di Catania – una delle realtà più importanti sul piano economico del Sud del Mediterraneo, soggetta a continui scambi commerciali con Paesi esteri – il personale di Arpa Sicilia ha identificato due nuove specie per le acque italiane. Si tratta del tunicato nero Phallusia nigra della classe Ascidiacea,  originario dei mari tropicali; e del crostaceo isopode Dynoides amblysinus, rinvenuto su campioni derivati da pannelli in Pvc. Nel secondo caso si tratta della prima volta non solo per l’Italia ma per l’intero bacino del Mediterraneo: questo organismo vive abitualmente in un areale che va dall’India all’Australia.

Per meglio comprendere il significato di questa scoperta abbiamo sentito il commento dello scienziato Francesco Tiralongo, docente e ricercatore dell’Università di Catania, ittiologo  e studioso degli ecosistemi marini: «La scoperta del crostaceo isopode Dynoides amblysinus nelle acque del porto di Catania – spiega – rappresenta un’importante novità per la biodiversità del Mediterraneo. La presenza di questa specie aliena apre quesiti in merito alla sua modalità di introduzione nelle nostre acque e diffusione. Non è raro, infatti, che specie di piccole dimensioni, come quella in questione, possano passare inosservate per anni, o addirittura decenni, sin tanto che non giungono sotto le lenti del microscopio degli esperti».  Secondo l’esperto, non è al momento possibile affermare se questa specie sia stata introdotta tramite la navigazione o tramite il Canale di Suez, e quindi passata inosservata in tutto il settore orientale del nostro bacino. «In tutti i casi – aggiunge -, considerando il suo areale naturale compreso tra l’India e l’Australia, la sua presenza nel Mediterraneo sottolinea la capacità di alcune specie di superare grandi distanze e adattarsi a nuovi habitat. Sarà essenziale monitorare attentamente questa popolazione per valutare il potenziale impatto sugli ecosistemi locali e comprendere la sua attuale diffusione e abbondanza nelle acque mediterranee».




















































Ma quanto è problematica e pericolosa la presenza delle specie aliene per la biodiversità? Tiralongo non ha dubbi: «L’introduzione di specie aliene invasive è una delle principali minacce alla biodiversità marina a livello globale. Porti e aree costiere fungono spesso da hotspot per queste specie, sono le aree in cui proliferano per poi iniziare il processo di colonizzazione ed invasione dei nuovi ecosistemi portando spesso ad alterazioni negli equilibri ecosistemici e danni alle attività economiche legate al mare, come la pesca. In taluni casi, quando si tratta di specie velenose o velenifere, anche la salute umana può essere messa a rischio». Monitoraggi costanti, come quelli effettuati da Arpa Sicilia e dall’Università degli Studi di Catania, sono dunque fondamentali per prevenire la diffusione di queste specie e sviluppare strategie di gestione che mitighino i rischi associati. «Questi ritrovamenti – aggiunge – confermano l’importanza di una rete collaborativa nazionale e internazionale per identificare tempestivamente le nuove introduzioni».

Di qui l’importanza di una interazione corretta tra scienza, comunicazione e collaborazione con i cittadini nell’ottica della salvaguardia dell’ecosistema marino. «La scienza – evidenzia ancora Tiralongo – se ben comunicata può non solo accrescere la consapevolezza, ma anche ispirare azioni concrete per la tutela di uno dei mari più ricchi di biodiversità e più vulnerabili del pianeta. Un aspetto fondamentale di questa armonia è rappresentato dalla pesca artigianale, che, se opportunamente gestita, può essere sostenibile e responsabile. Questo settore non solo contribuisce alla nostra economia locale, ma rappresenta anche una tradizione radicata nella cultura mediterranea. Molti pescatori sono già disponibili ad adottare pratiche che rispettano l’ecosistema, dimostrando che è possibile coniugare conservazione e sviluppo economico. Nella direzione della salvaguardia dell’ambiente si inserisce anche il mio nuovo progetto di divulgazione Ichthyo su Instagram, che parla di ricerca scientifica e pesca, per promuovere la conoscenza della biodiversità marina e delle interazioni sostenibili tra uomo ed ecosistema marino».

Salvo Fallica

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