A ridosso del Natale cade il divieto per il mondo delle scommesse e del gioco d’azzardo, introdotto con il decreto dignità nel 2018. Il divieto prevedeva l’impossibilità per il settore di fare pubblicità indiretta – ad esempio con banner e cartellonistica negli impianti – e sponsorizzazioni «su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici, compresi i social media». Una norma contenuta nel decreto Cultura sul tavolo del consiglio dei ministri del 23 dicembre, durato circa 2 ore, fa cadere adesso il veto.
Della misura, spiega la relazione illustrativa, ne beneficerà, soprattutto, l’industria «del calcio, verso la quale si concentrano i maggiori volumi di scommesse». D’altronde l’obiettivo della norma è «cercare di arginare le ripercussioni negative sulle società sportive, causate dalla decurtazione degli introiti». Circa il 14% degli sponsor di maglia delle prime 10 leghe europee sono operatori di betting: una chance che con il divieto in vigore era finora impossibile ai club italiani.
A titolo esemplificativo si dichiarano ammesse le comunicazioni a carattere informativo (tra cui quelle che descrivono solamente le caratteristiche di servizi e prodotti offerti), le informazioni rilasciate su richiesta del cliente, le campagne di comparazione tra l’offerta dell’azienda inserzionista e quelle dei vari concorrenti e ancora il cosiddetto «cause related marketing», quando un marchio sostiene economicamente un progetto o un’iniziativa di carattere sociale e benefico, senza esposizione del marchio o del logo. Senza dimenticare l’utilizzo del marchio che, senza ambiguità, descrivano giochi con vincite in denaro o d’azzardo.
Norme di respiro internazionale
Sempre nel Dl Cultura sono stati stanziati 3 milioni di euro per i prossimi 4 anni nell’ambito del Piano Mattei per l’istituzione Struttura di missione per la diplomazia culturale con l’Africa e il Mediterraneo allargato fino al 31 dicembre 2028.
Sempre in materia di relazioni internazionali, i ministri hanno dato il via libera al decimo decreto di forniture di mezzi, materiali ed ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina.
Prima prima legge annuale pmi
I ministri prima dello stop natalizio hanno inoltre approvato lo schema di disegno di legge annuale sulle pmi, in attuazione dell’articolo 18 dello Statuto delle imprese del 2011, finora rimasto inatteso.
Nel dettaglio, il provvedimento prevede il riordino della normativa per le startup e l’introduzione di un sistema di pensionamento flessibile per semplificare il trasferimento generazionale delle competenze. Introdotta poi un’agevolazione fiscale, sotto forma di sospensione d’imposta sugli utili, per favorire le aggregazioni di imprese e una stretta alle false recensioni online a tutela delle imprese del turismo e della ristorazione. Ma soprattutto viene istituita la figura del Garante per le pmi e le startup, che avrà il compito di promuovere la formazione e la crescita imprenditoriale, con particolare attenzione all’innovazione tecnologica, sostenendo la creazione di un ecosistema dinamico e competitivo.
Il cdm ha inoltre dato il suo via libera definitivo allo schema di decreto legislativo che istituisce l’Albo nazionale delle botteghe storiche. Il provvedimento, in attuazione della legge per la concorrenza e su proposta del ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, tutela e valorizza il carattere storico e di eccellenza di attività esistenti «da almeno cinquant’anni e connotate da un particolare interesse storico, culturale, artistico, turistico, merceologico o legato alle tradizioni locali».
Novità in materia di Pnrr
Semaforo verde dal Cmd anche al decreto legge «recante misure organizzative urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza, nonché per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza». C’è infatti una disposizione che riguarda il capitolo Repower del Pnrr: il Gse assume il ruolo di garante di ultima istanza per la gestione dei rischi di inadempimento nei contratti di lungo termine da fonti rinnovabili. Questo richiederà a Gse, stima la relazione tecnica del provvedimento, circa 224 milioni di euro nei prossimi 5 anni.
A proposito di Pnrr l’Italia ha ottenuto la sesta rata, pari a 8,7 miliardi di euro – di cui 6,9 miliardi in prestiti e 1,8 miliardi in sovvenzioni – connessa al conseguimento di 39 obiettivi, distinti in ventitré milestone e sedici target. E così il Bel Paese «si conferma lo Stato membro Ue che ha ricevuto l’importo maggiore di finanziamento, pari a 122 miliardi di euro, corrispondente al 63% della dotazione complessiva del Pnrr» sottolinea la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il lavoro non finisce di certo qui: entro la fine dell’anno il governo intende formalizzare anche la richiesta di pagamento della settima rata, pari a 18,3 miliardi di euro, ha anticipato il nuovo ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti. Stessa scadenza della manovra, che dovrebbe ottenere l’ok definitivo in Senato entro il 28 dicembre. (riproduzione riservata)
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