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In Svizzera sono molte le aziende che allevano capre provviste di corna in stabulazione libera. La detenzione di questi animali è impegnativa poiché occorre evitare che si feriscano scontrandosi. Un nuovo studio divulgato recentemente dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria, mostra come si possa raggiungere tale obiettivo. Nella ricerca sono stati coinvolti 45 responsabili aziendali, che sono stati interrogati sui fattori di successo nella detenzione di questi animali e hanno fornito informazioni sulla gestione, sulle attrezzature della stabulazione libera e sull’entità delle lesioni causate dalle corna. Le esperienze descritte nel rapporto mostrano in quali ambiti si possano effettuare degli adeguamenti e adottare delle soluzioni percorribili per questo tipo di allevamento. Di seguito una panoramica delle indicazioni fornite.

Le 45 aziende visitate presentavano un’ampia varietà di condizioni di gestione e detenzione degli animali. La maggior parte dei responsabili aziendali aveva già molti anni di esperienza nella detenzione di capre provviste di corna. I fattori considerati di successo per la detenzione di capre provviste di corna in stabulazione libera possono essere raggruppati in:

  • aspetti di accudimento, inteso come il prestare attenzione alla natura dell’animale e rispondere alle sue esigenze.
  • Gestione del gregge, ovvero formazione di gruppi con soggetti tra loro compatibili.
  • Alimentazione, intesa come il garantire che tutti gli animali abbiano accesso a mangimi di alta qualità per un periodo di tempo sufficiente.
  • Ambienti e attrezzature della stalla, intese come organizzazione delle aree di stabulazione in modo che ci siano spazi sufficienti ad evitarsi.
  • Altre variabili di diverso tipo.

Per quanto riguarda la frequenza e l’entità delle lesioni causate dalle corna, si tratta principalmente di lesioni alla mammella. Tali lesioni non sono del tutto evitabili, ma è possibile mantenere a un livello basso quelle gravi. La varietà delle aziende visitate dimostra che esistono diverse opzioni e modalità di detenzione delle capre provviste di corna in stabulazione libera, e che, in definitiva, è probabilmente solo la combinazione di molti fattori a determinarne la buona riuscita. Non è necessario che tutto sia in condizioni ideali. Le esperienze descritte nel rapporto mostrano in quali aree gli adeguamenti sono possibili e fattibili. Ogni detentore di capre può trovare una soluzione praticabile e personalizzata per la propria azienda e il proprio gregge.

Importanza delle corna ed effetti sulla gestione dell’allevamento

Su questo tema le risposte ottenute dai responsabili aziendali hanno evidenziato che le corna sono un importante strumento di comunicazione per le capre nel comportamento sociale e nello stabilire una gerarchia nel gregge, così come risultano essere uno strumento per la cura del corpo e per mangiare arbusti e cortecce. Molti associano la presenza di corna ad una maggior robustezza dell’animale, vivacità, bellezza e fertilità ma anche ad un più elevato pericolo di rimanere impigliate, di ferire altre capre o gli operatori, e richiedono quindi maggiori spazi, sia in stalla che nel trasporto, e rastrelliere adeguate.

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Per quel che riguarda gli aspetti legati alla gestione della mungitura, tutte le aziende dichiarano di disporre di una rampa o di scale per accedere alla sala di mungitura. Gli intervistati hanno indicato, tra le possibili misure contro l’agitazione durante la mungitura, il dare più spazio agli animali, agire sugli animali affinché si blocchino, attenersi il più possibile alla routine di mungitura o mungere rapidamente, mungere gli animali suddividendoli in gruppi specifici, e mungendo le capre più in alto nella gerarchia e provviste di corna possibilmente per prime.

Alimentazione

L’alimentazione, nella quasi totalità delle aziende partecipanti allo studio, è basata su fieno ad libitum e integrazione con cubetti di mais, insilato di erba, insilato di mais o polpa di barbabietola. La quantità di concentrato somministrata è piuttosto bassa nella maggior parte delle aziende (meno di 100 g/animale e giorno), con un massimo di 1200 g/animale/giorno in un’azienda. In poco più della metà delle aziende, alle capre viene dato materiale per soddisfare le esigenze comportamentali, tipiche della specie, sotto forma di rami e ramoscelli, occasionalmente o regolarmente. Tutti gli intervistati hanno sottolineato l’importanza di fornire adeguate quantità di cibo per evitare comportamenti aggressivi, la distribuzione ad orari consueti e più volte al giorno, l’immobilizzazione e le schermature. L’accesso al pascolo viene adottato quasi nella totalità delle aziende prese in esame, e la maggioranza dei capi azienda lo ritiene abbia effetto positivo sulla tranquillità degli animali.

Ambienti e attrezzature della stalla

Alla domanda su dove e quando si verificano gli scontri tra animali, quella citata più di frequente è l’area di alimentazione, in particolare prima della somministrazione del cibo e quando gli animali sono affamati o non sono immobilizzati nella rastrelliera, oppure prima e dopo l’immobilizzazione. Per quanto riguarda gli influssi stagionali o di altro tipo sull’insorgere degli scontri tra animali, il periodo subito prima, durante e dopo il parto è spesso indicato come il più irrequieto per gli animali, in quanto accompagnato da cambiamenti gerarchici. Anche lo svezzamento dei capretti è citato come uno dei fattori che potrebbe favorire gli scontri , oppure quando gli animali sono in difficoltà o affamati, in primavera prima del pascolo, in autunno dopo la stabulazione, o in inverno. Tra gli influssi climatici sono citati i cambiamenti meteorologici, le fasi lunari e il vento.  In riferimento all’età degli animali, si osserva che quelli di 2–3 anni cercano di risalire la gerarchia e che più gli esemplari sono anziani, più sono percepiti come intolleranti.

Nella maggior parte dei casi, le stalle utilizzate per la detenzione delle capre sono costituite da box a due aree con la zona di riposo e quella di foraggiamento, create in costruzioni nuove o rinnovate e nella maggior parte dei casi già impiegate allo stesso modo da oltre dieci anni, a parte piccoli aggiustamenti. In genere le aree di riposo sono spazi aperti con lettiera in paglia, alcune realtà hanno però installato nicchie di riposo che risultano molto utili, anche se comportano un aggravio in termini di lavoro per le pulizie. Il carico di lavoro giornaliero richiesto per la pulizia delle superfici sopraelevate e delle nicchie di riposo varia notevolmente da un’azienda all’altra ed è quantificato da quasi nullo fino a un’ora al giorno. A seconda delle caratteristiche strutturali,
talvolta è necessario rimuovere dalla stalla queste attrezzature per ripulirle dal letame oppure pulirle a mano, il che richiede un carico di lavoro aggiuntivo. L’accesso all’area di uscita avviene solitamente tramite un’unica apertura (tab. 7, fig. 18). La struttura e la dimensione dell’area di uscita variano notevolmente tra le aziende: si va da piccole aree non strutturate fino ad aree molto estese, che possono essere strutturate con sassi, nascondigli, strutture per il riposo e possibilità di arrampicarsi e rastrelliere. In alcuni casi è presente anche un pascolo permanente. La maggior parte delle aree di uscita è dotata di una protezione da sole, vento e pioggia.

Lesioni causate dalle corna

La maggior parte dei responsabili aziendali che hanno preso parte allo studio ha dichiarato che non si sono ancora mai verificate lesioni a esseri umani (a loro stessi o ad altre persone addette all’accudimento) causate da capre provviste di corna (33; 2 aziende non hanno risposto) Le restanti dieci aziende hanno dichiarato lesioni di lieve entità (4 «graffi», «lividi», «colpi al viso/alla testa») fino a un «occhio nero» (3) e una lacerazione (2). A questo proposito, in un caso è stato riferito di un incidente in cui la capra ha attaccato un estraneo. Nella maggior parte delle aziende (41) nel box delle capre sono ammessi bambini, in sei di esse solo se accompagnati. I motivi per cui in quattro aziende i bambini non possono accedere agli effettivi sono il fatto che sporcherebbero fuori dalla stalla (1), che una volta un bambino è stato fatto cadere (1) e che questa pratica è stressante/non adatta per gli animali (2). Riguardo al tipo di lesioni (ferite), causate dalla presenza di corna o meno, il totale effettivo riferito di tutte le lesioni verificatesi è probabilmente più alto, ma non è stato possibile determinarlo visto che gli episodi non sono stati registrati per iscritto. Inoltre, i casi sono stati contati senza tenere conto del fatto che la frequenza con cui avvengono gli episodi dipende anche dalle dimensioni del gregge. Dodici aziende hanno dichiarato che negli ultimi due anni non si sono verificate lesioni. Le altre 33 aziende hanno menzionato soprattutto lesioni superficiali, ma anche lesioni profonde e fratture ossee.  I 49 casi menzionati si riferiscono a singoli episodi specifici. In sei aziende gli episodi si sono verificati con una tale regolarità da non poter essere descritti come casi singoli. In cinque di queste aziende si trattava di lesioni alla mammella, sempre causate dalle corna, mentre la sesta azienda ha dichiarato che a cadenza regolare si verificano episodi dalle cause sconosciute. Nessuna persona dell’azienda era presente quando si sono verificati i casi. Si presume che la metà delle lesioni si sia verificata nella stalla, anche se di solito non è stato possibile ricostruirne l’origine e quindi la causa è rimasta generalmente sconosciuta. In quattro casi (su 49) gli episodi verificatisi hanno spinto ad apportare modifiche alla gestione o alle attrezzature della stalla.

Per chi volesse approfondire, è possibile scaricare lo studio QUI!



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